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VERSO EXPO 2015, TRA APPALTI ILLECITI E COLATE DI CEMENTO

L’EVENTO INTERNAZIONALE, CHE AVRA’ LUOGO A MILANO, HA GIA’ VISTO L’EMERGERE DI PIU’ INCHIESTE RIGUARDO LE GARE D’APPALTO, SULLE QUALI SI ANNIDA L’OMBRA DELLA ‘NDRANGHETA. SI PARLA INOLTRE DI SOVRASFRUTTAMENTO DEL TERRITORIO.

Mancano meno di due anni all’inizio di Expo 2015, che avrà luogo a Milano (nei comuni di Rho e Pero, un’area ex industriale di 110 ettari adiacente al nuovo polo espositivo di Fiera Milano) tra il 1º maggio e il 31 ottobre 2015. Expo Milano 2015 è organizzata da Expo 2015 S.p.A., società costituita dal Governo Italiano, dalla Regione Lombardia, dalla Provincia di Milano, dal Comune di Milano e dalla Camera di Commercio di Milano. Il tema proposto per la Expo è “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”, e vuole includere tutto ciò che riguarda l'alimentazione: dal problema della mancanza di cibo per alcune zone del mondo, a quello dell'educazione alimentare, fino alle tematiche legate agli OGM. Ci saranno dunque convegni, mostre, esposizioni.
Un evento che lascerà il segno. Ma non perché risolverà i problemi che si troverà a dibattere, bensì per la colata di cemento progettata per il suo svolgimento e per gli affari che il solito trio di tangentopoliana memoria “imprenditori-politici-mafiosi” sta mettendo in piedi in questi anni. Le inchieste della magistratura non possono seguire il passo della realizzazione delle opere, perché Expo si avvicina e bisogna fare in fretta. Qualcosa comunque sta già emergendo, come denuncia il Centro Sociale Sos Fornace - No Expo.

IL PRIMO CASO - Il primo appalto di Expo è stato vinto dalla CMC, “coop rossa” solo per definizione con un ribasso del 40% e un’offerta di 58 milioni di euro. Il 19 maggio 2012 abbiamo denunciato che tra le aziende dei subappalti c’erano il Consorzio Stabile Litta (il cui vicepresidente è indagato per turbativa d’asta e per una tangente da 30.000 euro all’allora consigliere regionale del Pdl Giammario) e la Testa Battista (coinvolta per una tangente di 50.000 euro all’ex vicepresidente della Regione Lombardia Nicoli Cristiani, tramite l’imprenditore Locatelli, arrivato terzo alla gara d’appalto). Il 25 maggio 2012 è emersa l’inchiesta della Magistratura per turbativa d’asta, con l’ipotesi che le imprese che hanno partecipato alla gara abbiano fatto un cartello per spartirsi gli appalti. Pochi giorni dopo viene revocato il subappalto da 15 milioni di euro alla Elios, indagata per inquinamento ambientale a Novara, ma dopo un ricorso al Tar e la soddisfazione di Pisapia per l’efficacia del protocollo per la legalità, verrà riammessa. Ed è la stessa Elios a beneficiare di buona parte dei 28 milioni di euro aggiuntivi richiesti dalla CMC e concessi nel 2013 dalla società Expo spa, come extracosti (pari al ribasso sulla base d’asta!) per conferire in discarica i terreni inquinati, opera nemmeno menzionata nel capitolato ma ampiamente prevedibile sin dai primi carotaggi effettuati nel 2010. Anche questo fatto è stato da noi denunciato senza che dalla politica arrivasse nemmeno un commento di preoccupazione.

GLI ALTRI APPALTI - La storia si ripete negli appalti successivi. Quello della Piastra, valore 272 milioni di euro, assegnato con un ribasso di 106 milioni ad un cartello di imprese che fanno riferimento alla mafia (Ventura spa) e agli ex ministri Galan e Matteoli (Mantovani di Mestre e Socostramo di Roma) e il tutto emerge da un’inchiesta di Fabrizio Gatti sull’Espresso del 29 novembre 2012, che commenta “raccontati da questa prospettiva, i lavori per l’Expo sembrano un’altra storia. Una grande coalizione attraverso le imprese. Da sinistra a destra. E ben oltre”. Anche su questo appalto è stata aperta un’inchiesta per turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, che vede coinvolto il Direttore Generale di Infrastrutture Lombarde Antonio Rognoni.
E ancora, nell’appalto per la sottovia di Pero, la Fondazioni Speciali, che vince l’appalto per realizzare il collegamento tra Molino Dorino e l’A8, viene estromessa a seguito di un’informativa della Prefettura, in quanto il responsabile milanese dell’azienda è uno dei 300 arrestati in Lombardia nell’inchiesta sulla ‘Ndrangheta, ma il Tar riammette l’impresa nei cantieri di Expo.

