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HOLLYWOOD FA STRAGE DI ANIMALI SUL SET: ECCO QUALCHE ESEMPIO RECENTE

DURANTE LE RIPRESE DE LO HOBBIT SONO MORTE 27 TRA CAPRE E PECORE. IL CAVALLO DI WAR HORSE E’ STATO SOPPRESSO DOPO UN GRAVE FERIMENTO. LA TIGRE DI VITA DA PI HA RISCHIATO DI ANNEGARE

Quante volte prima o dopo un film abbiamo letto l’avviso: "In questo film nessun animale è stato ferito". Ma è davvero così? Chissà quanti animali sono morti durante le riprese cinematografiche, specie in passato, quando la sensibilità nei loro confronti era pure inferiore rispetto ad oggi. Quanto a Hollywood basti pensare che le visite degli ispettori Aha - American Human Association -
sono lautamente pagate dalle stesse major cinematografiche. Le quali, poi, finanziano le iniziative della stessa Aha. Anche qui dunque c’è un giro di lobby dietro, e ad andarci di mezzo sono i poveri animali. Basta vedere quanti ne sono morti o hanno rischiato di morire in famosi film recenti.

UNA STRAGE DI ANIMALI - Nel romanzo sulla prima guerra mondiale che ha ispirato War Horse, film diretto da Steven Spielberg, il cavallo protagonista della vicenda sopravvive ai combattimenti tra inglesi e tedesche. L'equino impiegato sul set del pluri-premio Oscar, invece, non ce l'ha fatta: è morto durante le riprese. L'elenco degli animali caduti negli ingranaggi della fabbrica dello spettacolo di Hollywood, solo negli ultimi anni, è lungo. C'è un altro cavallo, ad esempio, impiegato sul set di Coraggio Infinito, fiction western molto popolare negli States. Un accidentale tamponamento tra vagoni, nel 2010, ha fatto sì che un'asse del carro sul quale viaggiava Glass (così si chiamava il destriero) si conficcasse nel suo fianco, costringendo il veterinario a sopprimere l'animale. S'è salvato per un soffio, invece, la tigre protagonista di Vita di Pi: non fosse stato per la prontezza di riflessi del suo addestratore, sarebbe annegata. Malissimo, al contrario, è andata a 27 tra capre e pecore impegnate in Nuova Zelanda sul set di Lo Hobbit: abbandonate in una fattoria durante una pausa delle riprese, sono morte disidratate.


(Fonte: Libero
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ANCHE IL COLOSSO AMAZON ACCUSATO DI NON RISPETTARE I DIRITTI DEI LAVORATORI

IN GERMANIA LAVORATORI IN SCIOPERO, MENTRE LA BBC PROPONE UN REPORTAGE SHOCK

Anche il colosso Amazon criticato per le condizioni precarie in cui versano i propri dipendenti. La bomba è esplosa in due Paesi: Germania, dove questi ultimi sono in sciopero per un miglioramento delle condizioni contrattuali, e in Gran Bretagna, dove un reportage della Bbc pone l’attenzione sulle condizioni di lavoro all’interno delle grandi strutture che ne ospitano i magazzini.

LE PROTESTE IN GERMANIA - In Germania, negli stabilimenti di Bad Hersfeld e Lipsia, si parla di sciopero in un periodo critico come quello che precede il Natale: «Non sarà la prima volta che i lavoratori incroceranno le braccia prima di Natale - minacciano i sindacati - se non saranno aumentati i salari». I lavoratori vogliono che il loro contratto venga messo sullo stesso piano di quello degli occupati nel settore delle vendite al dettaglio e per corrispondenza. Amazon DE ha per il momento accettato di pagare i bonus di Natale, ma i sindacati vogliono di più.

IL REPORTAGE DELLA BBC - Un reporter della Bbc, Adam Littler, ha invece lavorato per 15 giorni all’interno del magazzino Amazon di Swansea, in Galles, e ha filmato le condizioni di lavoro durante un turno notturno di dieci ore e mezzo, per il quale veniva pagato 8,25 sterline l’ora. Per Michael Marmot, docente di Epidemiologia e Sanita’ pubblica alla University College London e tra i massimi esperti britannici sul tema delle condizioni di stress sul lavoro, intervistato nel corso della trasmissione Panorama, le condizioni di lavoro all’interno delle grandi strutture che ospitano i magazzini di Amazon potrebbero provocare «malattie mentali e fisiche» negli addetti.
Durante il suo «apprendistato», il reporter Littler aveva il compito di individuare tra gli scaffali i pacchi relativi ai vari ordini e posizionarli su un carrello. Le istruzioni gli venivano fornite attraverso una cuffia, con 33 secondi a disposizione per effettuare ciascuna operazione. In caso di errore, il dispositivo emetteva un segnale. Inoltre, il sistema registrava automaticamente la sua prestazione, che veniva poi inviata a un supervisore. La distanza percorsa a piedi al termine del turno era di oltre 17 chilometri. Secondo Marmot, «le caratteristiche di questo tipo di lavoro», secondo quanto visto nel filmato, «mostrano un aumentato rischio di malattia fisica e malattia mentale».

AMAZON SI DIFENDE - Amazon ha replicato sostenendo che la sicurezza dei propri lavoratori è la «priorità numero uno» per l’azienda e che le ispezioni ufficiali non hanno mostrato alcuna criticità. Il gigante delle vendite online sostiene di avere investito nel Regno Unito 1 miliardo di sterline, con la creazione di 5mila posti di lavoro permanenti.


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LA TRAGEDIA DI OLBIA FU PREVISTA 8 ANNI FA, MA L’ALLARME FU INASCOLTATO

L’ALLUVIONE HA PROVOCATO 13 MORTI E VARI DANNI A EDIFICI E INFRASTRUTTURE. EPPURE UNA PERIZIA TECNICA GIA’ NEL 2005 LANCIAVA UN ALLARME SUI PERICOLI IN CASO DI FORTE PIOGGIA

Sui rischi idrogeologici che riguardano il 75% del territorio italiano si è già detto tanto, troppo; ma non si è fatto ancora nulla di concreto. Ogni anno, tra ottobre e novembre, quando la pioggia torna copiosa dopo la siccità estiva, qualche regione finisce sommersa, danneggiata; si contano e si piangono le vittime. Come avvenuto una decina di giorni fa a Olbia, in Sardegna, dove in queste ore torna a piovere e nevicare, e così è tornata anche la paura. Ben tredici vittime, danni a edifici e infrastrutture che chissà quando saranno riparati. Eppure quella tragedia poteva essere evitata, come dimostra una perizia tecnica diramata già nel 2005, ben otto anni fa.

LE INDAGINI - Il centro operativo delle tre indagini avviate sull’alluvione che ha causato 13 morti a Olbia e in Gallura e provocato danni che superano il mezzo miliardo di euro è stato costituito nella caserma dei carabinieri di Olbia. Nella Procura di Tempio, invece, i magistrati inquirenti stanno predisponendo gli atti per iscrivere i primi nomi sul registro degli indagati. E le ipotesi di reato, pesantissime, vanno dall’omicidio plurimo colposo al disastro ambientale, passando per l’omissione di soccorso e il concorso in omicidio colposo. Nella caserma di viale degli Astronauti, sulla strada che porta all’aeroporto Costa Smeralda, da giorni si stanno accumulando i voluminosi dossier riguardanti i cedimenti strutturali della strada di Olbia-Tempio, quelli relativi alla concessione edilizia che ha consentito l’edificazione della scuola materna di Maria Rocca – dalle cui fondamenta zampilla ancora oggi d’acqua –, le relazioni tecniche, i progetti di realizzazione e di manutenzione dei cinque canali principali che attraversano la città, le planimetrie e la pianta urbanistica di Olbia.
Il sostituto procuratore della Repubblica Riccardo Rossi e il capo della Procura Domenico Fiordalisi hanno già disposto centinaia di acquisizioni, firmando decine di ordinanze di sequestro di documenti, filmati, video amatoriali in uffici pubblici, privati, amministrazioni comunali e provinciali.
I due periti, da lunedì mattina, accompagnati dai carabinieri, stanno procedendo alla “mappatura” delle zone dove si sono verificate le morti. Ieri il colonnello Nicola Lorenzon e il maggiore Gianfranco Ricci, che coordinano il lavoro degli investigatori dell’arma (una ventina tra sottufficiali e militari dei nuclei investigativi di Sassari, Tempio e Olbia) hanno inoltrato le prime relazioni ai magistrati inquirenti, per questa mattina è atteso un terzo sopralluogo del magistrato titolare delle indagini, il sostituto procuratore Riccardo Rossi, che affiderà a due docenti universitari isolani (un geologo e un urbanista) gli accertamenti peritali per stabilire le cause che hanno portato al crollo della strada provinciale Olbia-Tempio (3 morti), le cause del decesso della famiglia di immigrati di origini italo brasiliane di Arzachena (4 morti) e la ricostruzione idrogeologica dei canali che attraversano Olbia, (6 morti).

LA PERIZIA TECNICA DEL 2005 – Mercoledì sera nel corso del TG1 è andato in onda un servizio, che denunciava come la tragedia consumatasi tra Olbia e la Gallura poteva essere evitata, dando ascolto a una perizia tecnica del 2005 consegnata da un ingegnere al tribunale di Tempio. Nel documento si sottolineava come alcuni territori fossero ad alto rischio idrogeologico, poiché alcuni corsi d’acqua erano ostruiti e sono presenti ben 17 quartieri abusivi sanati nel corso degli anni. Costruzioni che rientrano nell’edilizia selvaggia che ha aggredito il territorio italiano nel dopoguerra da Nord a Sud fino ad inizio anni ’90. Olbia, come rileva il documento, si è spesso allagata dagli anni ’50 agli anni ’90.


