L’IMPEACHMENT RELATIVO AI DOMICILIARI FATTI AVERE A GIULIA LIGRESTI E’ SOLO L’ULTIMO DI UNA LUNGA SERIE DI GAFFE E SITUAZIONI POCO CHIARE CHE RIGUARDANO IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, EX INTERNI
Il Movimento cinque stelle ne ha già chiesto la testa mediante una mozione di fiducia da presentare in Parlamento, mentre il Governo Letta fa quadrato intorno all’ennesimo suo Ministro finito nella bufera in soli 7 mesi di vita. Anche se in questo caso parliamo di una recidiva: Anna Maria Cancellieri, attuale Ministro della Giustizia, già al Dicastero degli interni nel precedente Governo Monti. L’ultimo scivolone riguarda un suo interessamento relativo all’arresto di Giulia Ligresti, moglie di Salvatore per l’inchiesta Fonsai (aggiotaggio). “Stranamente” messa subito ai domiciliari perché non mangiava più. Uno schiaffo a quanti marciscono nelle carceri in condizioni disumane. Non a caso il figlio intrattiene un rapporto professionale proprio con la Fondiaria, società dei Ligresti.
Ma questa vergognosa vicenda è solo l’ultima di una lunga serie.
IL CASO LIGRESTI - La Cancellieri, una delle tre “indipendenti” nella squadra di governo, a poche ore dall’arresto di Salvatore Ligresti – il 17 luglio – per l’inchiesta Fonsai (aggiotaggio) chiamò la compagna del capo-famiglia e la rassicurò: “Comunque guarda, qualsiasi cosa io possa fare conta su di me, non lo so cosa possa fare però guarda son veramente dispiaciuta” disse tra l’altro. Ma anche: “Se tu vieni a Roma, proprio qualsiasi cosa adesso serva, non fate complimenti guarda non è giusto, non è giusto”. I Ligresti erano finiti in carcere per aggiotaggio. Il ministro della Giustizia, già ascoltata lo scorso agosto a Roma dai magistrati di Torino, si interessò in particolare alle condizioni di salute di Giulia che dopo alcuni giorni fu messa ai domiciliari dal tribunale perché rifiutava il cibo e aveva perso sette chili. “In cella non mangiava più, l’ho fatto per ragioni umanitarie” ha poi spiegato il ministro ai pm.
La Cancellieri si dice ora pronta a riferire in Parlamento. “Nella mia comunicazione al dipartimento dell’amministrazione penitenziaria – ha spiegato – non vi è stato nel modo più assoluto, come ampiamente dimostrato, alcun riferimento a possibili iniziative finalizzate alla eventuale scarcerazione della Ligresti. Naturalmente, sono pronta a riferire in Parlamento, ove richiesta, per poter dare ogni chiarimento che si rendesse necessario”. E conclude: “Non c’è stata, quindi, né poteva esserci alcuna interferenza con le decisioni degli organi giudiziari”.
Dal Pdl, garantista fino al ridicolo, arriva la solidarietà di Alfano e Quagliariello. Il primo parla di vicenda strumentalizzata, il secondo di un atto umanitario del Ministro.
IL RAPPORTO DEL FIGLIO CON FONDIARIA- L’anno scorso la notizia che il figlio Piergiorgio Peluso aveva incassato una buonuscita da 3,6 milioni da Fondiaria era solo un dato di cronaca. In queste ore di polemiche per l’intervento a favore di Giulia Maria Ligresti però fa impressione sapere che Peluso “continua a intrattenere rapporti con alcuni dirigenti del Gruppo, interessandosi sia alle vicende giudiziarie che di quelle societarie”. E l’annotazione della Guardia di Finanza di Torino che conduce le indagini è datata 29 agosto 2013. La segnalazione “doverosa” del ministro risale a dieci giorni prima.
L’ABUSO DI UFFICIO A CATANIA- Anna Maria Cancellieri era stata coinvolta da commissario del teatro Bellini di Catania alla fine del 2009 anche in un’inchiesta per abuso d’ufficio. Il pm Alessandro La Rosa le aveva contestato consulenze inutili e costose per i bilanci del teatro. “Per conto mio sono serena, perché tutto nasce dagli attriti con l’ex sovrintendente. Sono stata sentita dal Procuratore capo, al quale ho consegnato alcuni documenti in mio possesso”. L’indagine di cui le cronache non hanno più parlato potrebbe essere stata archiviata. A Bologna da commissario prefettizio era stato al centro di aspre critiche da parte di un comitato di cittadini impossibilitato a dormire nelle notti d’estate in piazza San Francesco. La Cancellieri è stata anche prefetto di Brescia, Bergamo, Vicenza, Genova e Catania e a Parma commissario prefettizio due volte: incarico lasciato per diventare ministro dell’Interno del governo Monti lasciando una città ancora sconvolta per la vicenda Vignali. Caduto il governo Monti, Anna Maria Cancellieri però è l’unico personaggio che ha mantenuto un dicastero con con il governo Letta.
SU NAPOLITANO E BERLUSCONI – Il ministro della Giustizia aveva definito “inusuale” la decisione del Tribunale di Palermo di ammettere la testimonianza del presidente della Repubblica nel processo sulla trattativa. Ma Anna Maria Cancellieri, già prefetto e ministro dell’Interno, è una collezionista conclamata di inciampi. Senza dimenticare che la tanto discussa legge sulla corruzione - con relativo spacchettamento del reato di concussione su cui la Cassazione è stata costretta ad esprimersi – è stata un’opera collettiva di tre ministri: l’ex Guardasigilli Paola Severino, l’ex ministro della Funzione Pubblica Filippo Patroni Griffi e dell’allora responsabile dell’Interno Cancellieri.
Sulla questione amnistia-indulto - tentando di far comprendere che nel provvedimento non sarebbe rientrato Silvio Berlusconi – aveva dimenticato il particolare che i reati finanziari nel 2006 non erano stati fatto esclusi dal provvedimento di clemenza.
IL CASO ABLYAZOV - Nel caso Ablyazov, con l’espulsione -deportazione della moglie e della figlia di sei anni del dissidente kazako, la signora di ferro aveva dichiarato che tutto si era svolto regolarmente. A finire nel tritacarne però era stato Angelino Alfano che oggi le esprime solidarietà.
IL FUORI ONDA SUGLI AVVOCATI- L’estate scorsa poi aveva suscitato proteste il fuorionda della Cancellieri che contestata dagli avvocati aveva detto: “Vado che così me li tolgo dai piedi”.
Comunque, “Penguin” Cancellieri ha già affermato di essere serena e di non volersi dimettere. D’altronde si sa, la parola “dimissioni” non è inclusa nel lessico dei nostri politici.
SONDAGGIO
Il giudizio dei votanti è nettamente contrario al gesto della Ligresti, ritenuto ingiusto nei confronti degli altri detenuti.
(Fonte: Il Fatto quotidiano)

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