LE RIVELAZIONI DELL’ASSESSORE ZAMBETTI - Come funziona il sistema ce lo spiega anche la storia di Zambetti, assessore alla casa della Regione Lombardia, arrestato nell’ottobre del 2012 per avere pagato 200.000 euro alla ‘Ndrangheta in cambio di 4.000 voti, con la promessa di entrare negli appalti di Expo 2015.

EXPO 2015 COME FINTA PANACEA PER LA DISOCCUPAZIONE E IL PROBLEMA CASA - Le ridicole promesse di Pisapia che l’Expo porterà 200 mila posti di lavoro sono un pugno in faccia a chi vive la crisi sulla propria pelle. Se la dichiarazione di Pisapia fosse vera 20.000 cassaintegrati e disoccupati (il 10% secondo il protocollo di legalità) avrebbero grazie ad Expo un posto di lavoro. Ma quanti tra i disoccupati e i cassintegrati del nostro territorio lavorano nel cantiere di Expo?
E ancora, con l’operazione Expo verranno costruite migliaia di metri cubi di nuove case sui terreni che dopo l’Esposizione Universale saranno resi edificabili per ripagare il costo spropositato pagato ai proprietari dei terreni, Fiera Milano e Cabassi. Altri appartamenti nuovi saranno realizzati nell’area di Cascina Merlata. E altre migliaia di metri cubi di residenziale sono previsti nell’area ex Alfa Romeo dove sorgerà un parcheggio da 4.000 posti auto per Expo.
E’ questa la risposta al bisogno di casa di chi vive sul territorio? La realtà è che ci sono tantissimi appartamenti pubblici e privati sfitti e vuoti e tantissime persone che hanno bisogno della casa, strozzate da lavoro precario e affitti inaccessibili. Le scuole e gli ospedali pubblici cadono a pezzi, gli investimenti nel settore dell’istruzione, dell’edilizia scolastica e della sanità sono sempre più scarsi e il patrimonio si sta progressivamente sgretolando mentre si investe in opere che cancellano il poco verde rimasto.
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la fine della scuola si avvicina

l'altro ieri ho ritirato in autoscuola il foglio rosa e la famosa "P" di principiante.
martedì dovrei avere la prima guida e speriamo di non far danni! però in fin dei conti con l'istruttore vicino mi sento più sicura. e se tutto va bene entro fine luglio voglio avere la patente.

intanto siamo arrivati all'ultima settimana di scuola e da lunedì posso cominciare a pensare in modo serio alle vacanze! oddio, con questo tempo così brutto mi passa la voglia anche di pensare all'estate e solo guardando i costumi belli esposti nelle vetrine dei negozi mi viene freddo!
però, la cosa importante è essere a casa, dormire e riposarsi.
questo anno scolastico è andato molto meglio dello scorso, forse perché non ho perso mesi e mesi di scuola, forse perché probabilmente sono uscita dal mio periodo di "depressione" post chemio e anche la mente era sgombra da cattivi pensieri e tristezza e questo ha lasciato più spazio allo studio... insomma spero che l'anno si concluda in modo positivo anche se ho in ballo matematica che probabilmente non è sufficiente.
ditemi come si fa ad avere una classe di 22 insufficienti in matematica su 28. un'insegnante come glielo spiega a consiglio di classe che 22 persone non studiano? io un esamino di coscienza me lo farei.
sta di fatto che probabilmente aiuteranno tante persone che come me, magari hanno solo quella materia... ma vista la "simpatia" dei miei professori nei miei confronti, sono sta convinta che il debito me lo daranno.
pazienza. per una materia non mi allarmo, l'importante è che riesca a ritagliare del tempo per iniziare a studiare almeno il programma di biologia e chimica per il test d'ingresso di aprile a medicina. voglio portarmi avanti perché durante la quinta non so se ce la farò a studiare sia per la maturità sia per il test d'ingresso senza contare che queste materie non sono più nel mio indirizzo dal biennio per cui non ho bisogno di "rinfrescare" la memoria, ho proprio bisogno di ristudiarmeli per bene onde evitare di fare un punteggio schifoso al test.