(Fonti: Tg1, Lanuovasardegna)
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MONDOVISIONE: LIGABUE TORNA AL ROCK, CON UNA MAGGIORE ATTENZIONE ALLA CRONACA

DECIMO ALBUM PER IL CANTAUTORE DI CORREGGIO, CHE LASCIA IL POP DEGLI ULTIMI ALBUM IN FAVORE DI SONORITA’ PIU’ ROCK. MOLTO CURATI ANCHE I TESTI

E’ uscito martedì scorso l’attesissimo nuovo album di inediti di Luciano Ligabue, Mondovisione. Il decimo della sua carriera, a tre anni e mezzo di distanza da Arrivederci mostro! Il disco contiene ben 14 soundtracks, un numero che non si vedeva dai tempi del fortunatissimo Buon compleanno, Elvis! release che gli ha dato senza dubbio la notorietà. Sebbene due tracce (la sesta, Capo Spartivento e la dodicesima, Il suono, il brutto e il cattivo) siano degli intermezzi di pochi secondi. Tre sono le colonne sulle quali poggia l’album: l’amore (5 brani), l’esistenzialismo (5 brani) e l’attualità (2 brani). Se le prime due sfere tematiche sono state, dove più e dove meno, sempre presenti nella sua carriera discografica, la terza è iniziata ad essere più evidente a partire da Arrivederci mostro!, con accenni a fatti di cronaca e politica. In quest’album i riferimenti ai fatti dell’attualità si fanno più chiari ed espliciti, tanto che qualcuno ha perfino parlato di un “album politico”. Un esagerazione, visto che di quel tipo li incidevano negli anni ’70 i vari Guccini e De Gregori. Quanto al suono, senza dubbio torna più deciso, dopo l’involuzione Pop palesata nei lavori discografici successivi a Fuori come va? Un sound più Rock, Punk, perfino Folk. Si sentono altresì molto le tastiere e in un brano perfino il bouzouki. I testi sono molto curati, quasi mai complementari all’arrangiamento. Anzi le due componenti viaggiano di pari passo senza essere mai sacrificati l’uno in favore dell’altro. Infine, la copertina, che ritrae una pallottola accartocciata che rappresenta una visione distorta del Mondo; avvolta da una scritta - rievocante a sua volta nostalgicamente il vecchio Carosello - che ribadisce proprio questo concetto.

IL PENSIERO DI LUCIANO E DEL PRODUTTORE - Luciano sottolinea che «essendoci stato un cambio di produzione, siamo andati per tentativi. Volevo riprodurre il suono che ha nei concerti il mio gruppo attuale: più diretto, più immediato. Oggi spesso si abusa della tecnologia e si tende a strafare…». Quindi aggiunge: «Per realizzare Mondovisione ho impiegato oltre un anno, è stata la lavorazione più lunga della mia carriera. Io sono stato molto partecipe, molto presente anche fisicamente». E in effetti i risultati si vedono e si sentono.
Luciano Luisi, il produttore che ha preso il posto di Corrado Rustici, e probabilmente a ciò si deve un abbandono del Pop, racconta: «All’inizio di questo “viaggio” io e Luciano siamo stati subito d’accordo sul fatto che l’album dovesse avere un suono per così dire “classico” ma in un contesto moderno (“classic… but from the space!” come ci ripetevamo spesso con i ragazzi della band). Il Liga è in perfetta sintonia e ripete con varie sfumature che il mood del suo ultimo lavoro è «tra il classico e il moderno». Nella scheda tecnica distribuita alla stampa, Luisi aggiunge: «Le parole chiave che ci hanno guidato sono verità e schiettezza, far passare attraverso la sincerità che abita i racconti le pulsioni emotive che li hanno generati. In questo lavoro convivono molti colori e sfumature, molte passioni ed umori e anche qualche inusuale approccio negli arrangiamenti, dal minimalismo musicale (Steve Reich, Philip Glass) in certe parti percussive di piano, ad ipnotici elementi di musica elettronica a qualche sapore morriconiano sparso qua e là».

LE TRACCE – Di seguito un personale giudizio sulle 14 tracce.

1) Il muro del suono
Come da tradizione, Luciano apre il disco con un pezzo dai ritmi serrati (con un attacco che ricorda "Via" di Claudio Baglioni), ma soprattutto, fa subito capire quale direzione prenderà l’album: una maggiore attenzione ai fatti d’attualità, alle nefandezze che funestano l’Italia e il Mondo. La falsariga sembra quella della rabbia e del disfattismo, ma il ritornello induce comunque a sperare che qualcosa possa cambiare.
Voto: 6,5

2) Siamo chi siamo
Pezzo un po’ più Pop, che in pieno stile Liga ci invita a credere in noi stessi, “perché siamo chi siamo”. Non mancano citazioni a Dante e Carducci, che si intersecano bene col testo. Molto bella una frase verso il finale: “e ogni giorno mi è più chiaro che quelle rughe sono solo i tentativi che non ho mai fatto”.
Voto: 8

3) Il volume delle tue bugie
Questo pezzo può essere considerato una seconda parte di “Quella che non sei”. La donna di quel pezzo doveva scegliere tra “donna o troia” e sembra aver optato per la seconda. Senza ricredersi, con convinzione. Una donna forte, che la vita ha indurito, che non crede più nell'amore, che ha scelto chi essere. Ritmi Folk incalzanti che si sposano bene con un bel testo.
Voto: 7

4) La neve se ne frega
Primo pezzo d’amore dell’album, una ballata mediante la quale la sua sonorità scala di marce e si fa più lenta. Il brano rievoca il romanzo pubblicato da Luciano qualche anno fa, diventato fumetto e ora fattosi canzone. Un film sarebbe stato troppo complicato. Ma la neve se ne frega.
Voto: 6,5

5) Il sale della terra
Questa traccia è stata scelta, come ormai noto, come primo singolo per lanciare il disco. In rotazione radiofonica incessantemente da settembre, parla delle malefatte che si consumano in Italia, con chiari riferimenti al caso Concordia: “siamo il Capitano che vi fa l’inchino” o al caso Olgettine: “siamo le ragazze nella sala degli specchi”, ecc. L’accusa è forte, e riprende il tema già affrontato da Il muro del suono. In questa track non ci sono però frasi di speranza, ma solo disgusto e indignazione. Non è un caso che sia stata scelta come primo singolo: Luciano ha voluto rendere noti a tutti le sue intenzioni. A scandire il testo arrabbiato un suono deciso a colpi di chitarre. Peccato per l’intro molto simile a “Salta più in alto” di Raf e quello spiazzante “Yeeeeeeh” che si ode durante il pezzo.
Voto: 6,5


6) Capo Spartivento
Brano strumentale di 40 secondi dedicato al luogo in cui il disco ha iniziato a prender forma. Un posto della Sardegna così chiamato dove Ligabue e la band si è isolata lo scorso anno per una settimana per gettarne le basi.
Un omaggio leggero messo a questo punto del disco “per dare respiro all’ascolto”, come affermerà poi in conferenza lo stesso Ligabue.

7) Tu sei lei
Arriva la seconda canzone d’amore, dedicata all’universo femminile, e più specificamente “a un amore definitivo”, come ha detto lo stesso rocker di Correggio. Rievoca molto “Ci sei sempre stata”, anche se il testo e l’arrangiamento sono molto più curati. Scelta, forse un po’ ruffianamente, come secondo singolo estratto.
Voto: 6,5

8) Nati per vivere (adesso e qui)
Pezzo sorprendentemente Punk, che ricorda molto la grinta dei Green day. Strumentalmente è il più interessante del disco, dai ritmi serrati, energici, che ben rappresenta la voglia di Liga di voler fare qualcosa di diverso, più vicino al Rock, quello bohemiene americano. Pezzo esistenziale, sulla voglia di vivere come si vuole. Un po’ quello che già ci diceva in Vivere a orecchio.
Voto: 7,5

9) La terra trema, amore mio
Il brano più cupo del disco, dedicato al terremoto che ha ferito la sua Emilia. Ma anche all’amore, che può superare ogni momento drammatico e può fungere da motore per ricostruire sulle macerie.
Voto: 6,5

10) Per sempre
Il pezzo che amo di più. Un omaggio che il cantautore fa ai suoi genitori, rimembrando momenti dell’infanzia, come se stesse sfogliando un vecchio album di fotografie. Testo commovente, che in tanti di noi potremmo usare come dedica ai nostri vecchi. La ballata che lo accompagna ne è un appropriato letto ritmico. Protagonista ancora l’amore, quello eterno, che ci portiamo dentro anche quando i nostri cari ci hanno lasciato. Un nuovo pensiero alla famiglia dunque, dopo la dedica al fratello Marco nell'album precedente.
Voto: 9

11) Ciò che rimane di noi
Quinto pezzo dedicato all’amore, ma questa volta a quello ferito da una tragedia, qual è un lutto. E riemergono a galla gli stati d’animo più cupi, sofferti. Il Natale viene visto come un evento che amplifica il dolore, dove festeggiare diventa uno sforzo: “È un natale molto duro, sembra vuoto dentro. Su ogni tuo regalo non c'è scritto niente”. Luciano si riferisce all'aborto del feto da parte dell'attuale moglie, avvenuto qualche anno fa.
Voto: 7

12) Il suono, il brutto e il cattivo
Secondo intermezzo musicale dedicato al western. Ricorda un po’ l’ambient di Freddo cane in questa palude, altro intervallo presente nel primo disco dove però è presente anche un cantato.

13) Con la scusa del Rock ‘n’ roll
Se nel primo album erano sogni, nel settimo era qualcosa da inseguire in pieno, ora diventa una scelta di vita. Si parla del Rock’n roll, dei primi dischi ascoltati che lo hanno infiammato, della prima chitarra strimpellata. Chitarre sostenute; testo semplice ma non banale; che ci riporta al Liga degli anni 2000.
Voto: 6

14) Sono sempre i sogni a dare forma al mondo
Il brano che chiude il disco. Se inizialmente rispetta la tradizionale lentezza con la quale Liga in genere chiude i suoi album, poi il ritmo si fa più incalzante; una sorta di Sono qui per l’amore dal suono in crescendo. Resta comunque il più essenziale dal punto di vista strumentale, con molto spazio alle tastiere e alla chitarra acustica. Utile per chiudere in modo soft questa fatica discografica che viaggia quasi sempre con la quinta marcia inserita.
Voto: 5,5

Si potrebbe banalmente dire, come spesso si fa con i cantautori, che questo sia il suo album della maturazione. Una valutazione forse fuori posto se si considera che il Liga ha superato il mezzo secolo già da un po’ e che ha, come detto, dieci album alle spalle.
Nell’insieme è comunque un bel disco, che ha dei messaggi chiari, introspettivi, ma al contempo più attenti a ciò che accade intorno. Si può dire che qualitativamente siamo tornati agli anni ’90, cedendo nei testi un po’ di ironia e illusione, in favore di una naturale (dovuta all’incedere degli anni) maggiore disillusione e indignazione.

Bisogna riconoscere che rispetto a tanti altri artisti italiani che con gli anni finiscono per essere “di nicchia”, Liga riesce sempre a fare presa sulle nuove generazioni. Ma forse con quest’album anche tanti fan della prima ora, sopravvissuti e sopravviventi, i quali ormai pensano che “certe notti” a Correggio non torneranno più, potrebbero un po’ ricredersi. In fondo sanno bene che una speranza resta sempre: quella che “tanto Mario riapre, prima o poi…”
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KIWI ALL’ARSENICO: I CASALESI HANNO INQUINATO ANCHE IL LAZIO

DAI RILEVAMENTI DELL’ARPA RISULTANO TRACCE DI ARSENICO E METALLI NEI FRUTTI, CONSEGUENZA DI DISCARICHE POSTE VICINO AI CAMPI

Tra le Province di Roma e Latina c’è una zona definita “Valle dell’oro” poiché molto prolifera di colture quali insalata, pomodori, uva da tavola, venduta; un campo che si estende per circa mille ettari. Ma il vero fiore all’occhiello dell’area è il Kiwi, trapiantato qui dalla Nuova Zelanda circa trent’anni fa. Peccato però che nella sua versione originaria non prevedesse anche l’arsenico e i metalli rilevati da Arpa Lazio. Il motivo è sempre lo stesso: una discarica posta nei paraggi, giunta quasi insieme al Kiwi.

L’INQUINAMENTO - Le acque profonde delle falde, lambiscono la coltivazioni, uniscono il tumore scavato nelle vallate con i giardini profumati dei kiwi. In mezzo c'è un fiume, l'Astura, e una terra di nessuno chiamata S0. Tutto iniziò da lì, da un vallone dove i camion del comune di Latina cominciarono nel 1973 a scaricare la monnezza. Poi arrivarono le altre buche, una, cinque, alla fine nove invasi, con milioni di tonnellate di rifiuti.
Il peggior incubo di chi qui è nato e cresciuto si è dimostrato alla fine reale. Dal 2009 i tecnici dell'Arpa Lazio hanno iniziato cercare la traccia dei veleni fuori dagli invasi della discarica cresciuta a dismisura. C'era il timore che le sostanze normalmente presenti nelle falde avessero superato il fiume, confine labile con le coltivazioni. Dal 2010 l'ente ambientale che dipende dalla Regione Lazio ha iniziato a prelevare i campioni delle falde acquifere sui bordi dei campi, oltre il fiume. Il risultato è un pugno nello stomaco. L'arsenico, ad esempio: prendendo come limite di legge i 10 microgrammi per litro, nei due pozzi della rete piezometrica che contorna il fiume Astura dalla parte della Valle d'oro l'Arpa ha trovato valori fino a 30 volte superiori. Nel giugno del 2010, ad esempio, un campione conteneva 260 microgrammi di arsenico per litro; nel gennaio del 2011 in un altro prelievo è stata riscontrata una concentrazione di 382 microgrammi per litro. Valori che vanno aldilà di ogni limite. E ancora, il pericolosissimo piombo: i grafici del rapporto che il manifesto ha potuto consultare mostrano istogrammi ben oltre i valori consentiti. E infine il ferro, il manganese, con tassi di concentrazione oltre le medie della zona.
Non è solo un problema di veleni, trovati nelle falde a pochi metri dalle coltivazioni pregiate di frutta e verdura. È una questione di silenzio. Questi dati sono contenuti in un rapporto mai divulgato alla popolazione, partito dagli uffici dell'Arpa Lazio il 20 marzo del 2012. Un secondo rapporto - consegnato lo scorso maggio - è ancora introvabile, mantenuto sotto riserbo dagli uffici ambientali della Regione Lazio. La scorsa settimana diverse testate di Latina lo avevano chiesto, dopo che si era sparsa la voce su una contaminazione delle falde acquifere della zona agricola vicina a Borgo Montello. Il commissario dell'Arpa Lazio, Corrado Carruba, quei dati non li ha voluti fornire: «Manca una valutazione finale dell'Ispra», aveva spiegato. La Regione Lazio ha fatto di più, diffondendo un comunicato stampa perentorio: «I dati non sono ancora disponibili perché incompleti».

LA SMENTITA DELL’ISPRA - Di avviso diverso l'Ispra, chiamata in causa dalla agenzia regionale diretta da Carruba: «Si ritiene che i dati siano pubblici e che siano accessibili presso gli Enti preposti», hanno risposto ad una richiesta specifica del manifesto i dirigenti dell'istituto sotto la responsabilità del ministero dell'ambiente. Per poi aggiungere, chiarendo ulteriormente il quadro: «L'approfondimento tecnico del modello concettuale del sito insistente nell'area delle discariche di Borgo Montello, è del tutto indipendente dal procedimento amministrativo di bonifica e/o messa in sicurezza che resta in capo agli enti preposti». Un concetto che, tradotto, suona più o meno come una smentita della versione divulgata dalla regione e dall'Arpa Lazio.

IL RAPPORTO SECRETATO - Nessuno, da quando il rapporto è stato consegnato alla regione e al comune di Latina, ha avvisato del pericolo la popolazione e i coltivatori. Non risulta al manifesto nessuna campagna di analisi specifica delle acque utilizzate per la coltivazione della frutta e degli ortaggi nella zona di Valle d'oro. Eppure l'arsenico è un cancerogeno di prima classe, capace di concentrarsi nei prodotti agricoli e, alla fine della filiera, nel corpo. Forse quei veleni sono confinati nei due pozzi utilizzati per il monitoraggio, e forse i dati raccolti lo scorso anno - numeri tenuti ancora sotto chiave - potranno rassicurare tutti. Difficile dirlo, visto il silenzio che oppongono le istituzioni regionali. Quello che è certo sono le morti, diffuse attorno alla discarica e ai terreni che i casalesi qui controllavano.

5 MORTI PER TUMORE NELL’ULTIMO ANNO E MEZZO - In una sola via, a pochi metri dal casolare sequestrato agli Schiavone, dove gli abitanti ricordano l'arrivo dei camion carichi di fanghi, su dodici famiglie si contano cinque morti per tumore nell'ultimo anno e mezzo: «Dovete valutare con attenzione quello che noi avvocati chiamiamo nesso causale», rispondono dall'Arpa Lazio.
Per ora da queste parti aspettano i dati sui veleni.


(Fonte: Il Manifesto
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in via di guarigione ...

ieri ho finito di prendere l'anti virale per bocca e sto meglio, a volte ho ancora male alla schiena a causa dei nervi, sono ancora un po' stanca e la temperatura corporea ancora non va molto al di sotto dei 37° ma in linea di massima mi sento più in forma. 
sono tornata a scuola da sabato e già sono in crisi da studio, Dicembre è un mese pesante e pieno di interrogazioni e verifiche a prova di stress per cui mi sento soffocata dalla scuola fino al collo non riuscendo a dedicare nemmeno mezz'ora agli argomenti del test e questo mi fa rabbia.

sabato appena tornata a scuola ho saputo dai miei compagni che hanno organizzato la gita di classe, quest'anno  abbiamo deciso di andare in gita 6 giorni a Vienna anche se fino all'ultimo non ero davvero convinta perchè per mantenerci bassi sul prezzo abbiamo (hanno) optato per due intere nottate di treno con cuccetta al posto che andare in aereo e arrivare comodamente dopo poco più di un'ora. 
caspita perchè devo farmi due notti in cuccetta rischiando di non dormire?
poi però è l'ultima gita di classe e cosi ho deciso ugualmente di andarci. 
al di la di tutto lo stress dello studio e dei malesseri causati dal fuoco di sant'antonio, è un periodo felice e sono piena di buoni propositi e progetti per il nuovo anno..