per il resto va tutto bene, oggi durante l'ora di ed fisica abbiamo giocato a pallavolo e io negli ultimi tempi stavo sempre in panchina perché non mi andava di giocare... avrei notato quanto sono peggiorata in questo sport che ormai non partico da due anni e non sentirmi più agile come prima nello sport che più amavo, credetemi, è frustante.
oggi invece non so per quale motivo ho deciso di riprovarci ed è stato fantastico.
l'energia che ci ho messo era palpabile nell'aria e benché avessi qualche lacuna nella tecnica perché di fatto, sempre da due anni non tocco palla, ho giocato bene e ho fatto delle schiacciate fenomenali.
il ruolo di schiacciatrice me lo avevano attribuito fin dall'inizio, quando in quarta elementare ho toccato palla per la prima volta e da allora non l'ho più abbandonato.
schiacciare mi dava un'energia pazzesca senza contare che scarica un sacco la tensione ed il nervosismo.
insomma sono stata davvero contenta e anche il prof mi ha fatto i complimenti.
sono una schiappa nell'atletica ma nello sport che più adoro, ancora non ho perso del tutto l'energia e la voglia. mi spiace solo che non potrò continuare... ma d'altronde tra i mille impegni del volontariato, tra lo studio del prossimo anno per non parlare di quello successivo se riesco a passare a medicina, la cosa è materialmente impossibile.

 
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PRIMA GALLINARI, POI VIDELA, INFINE LA RAME. LA SOLITA RAI DEMOCRISTIANA E OSCURANTISTA

IL TG1 MANDO’ UN SERVIZIO DENIGRATORIO SUI FUNERALI DELL’EX BR. IL TG2 NON HA PARLATO DELLA MORTE DI VIDELA E HA OMESSO CHE A STUPRARE L’ATTRICE DI TEATRO FURONO DEI FASCISTI

Torno a parlare di Rai, ovviamente ancora negativamente come fatto in precedenza per altre vicende. Si sperava che con un Governo tecnico prima e uno bipartisan poi, il servizio pubblico diventasse imparziale. Macché. In questa sede voglio parlare di tre servizi alquanto vergognosi, faziosi, tendenziosi, oscurantisti e offensivi, degni del peggior servizio pubblico democristiano, quasi neofascista oserei dire. Considerando come sono state trattate le tre personalità in causa: Prospero Gallinari, ex brigatista; Jorge Rafael Videla, ex dittatore argentino; Franca Rame, ex attrice di teatro.

I FUNERALI DI GALLINARI E LE OFFESE AL COMUNISMO – La sera di domenica 20 gennaio, il Tg1 ha trasmesso un servizio sui Funerali di Prospero Gallinari, ex militante delle Brigate rosse noto per aver ucciso la scorta di Aldo Moro e per essere stato il suo carceriere durante il sequestro. Dunque non stiamo parlando certo di un santo, ma di un terrorista sanguinario come tanti altri. Ma il servizio firmato Emma D’Aquino sembrava quasi irridere quanti vi hanno partecipato, legati a Gallinari dalla stessa ideologia. Un filmato tendenzioso, mirato non solo ad attaccare l’estrema sinistra, il defunto stesso e quanti hanno partecipato ai suoi funerali, ma il comunismo in generale come credo politico. Chissà quanti, di sinistra, che pagano puntualmente il canone, in quel momento si sono sentiti offesi e derisi per ciò in cui hanno creduto magari tutta la vita. Ecco il filmato, giudicate voi:

IL TG2 NON PARLA DELLA MORTE DI VIDELA - Il giorno che è morto Videla, l'ultimo dei dittatori ancora in vita, è stata data notizia in tutti i TG del mondo. Tutti tranne il TG2. «Videla, responsabile di genocidio», è stato uno dei titoli della tv di Buenos Aires, alla notizia della morte di Jorge Rafael Videla, l'uomo che guidò il golpe del 1976 contro Isabel Peron, la vedova di Juan Domingo Peron.
Durante i 5 anni di potere di Videla, scomparvero fino a 30.000 dissidenti o sospettati tali (9.000 accertati secondo i rapporti ufficiali del CONADEP) su 40000 vittime totali. Tra queste ricordiamo anche studenti, per la maggior parte minorenni, equestrati, sottoposti ad indicibili torture e uccisi. O detenute incinte o uccise prima di partorire, oppure fatte prima partorire coi loro figli dati in adozione a militari o autorità di Governo.
Tra le vittime di Videla ci furono tanti e tanti italiani, d'origine e figli di nostri emigrati. E ci sono state tante italiane tra le mamme di Plaza de Mayo, ora nonne, irrefrenabili cacciatrice della verità sugli anni di dittatura di Videla. Questo e tant'altro non ha smosso il TG2. Non era notizia.