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LA CAMPANIA E’ LA REGIONE MENO DEPRESSA, MALGRADO TUTTI I PROBLEMI

nel 2011 si sono consumate mediamente in questa regione 27,8 dosi di farmaci antidepressivi, a fronte della media nazionale di 36,1 dosi

finalmente la Campania risulta prima in una classifica positiva. L’Osservatorio sull'impiego dei medicinali dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) rivela che, a fronte di un costante aumento il consumo di farmaci antidepressivi e psicofarmaci a livello nazionale, la Campania va infatti nettamente in controtendenza, piazzandosi all'ultimo posto tra le regioni italiane.

I DATI ALLARMANTI - L'Aifa descrive infatti un aumento del 4,5% di medicinali contro la depressione a livello nazionale dal 2004 al 2012. Un fenomeno che secondo gli esperti è legato alla crisi economica e che riguarda più le donne degli uomini. Secondo l'Aifa i consumi stanno aumentando in tutte le regioni, a eccezione di Liguria e Puglia.
Anche per questo il direttore dell'Agenzia, Luca Pani, parla di "situazione drammatica" e rende note le previsioni in base alle quali nel 2020 "la depressione, dopo le malattie cardiovascolari, sarà la patologia responsabile della perdita del più elevato numero di anni di vita attiva e in buona salute". Se si prendono invece in esame i dati raccolti dal 'Rapporto Osservasalute 2012', negli ultimi dieci anni l'uso di farmaci antidepressivi sarebbe addirittura quadruplicato e il numero di suicidi in costante ascesa

LA SITUAZIONE DELLA CAMPANIA- La Campania sembra però subire in maniera molto più soft questa situazione, perché i dati dell'Aifa dicono che nel 2011 si sono consumate mediamente in questa regione 27,8 dosi di farmaci antidepressivi, a fronte della media nazionale di 36,1 dosi e meno della metà della Toscana (55,9 dosi), che detiene il triste primato in Italia.


(Fonte: LaRepubblica)
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INDESIT SCAPPA IN TURCHIA E POLONIA: QUASI 1500 ITALIANI RESTERANNO SENZA LAVORO

RIPARTITI TRA I COMUNI DI Fabriano, Comunanza e TEVEROLA. SALTATO L'ULTIMO TAVOLO SINDACALE, MA SI SPERA ANCORA

un’altra azienda sta per lasciare l’Italia per lidi più convenienti, malgrado i profitti lusinghieri. Il problema è sempre lo stesso: troppe tasse e costo del lavoro troppo alto. L’Indesit è un'azienda italiana produttrice di elettrodomestici e di elettronica, già presente in altri Stati mediante joint venture, come Cina e Russia. Ora ha deciso di delocalizzare la produzione in Turchia e Polonia, chiudendo le sedi di Fabriano, Comunanza e Teverola, rispettivamente nella Provincia di Ancona, Ascoli e Caserta. Per un totale di 1.425 esuberi, di cui 680 solo in quest’ultima filiale. Saltata anche la trattativa di mercoledì scorso.

SALTATO ENNESIMO TAVOLO - E' saltata la trattativa per la Indesit al ministero dello Sviluppo economico, dove sindacati, azienda e istituzioni erano riuniti dalle 17.30 circa di ieri. Secondo quanto si apprende da fonti sindacali, la situazione è degenerata ed è stata aperta la procedura di mobilità per 1.425 lavoratori. Lo strappo poco dopo le sette di stamattina.
Dopo una notte di confronto, Indesit ''ha dovuto constatare l'impossibilità incomprensibile di raggiungere un accordo con le organizzazioni sindacali'' ed è ''costretta a portare avanti unilateralmente il piano''. Lo afferma la società in una nota sottolineando che ''il mancato accordo impedisce l'accesso agli ammortizzatori sociali e penalizza i lavoratori'' con l'apertura della procedura di mobilità. Indesit rivendica di aver migliorato ulteriormente il piano con 83 milioni di investimenti straordinari.
Inoltre, Indesit afferma che avrebbe portato maggiori produzioni e a più alto valore aggiunto nei tre siti italiani e un riassorbimento graduale di lavoratori grazie ''ai benefici attesi dagli investimenti e al prevedibile recupero dei mercati''. L'azienda prevedeva inoltre ammortizzatori sociali come la cassa integrazione e i contratti di solidarietà ed escludeva l'avvio di procedure unilaterali di mobilità. Sarebbero state trasferite in Italia nuove produzioni dalla Polonia, dalla Spagna e dalla Turchia, mentre le produzioni italiane di bassa gamma non più sostenibili sarebbero state riallocate in Paesi a miglior costo. Il sito di Fabriano (AN) sarebbe diventato il centro esclusivo per la produzione ad alto contenuto d'innovazione di forni da incasso, di forni di piccole dimensioni e di prodotti speciali. Il
sito di Comunanza (AP) sarebbe diventato il centro per l'innovazione e la produzione di lavabiancheria di alta gamma a carica frontale, mentre il sito di Caserta sarebbe diventato il centro esclusivo per la produzione di frigoriferi da incasso ad alto contenuto d'innovazione e dei piani cottura a gas da incasso.
Il ministero dello Sviluppo economico, rammaricato dallo sfumare di un'intesa ''a portata di mano'' per Indesit, si dice determinato a ''creare le condizioni per riprendere il negoziato'' fin dai prossimi giorni. E' quanto si legge in una nota del Mise. ''A nostro giudizio continuano ad esistere le basi per arrivare all'intesa. Ci auguriamo che le organizzazioni sindacali riconsiderino la situazione e tornino a sedersi di nuovo al tavolo'', afferma il sottosegretario Claudio De Vincenti.

LA STORIA DELL’AZIENDA - Fu fondata nel 1953 a Torino con la denominazione Spirea, da tre soci: Armando Campioni, Adelchi Candellero e Filippo Gatta. La società si trasferì qualche anno dopo a Rivalta di Torino, e cambiò denominazione altre tre volte fino al 1961, quando assunse la ragione sociale definitiva e nacque il marchio Indesit.
Indesit produceva sia elettrodomestici "bianchi" come lavatrici, frigoriferi, congelatori, lavastoviglie e cucine, che televisori e registratori di cassa. L'azienda conobbe un rapido sviluppo produttivo e commerciale nel periodo del boom economico, divenendo la terza del settore a livello nazionale. Conquistò ampie quote sia nel mercato nazionale che estero degli elettrodomestici.
Negli anni sessanta e settanta, Indesit contava ben otto impianti produttivi, di cui cinque al Nord (sparsi tra Rivalta, None e Orbassano) e due al Sud (Teverola e Carinaro (CE)), dove furono impiegati circa 12.000 addetti.
Nello stesso periodo all'Indesit fu sperimentato un sistema di trasmissione televisiva a colori denominato ISA, che l'azienda torinese propose nel 1972 alla RAI, ma che non fu accettato dal Governo italiano, perché non conforme agli altri sistemi europei.
Venne acquisito anche il marchio Hirundo, con cui fu proposta una linea nel settore bianco (frigoriferi, lavatrici e altri elettrodomestici), oltre che apparecchi nel settore bruno, come radio a transistor marchiate Indesit-Hirundo. Tale marchio oggi non viene più usato.
Indesit partecipò per il 6% nella Sèleco di Pordenone, all'epoca in cui il controllo era detenuto da Giovanni Mario Rossignolo, cedendo impianti in disuso per la fabbricazione di televisori. Zanussi e Rel erano i maggiori azionisti in Sèleco a quell'epoca.

LA CRISI DEL 1980 - Nel 1980, la Indesit andò in crisi e venne posta in amministrazione controllata, da cui uscì nel 1984, quando fu ricapitalizzata per 74 miliardi di lire e vi entrarono nuovi soci. Tuttavia per l'azienda torinese la crisi continuò e la ripresa non avveniva; a seguito di ciò nel 1985 cedette la sua divisione elettronica alla Olivetti.
Molte furono le trattative per trovare un partner industriale e finanziario, ma la situazione era talmente grave da portare, nello stesso anno, l'azienda all'amministrazione straordinaria, in base alla legge Prodi, e il Tribunale di Torino nominò commissario il dott. Giacomo Zunino. Da tempo i posti di lavoro erano drasticamente diminuiti, ed erano ridotti a poco più di 7.000 addetti, la maggior parte dei quali in cassa integrazione.
Nonostante fosse commissariata, l'azienda migliorò gradualmente i conti, e nel 1987 fu acquistata all'asta dalla Merloni Elettrodomestici già conosciuta per il marchio Ariston e fino ad allora principale concorrente in Italia della Indesit stessa.
Nell'operazione il gruppo marchigiano investì ben 50 miliardi di lire nell'acquisizione della società, e altri 100 miliardi ne furono previsti per la ristrutturazione e il risanamento. Indesit divenne il primo marchio dell'azienda, e furono mantenuti soltanto gli stabilimenti di None, Carinaro e Teverola.
Sotto la gestione Merloni, il marchio Indesit ritornò protagonista nel mercato degli elettrodomestici, tanto da permettergli, nel corso degli anni novanta, di divenire il secondo in Europa. Nel febbraio 2005 la Merloni Elettrodomestici venne rinominata Indesit Company. Oggi la Indesit Company usa i marchi Ariston abbinato ad Hotpoint, acquisita nel primo decennio del 2000 assieme a Sholtes, e appunto Indesit.


(Fonti: Ansa, Wikipedia
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PREDICIOTTESIMO: IL NUOVO MALE CHE INCOMBE SUGLI ADOLESCENTI

TRATTASI DI UN VIDEO GIRATO PRIMA DEL COMPIMENTO DEI 18 ANNI. CLIP IL PIU’ DELLE VOLTE STRAVAGANTI, VOLGARI, PER TEENEGERS E GENITORI OSSESSIONATI DALLA FAMA

Se la televisione partorisce nuovi miti dal fisico pompato e dal cervello vuoto, ragazze sexy e ammiccanti, i social network offrono la possibilità di farsi conoscere al Mondo intero. Il mix tra questi due canali comunicativi ha generato una nuova moda tra i teenegers: il Prediciottesimo. Ossia una clip girata da un teeneger prima di compiere i 18 anni, in atteggiamenti da vip, femme fatale, maschi desiderabili. Anche se il risultato finale il più delle volte è alquanto ridicolo, con video trash irrisi sul web. In genere sono i ragazzi stessi a volerli con genitori che non sanno minimamente opporsi allo scempio; ma talvolta sono proprio questi ultimi che spingono i propri figli a farli, sperando di vederli un giorno sull’ambito trono di Maria De Filippi, su una passerella o mezze nude in un film o su un calendario.

PROVETTI CORONA E BELEN – Li si vede su prati erbosi, avvinghiandosi a querce secolari, tuffandosi vestiti nel mare d' inverno, arrancando su pendii innevati, saltellando con il tacco dodici  lungo ruscelli alpini. Le ragazze lo fanno cambiando d'abito a ogni piano sequenza, sfoggiando minigonne da urlo, scarpe ipertrampolate, vestitucci della festa che le loro madri metterebbero per matrimoni, cresime e battesimi. Si sentono Belen per qualche minuto e cosa conta se hanno tanti centimetri in meno e tanti chili in più.
I ragazzotti invece li vedi in occhiali neri da sollevare con fare malandrino, acconciature modellate a rasoio e gel, e naturalmente via la camicia dopo pochi fotogrammi per ostentare toraci iperdepilati e addominali con accenno di tartaruga latente. Loro invece si sentono Fabrizio Corona, con (molto) meno muscoli e sex appeal.

IL BUSINESS – Naturalmente dietro questa realizzazione dei sogni gira un business appannaggio degli studi fotografici, specializzati in produzioni cerimoniali. Il servizio ipertrash può costare dai 600 ai 2000 euro, in proporzione alla complessità dell’opera cinematografica.
Il videoclip viene proiettato durante a festa dei diciotto anni e pubblicato sui social, con molti crudeli e cinici che postano spesso commenti impietosi. Del resto è un rischio che si corre.

Enrico Lucci de Le Iene se ne è occupato, dedicandosi alla Sicilia; ma il fenomeno è molto diffuso anche in altre Regioni . Ecco la puntata, che vi darà un’idea migliore di cosa sono i Prediciottesimi e quali sono i motivi che spingono genitori e figli a scegliere questo esuberante ricordo: http://www.video.mediaset.it/video/iene/puntata/414114/lucci-il-prediciottesimo-sul-web.html


SONDAGGIO


I votanti non hanno dubbi: 4 su 5 bocciano il video del Prediciottesimo, trovandolo trash e utile solo per far arricchire i fotografi.
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A GENOVA IL TRASPORTO PUBBLICO E’ FALLITO

SERVONO 8 MILIONI DI EURO PER GARANTIRE IL BILANCIO DELLA SOCIETA’ AMT PER L’ANNO 2014. I DIPENDENTI SONO IN SCIOPERO DA 5 GIORNI CONTRO L’IPOTESI CHE CI DEBBANO RIMETTERE LORO PER TROVARE I SOLDI NECESSARI E CONTRO UN SUBENTRO DI PRIVATI

Il trasporto pubblico in Italia è sempre più in crisi. In molte città le Aziende pubbliche hanno i conti in rosso e ogni anno si cerca una toppa per garantire il servizio l’anno venturo. A rimetterci sono sempre i dipendenti che guadagnano poco più di mille euro, costretti magari anche a turni stressanti (il che, specie per gli autisti, è un rischio anche per i passeggeri e la pubblica sicurezza) e a ritardi nei pagamenti, e ovviamente i cittadini ai quali viene garantito un servizio sempre più inefficiente. Il tutto mentre i dirigenti strapagati non sono sfiorati dai sacrifici. Dopo Salernoe i vari casi riguardanti Napoli, ora tocca a Genova, dove la toppa da trovare è larga ben 8 milioni di euro. E ovviamente si cerca di reperire i soldi sulle spalle dei dipendenti. I quali non ci stanno e stanno scioperando da 5 giorni.

LO SPIRAGLIO DEI FONDI EUROPEI- I lavoratori di Amt non vogliono fare altri sacrifici oltre a quelli fatti nel 2013: per questo motivo, quando hanno saputo che durante la trattativa per reperire i 4 milioni mancanti si ipotizza una riorganizzazione del lavoro hanno reagito con veemenza, ribadendo l’intenzione di voler proseguire nello sciopero. Nel corso della trattativa, però, il governatore Burlando si è impegnato a trovare 25 milioni dai fondi europei per il rinnovo del parco mezzi, oltre a investimenti sempre con fondi europei per 200 nuovi bus in 4 anni.
Ma intanto resta da coprire il buco di 8 milioni circa di euro che servono per mettere in sicurezza nel 2014 il bilancio di Amt. E il sindaco ha già detto che non può realizzare trasferimenti di immobili o cartolarizzazioni «per l’equilibrio dei conti del Comune».
Se il tavolo non darà esiti positivi, la protesta proseguirà a oltranza, per approdare lunedì a Roma.

I DIPENDENTI RISCHIANO ANCHE UNA MULTA - Il presidente di Assoutenti Genova, Furio Truzzi, ha scritto ai ministri dei Trasporti Maurizio Lupi e al ministro dell’Interno d Angelino Alfano per chiedere «un intervento urgente, fermo e risolutivo sulla difficilissima e drammatica situazione in corso a Genova dove gli abitanti patiscono da quattro giorni le conseguenze di uno sciopero selvaggio del personale dell’impresa di trasporto pubblico urbano Amt». Truzzi sottolinea che «siamo di fronte a uno sciopero, non annunciato e non rispettoso delle fasce di garanzia, a causa del quale una città di mezzo milione di abitanti vive giornate di caos e pericolo sotto il ricatto di un sindacalismo corporativo di una minoranza».
I sindacati genovesi hanno aperto un conto corrente per raccogliere fondi a sostegno della protesta dei tranvieri contro l’ipotesi di privatizzazione dell’ Amt. Sono infatti in arrivo per loro sanzioni da 500 a mille euro per lo sciopero selvaggio che dura da 4 giorni. «Chi vuole sostenerli - spiegano i sindacati - può mandare un aiuto su un conto corrente di Banca Carige (Iban IT93R0617501400000007120580) con la causale “solidarieta per i tranvieri genovesi” intestato Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa Ugl’».
Anche i colleghi delle città italiane hanno deciso di tassarsi con un contributo volontario di un’euro per aiutare i genovesi a pagare le multe. La proposta è stata lanciata da un sindacalista di Atac che oggi hanno partecipato alla protesta genovese. La pagina Facebook che sostiene la lotta dei dipendenti di Amt ha raggiunto i 18 mila “mi piace”. Ma non manca chi comincia a lamentarsi per i disagi e pensa a chiedere un rimborso per i giorni di mancato servizio. «Spendo 50 euro al mese per l’abbonamento - ha detto un genovese costretto a raggiungere il posto di lavoro in bicicletta. Chiederò un rimborso per questi giorni».

IPOTESI PRIVATIZZAZIONI - Un tentativo di trattativa giovedì, intavolato dal sindaco Marco Doria con i sindacati dell’Amt, si è risolto con una nuova rottura nonostante la proposta di rinviare di un anno l’ipotesi di privatizzare l’azienda. Ieri e oggi, quindi, nuovo blocco totale dei bus, mentre la guerra alle privatizzazioni si estende alle aziende dei rifiuti (Amiu) e dei lavori stradali (Aster), altre due società per le quali si ipotizzano privatizzazioni.

LA SOLIDARIETA’ DEL CONCITTADINO GRILLO - «Questo è un punto di non ritorno. Io sono ancora più incazzato di voi. Se vengo qui sono strumentalizzato, perché voglio i voti, ma io non voglio i voti di nessuno. Io abito in questa città» e il cambiamento «deve partire da questa città». Lo ha detto Beppe Grillo, leader del M5S, parlando ai lavoratori dell’Amt in sciopero.
«Sto con i lavoratori, hanno ragione a protestare. Il Welfare deve essere difeso, il trasporto pubblico deve essere finanziato. Bisogna cambiare la mentalità come fa tutto il mondo disincentivando il trasporto privato a favore del pubblico. Dobbiamo alzare la testa, questa è una battaglia epocale che deve partire da qui e deve essere seguita da tutte le città italiane. Non è un problema di parti politiche, ma di un mondo vecchio fatto da sindacati vecchi. È un problema del lavoro che si perde e non torna più. Voglio acqua, scuola e trasporto pubblico (…) Il piano industriale deve essere deciso insieme con i lavoratori. Serve un azionariato diffuso. I sindacati non hanno più ragione di esistere».
Dopo è stato contestato dai lavoratori che gli hanno gridato di stare in fondo al corteo.

(Fonte: Il Secolo XIX)
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SU POMPEI CADE L’ULTIMA SCIAGURA: EMANUELE FILIBERTO NE DIVENTA AMBASCIATORE

IL DISCENDENTE DI CASA SAVOIA NON HA NE’ RESIDENZA, NE’ CAPITALI IN ITALIA. IN GENERALE, NON POSSIEDE ALCUN LEGAME CON IL SITO

Sugli Scavi di Pompei ho parlato spesso, e purtroppo quasi mai per notizie positive: per gli allagamenti quando piove, per la cattiva gestione della politica, per la fine all’asta di una sua parte. Ora gli capita l’ultima sciagura: Emanuele Filiberto di Savoia ne è stato nominato oggi Ambasciatore nel Mondo. A conferirgli l'incarico nel corso di una cerimonia svoltasi al Comune è stato il sindaco Claudio D'Alessio. Quali riferimenti ha lui con quel sito archeologico? Lui che non ha neppure la residenza in Italia ma in Svizzera (a Ginevra dove è nato), e ovviamente qui non ci ha portato neppure il suo ingente Capitale. Lui che appartiene a una dinastia messa fuori legge fino a dieci anni fa per aver consegnato l’Italia novant’anni fa a una dittatura, e aver promulgato le infami leggi razziali. Su Pompei si continua a fare niente, con continui Commissariamenti utili solo a propinare incarichi onerosi e il Ministro per i beni culturali Bray che se ne va in giro a fare gite promettendo interventi a destra e manca. Intanto il sito continua a crollare, come sta crollando tutta la cultura italiana.

IL RUOLO - Emanuele Filiberto Umberto Reza Ciro René Maria di Savoia (questo il suo nome competo) ha postato su twitter le foto della sua visita agli Scavi di Pompei ed in particolare alla Villa dei Misteri, che ha definito «una meraviglia».
Emanuele Filiberto dovrà promuovere nel mondo l'immagine di Pompei città nuova, che sorge intorno alla Basilica, fondata da Bartolo Longo. L'Amministrazione comunale ha ideato un progetto relativo alla città nuova, il Parco naturale da realizzare a nord degli Scavi. Emanuele Filiberto dovrà trovare sponsor nel mondo disposti a sostenere il progetto. «Non ero consapevole del fatto che attorno alla Basilica c'era una città così bella», ha aggiunto l'erede dei Savoia.

LE COMPARSATE IN TV E I TENTATIVI FALLIMENTARI IN POLITICA – Emanuele Filiberto è noto ai più per le sue comparse sulle reti Rai. Fu sdoganato da Fabio Fazio apparendo con un collegamento esterno in Quelli che il calcio, stagione 1995-1996; intenerendo milioni di italiani poco avvezzi con la storia.
Poi dopo una lunga pausa, è apparso come ospite in vari programmi: Il ballo delle debuttanti (Canale 5, 2008), Ballando con le stelle (Rai 1, 2009), Ciak... si canta! (Rai 1, 2010), Miss Italia (Rai 1, 2010), I Raccomandati (Rai 1, 2010-2011), L'isola dei famosi (Rai 2, 2011), Ricchi di energia (Rai 2, 2011), Il principiante - Il lavoro nobilita (Cielo, 2012), Pechino Express (Rai 2, 2012).
In politica gli è andato molto peggio. Nel 2005 ha fondato il movimento d'opinione Valori e Futuro. Alle elezioni politiche italiane del 2008 si candida per essere eletto alla Camera dei deputati con una lista denominata "Valori e Futuro con Emanuele Filiberto", presentandosi solo per la circoscrizione estera "Europa". Tra i collaboratori del progetto politico di Emanuele Filiberto vi erano anche: Enrico Giuliano, presente sulla lista nera degli italiani con il conto corrente in Liechtenstein e sotto inchiesta per truffa ai danni dello Stato; Giuliano, indagato dalla procura di Roma per omessa ed infedele dichiarazione dei redditi, dichiara che i 5 milioni del conto estero sono fondi personali e non del partito. Lucio Barresi, già noto alla cronaca per lo scandalo di vallettopoli. E ancora Mariano Turrisi, vicepresidente del movimento, arrestato per mafia il 22 ottobre 2007.
Insomma, un’allegra compagnia.
Con soltanto lo 0,4%, "Valori e Futuro con Emanuele Filiberto" si è classificato come il peggior risultato della circoscrizione estera "Europa", l'unica nella quale si era presentato, diventandone l'ultimo partito in assoluto in ordine di preferenze. Il 28 aprile 2009 è stata presentata la sua candidatura per le elezioni europee del 2009 nelle file dell'UDC. Il suo nome figurava terzo in lista dopo quelli di Magdi Allam e Luca Volonté. Anche questa volta, però, Emanuele Filiberto, pur raccogliendo circa ventiduemila preferenze, non è stato eletto.

Ora andrà in giro a cercare fondi per gli Scavi di Pompei. Eppure basterebbe una sua congrua donazione per fare già buona parte del lavoro…


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4 giorni di convivenza con l'amichetto Herpes e un saluto ad Anna.

sono già quattro giorni che convivo con questo benedetto Herpes Zoster e mi sento da buttare.
come ho detto alla mia amica al telefono ieri, invece che 18 anni me ne sento 81.
senza contare che mi sembra di essere tornata ai tempi della chemio con questa stanchezza infinita che non mi permette di fare niente.
passo le mie giornate a letto a vedere film al computer senza nemmeno riuscire a studiare perchè faccio fatica a concentrarmi. se vado avanti cosi, tra poco sul materasso rimarrà l'impronta del mio sedere.
poi non so voi, ma quando non sto bene e passo le mie giornate chiusa in cameretta a non far niente, mi sento terribilmente sola e avrei voglia che qualcuno mi facesse compagnia. che anche semplicemente mi chiedesse come sto. invece mi rendo conto che a parte le persone a cui tengo di più, quando sto male non c'è mai un cane che mi chieda se va tutto bene o meno.
penso che l'educazione alcune persone l'abbiano dimenticata. ogni tanto è bello sentire che qualcuno si preoccupa per te.

ad ogni modo volevo dedicare un piccolo pezzo di questo post all'autrice del blog  http://widepeak.wordpress.com/,Anna, che si è spenta ieri mattina dopo 6 anni di lotta continua contro la malattia.
non so bene cosa dire o pensare in certe situazioni, sale solo una rabbia incontrollabile e tanta ingiustizia verso questa malattia da cui si guarisce ma molto più spesso si muore.
ma la crudeltà più forte di  questo cazzo di cancro, la subisce chi ce la fa. perchè non so voi, ma in queste occasioni non c'è una volta in cui non mi passi per la testa: "ma perchè io si e gli altri no?" ed è una cosa che anche con il passare degli anni,non cambierà mai.
non posso dire di averla conosciuta questa donna, ma conoscevo il suo blog, così come quello di Federica, che anche lei ci ha lasciati qualche mese fa.
e può sembrare stupido ma come ex malata di cancro e soprattutto come cancer  blogger, mi sento in dovere di lasciare un pensiero ad una donna ed una mamma  forte che non ha smesso mai di lottare, nonostante tutto.
perchè la rete non è soltanto qualcosa di virtuale e "astratto". a volte diventa anche un modo per essere estremamente solidali e forti nei confronti di qualcuno o qualcosa.



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VERGOGNA IN BASILICATA: VINCE ANCORA IL CENTRO-SINISTRA CHE SI E’ MANGIATO LA REGIONE PER VENT’ANNI

MARCELLO PITTELLA DEL PD E’ IL NUOVO GOVERNATORE CON IL 59% DEI VOTI. MA A VINCERE DAVVERO E’ STATO L’ASTENSIONISMO. IL CONSIGLIO REGIONALE DI CENTRO-SINISTRA E’ STATO SCIOLTO LO SCORSO APRILE PER L’ARRESTO DI DUE ASSESSORI. COME NON BASTASSE, NESSUNA DONNA ELETTA NEL CONSIGLIO

In Basilicata il tempo non sembra passare mai. E non solo per i suoi tanti borghi caratteristici rimasti quasi immutati nel tempo - anche perché in tanti che li abitavano sono stati costretti a lasciare la propria terra d’origine - ma anche perché lì può succedere di tutto eppure i lucani restano passivi; come fossero inermi, pur avendo il sacrosanto diritto di voto e dunque di cambiare le proprie sorti. Cosa importa se tanti fondi pubblici siano stati sperperati, se su tanti concorsi pubblici aleggia il (solito) sospetto che fossero truccati, se il territorio sia stato stuprato per estrarre gas e petrolio, se il territorio versa in un grave dissesto idrogeologico (poco più di un mese fa molti centri abitati sono finiti sott’acqua, con tanto di frane e strade interrotte, senza neppure ricevere fondi da Roma per riprendersi), se nella Regione vengano trattati e magari sotterrai rifiuti tossici e nucleari (proprio pochi giorni fa è ricorso il decennale del caso Scanzano). In Basilicata vincono sempre gli stessi. Chi tenta di portare il cambiamento viene posto ai margini, spazzato via da un voto sempre uguale e conservativo da oltre 40 anni. Fino a inizio anni ’90 ha dominato la Dc, poi nel ventennio successivo il centro-sinistra; neppure stoppato da un recente scandalo.

IL VERO VINCITORE E’ L’ASTENSIONISMO- Il centro-sinistra, capeggiato dal Pd dei finti litigi vince a mani basse per l’ennesima volta la competizione elettorale regionale. Lo fa, ancora, con una fortissima supremazia di voti. Ma per la prima volta il Presidente della regione Basilicata è espressione della minoranza degli aventi diritto al voto. Una delle prime frasi del neo presidente Marcello Pittella (fratello di Gianni, in corsa alle Primarie del Pd) ha riguardato proprio quei 53 lucani su 100 che hanno deciso di non recarsi alle urne. Saranno, ha detto, il suo pensiero quotidiano, occorrerà recuperare la loro fiducia. Vedremo, ma intanto quegli astenuti sono l’assicurazione sulla lunga vita politica sua (o di chi oggi si fosse trovato al suo posto) e della sua coalizione.
S’era capito da subito che il crollo dei votanti avrebbe favorito lo status quo. Perché poi i conti si fanno con le percentuali dei voti validi e qualcuno sarà legittimato a ribadire che quel 60% è davvero una vittoria, tralasciando, invece, che Pittella è l’espressione del 25% degli aventi diritto al voto. Una percentuale bassa, ma proprio per questo molto più semplice da gestire e controllare, soprattutto se amministra da una vita la stessa parte politica che, grazie a successo e potere, ha un apparato immenso ed una folta schiera di clientes, tanto più che i bisognosi (e quindi i deboli) sono in crescita.
E’ un dato che deve far riflettere: alla fine la cattiva amministrazione della Basilicata, un elemento di partenza sul quale la maggioranza delle persone sembra concordare ad ogni tornata elettorale, ha creato l’effetto di allontanare la maggioranza dei lucani dalle urne, ma proprio questo aspetto ha favorito coloro che hanno le maggiori responsabilità di questa situazione.

LO SCANDALO DI APRILE SCORSO NON HA SCALFITO IL CENTRO-SINISTRA - Nel marzo 2010, con circa il 60 % dei voti, Vito De Filippo (Pd) viene riconfermato alla guida della regione Basilicata, superando Nicola Pagliuca del Pdl e Magdi Allam del movimento "Io amo la Lucania".
Il 24 aprile 2013 la Procura di Potenza arresta due Assessori regionali della Giunta De Filippo: l'Assessore al Lavoro Vincenzo Vita (Pd) e l'Assessore alla Agricoluta Rosa Mastrosimone (IdV), nonché il capo dell'opposizione in Consiglio regionale ed ex candidato presidente del centrodestra della Regione nel 2010 contro De Filippo, il capogruppo PdL Nicola Pagliuca, spiccando provvedimenti di divieto di dimora per 11 tra consiglieri ed ex consiglieri di maggioranza e opposizione per peculato nello scandalo rimborsi ai gruppi regionali che gia vedeva indagati moltissimi tra nuovi e vecchi consiglieri regionali tra cui lo stesso Governatore.
De Filippo, dopo gli arresti, nomina una nuova Giunta, la terza della legislatura con il compito di traghettare la Regione al voto dopo i numerosi scandali. Quindi formalizza le dimissioni. Il 19 novembre 2013 gli succede alla carica di presidente il collega di partito Marcello Pittella. Insomma, tutto torna tranquillamente come prima.
Oltretutto nessuna donna è stata eletta nel consiglio regionale, come accaduto nel 2010. Un’ulteriore punto critico di una tornata elettorale monca.

GLI ALTRI AI MARGINI – I Lucani hanno preferito in maggioranza di non recarsi alle urne, anziché cercare un’alternativa al centro-sinistra. Forse i concorrenti non ci hanno creduto davvero neppure loro. I numeri sono scoraggianti se è vero che i voti di Di Maggio (Pdl ed accoliti) e Pedicini (M5S) fanno la metà di quelli di Pittella. Ma le responsabilità restano. In Di Maggio, in effetti, non credevano nemmeno quelli della sua coalizione, che conferma ancora una volta l’imbarazzante incapacità di mettere in piedi una proposta accattivante e competitiva. Accade così da tempo tanto immemore che viene sempre più difficile non porgere almeno orecchio a quella sorta di mito popolare che tutto spiega con la salvaguardia di un paio di postazioni nazionali come massima ed unica missione del Pdl lucano i cui dirigenti, invece di aspirare alle prossime salvifiche mutazioni, dovrebbero avere la dignità di farsi da parte una buona volta e per sempre.
Il Movimento 5 Stelle paga dazio al clamoroso autogol delle primarie vinte da Di Bello. Uno al quale è stato consentito di prendere parte ad una corsa (e vincerla), salvo poi accorgersi che a quelle primarie forse non doveva nemmeno parteciparvi. Il M5S palesa ancora una volta il suo e non basta neppure il solito bagno di folla riservato al suo leader Beppe Grillo, vera calamita di voti ma che forse non basta neanche più, ponendo peraltro in ombra i propri candidati.
Niente premi per il percorso giovanile della Sel che aveva intrapreso una difficile corsa last minute in solitario. Scelta che, senza la disorganizzazione dell’ultima ora, la perdita di qualche compagno di viaggio e le intercettazioni su Vendola diffuse proprio qualche giorno prima delle elezioni, avrebbe anche potuto fruttare qualche soddisfazione in più.

DAL DOMINIO DC A QUELLO DS-PD– Non è difficile ricostruire la storia politica della Regione Basilicata fin dalla sua esistenza: dal 1970 (anno in cui le Regioni hanno iniziato ad esistere giuridicamente) al 1982 ha dominato la figura del democristiano Vincenzo Verrastro; a lui sono succeduti Carmelo Azzarà, Gaetano Michetti e Antonio Boccia, tutti della Democrazia cristiana, fino al 1995. Sfaldata quest’ultima, a prenderne le veci è stato il Partito popolare italiano, nella persona di Angelo Raffaele Dinardo, in carica 5 anni fino al 2000. Poi sono arrivati i diessini: per altri 5 anni è arrivato Filippo Bubbico avvicendato per 8 anni da Vito De Filippo fino al 2013, anche lui dei Ds poi Pd.

Il resto è storia d’oggi. La Basilicata continua a dormire sogni tranquilli, mentre sulle teste dei suoi cittadini accade di tutto e di più. Ma ognuno è padrone del proprio destino. Chi è causa del suo mal…


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COME DOVREBBE ESSERE LA PSICHIATRIA MODERNA?

Anonimo ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "TESTIMONIANZA DI UN'OPERATRICE DI COMUNITA' PSICHIATRICA": 

la legge Basaglia non è stata mai applicata. Ero sana prima che mi rinchiudessero in un ospedale psichiatrico a 15 anni subendo violenze atroci da medici e paramedici infermieri.... a distanza di anni scopro che succede lo stesso ma in un altro ospedale solo che ho un'età diversa per difendermi .....ma allora mi chiedo se tutto ciò succede in tutti gli ospedali come fa un malato a guarire? Voglio dire a tutti che in manicomio ho visto infermieri rubare soldi ad un disabile usare l'acqua destinata alle mense sostituendole con bottiglie di acqua del rubinetto, guardare con occhi maliziosi là dove facevano un'iniezione...non sono solo i farmaci che usano per stordire i pazienti insomma se avete la disgrazia di avere un figlio con dei problemi del genere la miglior cura è l'affetto ....che tutti abbiamo dei difetti o deficit come direbbero i medici. il miglior medico di noi stessi è noi stessi, intanto io mi sono rivolta ad un legale.


Postato da Anonimo in ALIMENTAZIONE E SALUTE di PIETRO BISANTI alle 10 novembre 2013 19:39



RISPOSTA

Buongiorno Anonima,
e grazie di aver voluto condividere la sua testimonianza.

Veniamo a noi.

La rete di assistenza psichiatrica in Italia è variopinta e variegata.

Come nelle migliori famiglie, si può trovare tanto il professionista "preparatissimo" e magari anche umano, che crede fermamente in quello che fa, quanto quello che alla prima "scenata" mette un paziente sul letto di contenzione.

Buttare fango a 360 gradi è quindi sbagliato e controproducente.

Il messaggio che vuole dare questo blog, frutto di vent'anni di esperienza del sottoscritto quale operatore delle Forze di Polizia, è che il sistema è marcio alla base, e che quindi anche gli sforzi dei singoli sono e saranno del tutto inutili.

Volete sapere come dovrebbe essere la psichiatria moderna?

Personale con un altissimo senso di umanità.

Strutture atte ad accogliere pazienti con camere di contenzione (non letti con cinghie), ove chi giunge in stato psicotico possa essere salvaguardato dal fare del male a se stesso e/o agli altri.

Uso di psicofarmaci ridotto praticamente allo ZERO, con infinitesimali eccezioni solo ed esclusivamente in caso di assoluta emergenza e per un limitatissimo periodo di tempo.

Impostazione di un'alimentazione totalmente vegana, il più crudista possibile, con l'eliminazione di ogni sostanza chimica che possa interferire con la delicata biochimica cerebrale.

Osservazione TOTALE di qualunque causa organica possa portare alla manifestazione psichiatrica in atto. Sapete che tantissimi farmaci di uso comune, dagli antibiotici agli inibitori della pompa protonica, da i farmaci per curare l'acne a quelli contro la caduta dei capelli, possono portare severe reazioni di ordine psichiatrico?

Disintossicazione TOTALE e graduale da qualunque sostanza stupefacente legale e/o non.

Assistenza psicologica vera e concreta, senza dipendenze, aiutando la persona a riappropriarsi della propria vita.

Cibi puliti e pensieri puliti: amore contro odio e frutta e verdura contro il moderno cibo spazzatura.

Così si guarisce per sempre. Tutto il resto sono frottole





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NAPOLI: FINALMENTE RIAPRE PIAZZA GARIBALDI, TRA UTOPIA E AVVENIRISMO

Il 2 dicembre prossimo sarà aperta al pubblico la stazione «Piazza Garibaldi» della LINEA 1 DELLA metropolitana. SARA’ ANCHE L’OCCASIONE PER la posa della prima pietra per la tratta Centro direzionale-Capodichino

I lavori di ammodernamento alla Piazza Garibaldi di Napoli sembrano finalmente giungere a termine: il 2 dicembre prossimo sarà aperta al pubblico la stazione «Piazza Garibaldi» della metropolitana di Napoli. Un tassello che dà abbrivio alla nuova «Linea Circolare». In quella data sarà infatti anche posta la prima pietra per la tratta Centro direzionale-Capodichino, che farà sì che anche Napoli, al pari di diverse capitali del Mondo, usufruirà della linea metro fino all’aeroporto; sopperendo alle ataviche carenze dei bus o agli “scippi” dei tassisti ai danni dei poveri turisti.

IL PROGETTO DI DOMINIQUE PERRAULT- La next station è curata dall'architetto e urbanista francese Dominique Perrault, lo stesso che sta curando la ristrutturazione del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo, della Biblioteca François Mitterrand di Parigi, del Velodromo e piscina olimpica di Berlino ma anche la riqualificazione della cava ex-Rainone di Salerno.
Il progetto, che è stato pensato come intervento di riqualificazione di piazza Garibaldi, realizza un grande nodo del ferro tra Circumvesuviana, FS, Linea 2 e Linea 1. La futura piazza - si legge sul sito della Metrolitana di Napoli - si articola in due zone. A nord una successione di giardini e spazi pedonali è scandita dagli accessi alla rete di servizi e al parcheggio nel sottosuolo. A sud la grande galleria ipogea collega le stazioni sottolineata da una lunga pensilina.
La struttura, prosecuzione ideale di quella esistente di Nervi, è realizzata da un telaio di acciaio che incornicia frammenti di tessuto polimerico di grandi dimensioni. Next station: Garibaldi, appunto.

I PUNTI INTERROGATIVI -  Non mancano comunque i paradossi in pieno stile napoletano. Intanto stupisce che gli operai che lavorano febbrilmente al cantiere in questi ultimi giorni non indossino il casco previsto dalla legge. Eppure stiamo parlando di lavoro indetti da un’amministrazione pubblica e non di una piccola ditta privata. Ancora, nel video del progetto si vedono poche macchinine passare: ma il nuovo design è anche a prova di traffico partenopeo?! Infine, nel video non compaiono i tanti vucumpra’ che in fila indiana buttati per terra occupano i marciapiedi. Scompariranno magicamente anche nella nuova Piazza o ci sarà un effettivo controllo delle autorità competenti?

Ecco il video del progetto, tra utopia e avvenirismo:
                                                                   

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IN LOMBARDIA TUBERCOLOSI E PSORIASI PIU’ DIFFUSE CHE ALTROVE

UN TERZO DEI CASI DI TBC IN ITALIA SI TROVA LI’, DI CUI UNO RECENTE MULTIRESISTENTE AI FARMACI. NELLA STESSA REGIONE RISCONTRATO IL16% DEI CASI DI PSORIASI TOTALI IN ITALIA

I tifosi interisti e milanisti lombardi che continuano a chiamare “colerati” i napoletani, forse non sanno che la loro regione è ancora diffusamente afflitta da due patologie dalle origini millenarie: la Tubercolosi e la Psoriasi. La prima, riscontrata per la prima volta già nel 4000 a.c., fa registrare il 30% dei casi italiani nella sola Lombardia (il 25% nella sola Milano); la seconda fu riscontrata per la prima volta nel 2000 a.c. e in Lombardia ne soffrono 400mila persone (16% dei casi in Italia).

UN TERZO DEI CASI DI TBC IN ITALIA SI TROVA IN LOMBARDIA, UN QUARTO DEI CASI NELLA SOLA MILANO – Secondo un  rapporto del 2008, nato dalla collaborazione tra l’Ufficio V Malattie infettive - Dipartimento della prevenzione del Ministero della salute, l’Istituto superiore di sanità e l’Agenzia sanitaria e sociale della Regione Emilia-Romagna (che ha coordinato un progetto sulla sorveglianza della tubercolosi finanziato dal CCM-Ministero della salute), Il trend decennale dell’incidenza per macroarea geografica mostra una tendenza in leggero aumento (seppure tra varie oscillazioni) al Nord Italia, pare relativamente stabile al Centro, in diminuzione nel Sud e nelle Isole. Infatti, la media annuale del tasso di incidenza nel decennio 1999-2008 è di 10,2 casi ogni 100.000 abitanti al Nord, 9,5 casi al Centro, 3,8 casi/100.000 al Sud e 3,2 casi/100.000 nelle Isole, mentre nel 2008 i tassi ogni 100.000 abitanti sono stati di 11,4 nel Nord, 9,2 nel Centro, 2,6 nel Sud e 1,3 nelle Isole (Figura 4.1). Nel complesso, al Nord sono stati notificati, nel periodo in esame oltre il 59% dei casi, il 24% al Centro, il restante 17% tra Sud (12%) e Isole (5%).
Nel 2008, l’analisi delle percentuali dei casi notificati per regione e ripartizione geografica mostra come quasi il 90% dei casi provenga da Nord e Centro Italia. Un terzo dei casi notificati (circa il 29%) compete alla Lombardia, seguita da Lazio (13% dei casi), Veneto (circa il 12% dei casi), Emilia-Romagna (circa l’11%) e Piemonte (circa il 9%); queste quattro regioni hanno
notificato nel 2008 più del 70% dei casi totali di TBC.
Nel 2008, il tasso di incidenza più elevato si è riscontrato in Lombardia (oltre 13 casi/100.000 abitanti); seguono l’Emilia-Romagna (11,4 casi /100.000 abitanti), il Veneto e la Provincia autonoma di Bolzano (10,7 casi/100.000 abitanti). L’analisi per Provincia di notifica evidenzia come un quarto dei casi sia notificato a Roma e a Milano (valore % cumulato).
Dal 2008 al 201 invece è stato registrato un incremento tra i più giovani e soprattutto tra i bambini (0-14 anni) con un'incidenza che è passata da 2 a 2,8 casi ogni 100 mila abitanti. Circa un 50 per cento in più.

GLI ULTIMI DUE CASI A MILANO- E’ multiresistente ai farmaci il ceppo, proveniente dall’Europa dell’est, che ha colpito uno dei due bambini ricoverati a Milano per tubercolosi. “Casi pediatrici con ceppi del genere non sono mai stati riscontrati, in Nord Italia, negli ultimi 30 anni”, ha spiegato Susanna Esposito, direttore dell’unità pediatrica ad alta intensità di cura del Policlinico di Milano. “Abbiamo solo due casi simili in adulti risalenti a circa un anno e mezzo fa”. Le condizioni cliniche dei bambini sono sotto controllo, fanno sapere i medici, che però sono costretti a un particolare trattamento con cinque farmaci.
Sono compagni di classe, in una scuola media della zona nord est di Milano, i ragazzini ricoverati. Il caso più grave è quello del piccolo da cui è partito il focolaio, che “è contagioso e ha una forma di tbc multiresistente ai farmaci”, spiega la dottoressa Esposito. A seguire e coordinare i trattamenti è un team di esperti, riunitosi in Regione, e che coinvolge il centro di controllo sulla tubercolosi dell’ospedale Niguarda, il Centro Oms del San Raffaele, l’Asl di Milano e il
Policlinico di Milano. L’altro bambino, invece, ha una pleurite tubercolare, “quindi ha sviluppato la malattia ma non è contagioso, causata sempre dallo stesso microorganismo multiresistente. Per lui la terapia è un po’ meno forte”. E poi ci sono due casi che hanno una forma primaria ma asintomatica, quindi non sono considerati malati, e altri positivi ma che non hanno sviluppato la malattia. Tutti questi casi meno gravi saranno tenuti sotto stretto controllo medico, con un monitoraggio di 12-18 mesi. in totale, sono più di 500 i casi di tubercolosi in forma attiva diagnosticati, in età pediatrica, in Italia tra il 2010 e il 2012, e rilevati dal registro nazionale per la tbc in età pediatrica costituito dalla Società italiana di infettivologia pediatrica

IL 16% DEI CASI DI PSORIASI NELLA SOLA LOMBARDIA - La psoriasi è una malattia cutanea infiammatoria cronica che ha conseguenze importanti sulla percezione dell’immagine corporea, sulle relazioni sociali e sulla qualità di vita del soggetto affetto.
In Italia esistono ben 2 milioni e mezzo di casi: di questi una popolazione stimabile nell’ordine del 10% soffre di forme estese di psoriasi e tra questi una minoranza di forme gravi (psoriasi artropatica, psoriasi eritrodermica, psoriasi pustolosa generalizzata). A cavallo tra marzo e aprile scorsi furono anche indette campagne pubblicitarie informarive.
In Lombardia sono almeno 400.000 le persone che soffrono di questo disturbo, fin troppo spesso diagnosticato e non adeguatamente trattato, soprattutto nella sua forma lieve-moderata. Trattasi dunque del 16% di tutti i casi riscontrati in Italia. Il problema è molto sentito, tant’è che ieri si è tenuto un incontro dal titolo “Psoriasi: la terapia interattiva”, patrocinato dalle principali Società Scientifiche della Dermatologia nazionale e parteciperanno inoltre importanti dermatologi lombardi. Lo scopo è quello tentare di migliorare l’approccio diagnostico e terapeutico di questa patologia, personalizzandone della cura.


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