FRANCA RAME NON FU STUPRATA DA FASCISTI, ALMENO PER IL TG2 - Nel ricordo di Franca Rame, l'incredibile omissione del fatto che la grande attrice fosse stata stuprata dai fascisti. Anzi, nell'ambiguità del racconto è parso anche che l'attrice si fosse in qualche modo cercata lo stupro per l'uso della sua bellezza fisica. Alla faccia di tutte le campagne contro il femminicidio e la violenza sulle donne.
E sì, perché nel servizio mandato in onda nell'edizione delle 13 e firmato da Carola Carulli (vagamente tendenzioso, ma su questo torneremo poi...) c'è un cenno alla terribile esperienza dell'attrice, violentata dopo essere stata sequestrata. Ma non una parola su chi e perché: era una comunista impegnata politicamente e i fascisti - sobillati da alcuni settori dell'Arma dei carabinieri che li proteggevano - vollero darle in quel modo una lezione. Tanto che l'ineffabile giornalista ha detto: "Finché il 9 marzo del 1973 fu sequestrata e stuprata. Ci vollero 25 anni per scoprire i nomi degli aggressori, ma tutto era caduto in prescrizione". Chi erano questi aggressori e perché? Silenzio del Tg2, hai visto mai che alla vigilia del ballottaggio per il sindaco di Roma si dia fastidio ad Alemanno? Peccato, perché il Tg2 ha perso una grande occasione per raccontare davvero la biografia di una grande attrice politicamente impegnata e che ha sempre pagato di persona le sue scelte.
Ma invece nel pezzo tendeziosetto e giustificazionista si diceva testualmente: "Una donna bellissima Franca, amata e odiata. Chi la definiva un'attrice di talento che sapeva mettere in gioco la propria carriera teatrale per un ideale di militanza politica totalizzante; chi invece la vedeva coma la pasionaria rossa che approfittava della propria bellezza fisica per imporre attenzione. Finché il 9 marzo del 1973 fu sequestrata e stuprata. Ci vollero 25 anni per scoprire i nomi degli aggressori, ma tutto era caduto in prescrizione".
Ma è triste il "finché" con il quale è stato collegato il primo passaggio a quello successivo. E' stata una "che approfittava della propria bellezza fisica per imporre attenzione finché...". Finché? La giornalista (e meno male che è una donna) vuole forse dire che se l'è andata a cercare? Che siccome aveva usato la bellezza fisica (il che tra l'altro è un falso) aveva provocato la reazione?

Qualcuno obietterà dicendo che anche il Tg3 è fazioso. Vero, ma almeno rispetta i morti e le ideologie altrui. Basta guardare come ha parlato della morte di Pino Rauti, che di certo non era un comunista. Anzi.

(Fonti: TG1, TG2, Wikipedia, Globalist1, Globalist2)
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DALLA PASTA AL VEGETARIANO, MCDONALD’S SI ADEGUA ALLE TRADIZIONI LOCALI

SIGLATO UN ACCORDO CON LA BARILLA CHE CONSENTIRA’ DI VENDERE INSALATE DI PASTA ALL’INTERNO DEL NOTO FAST FOOD

Non conosce crisi la multinazionale del Fast food McDonald’s, che ha superato brillantemente qualsiasi scandalo che la riguardava direttamente (i bicchieri nocivi di Shrek, un film accusatorio o il panino che dopo 14 anni resta uguale) o spauracchio che ha riguardato la salute di qualche animale (su tutti la Mucca pazza). L’ultima strategia che ha messo in atto riguarda l’adeguamento dell’offerta alimentare ai gusti tradizionali del Paese ospitante. In Italia ad esempio potremo trovare l’insalata di pasta con le pennette Barilla.

LO STRANO CONNUBIO REDDITIZIO- Per avere subito le dimensioni del business basta dire che da qui alla fine del 2013 le previsioni di vendita delle insalate di pasta toccano quota 2 milioni. E se tutto filerà liscio l'intenzione dell'inedita abbinata italo-americana è di estendere l'accordo al resto d'Europa, cominciando dai Paesi legati alla dieta mediterranea come Francia, Spagna e Portogallo. Spiega Roberto Masi, amministratore delegato di Mc Donald's Italia: «In passato siamo stati descritti come la quintessenza della standardizzazione internazionale, adesso vogliamo invece avvicinarci ai gusti, ai sapori e alle abitudini italiane. Lo facciamo in molti dei Paesi in cui siamo presenti ma in Italia ci crediamo di più perché abbiamo la fortuna di poter dialogare con l'eccellenza dell'industria agro-alimentare». Prima di Barilla altri esperimenti erano stati varati utilizzando il Parmigiano reggiano, lo speck, la mozzarella e il formaggio Asiago. E più in generale tutta la politica degli acquisti è rivolta a valorizzare il territorio.
I Mc-ristoranti in Italia sono 464, ci lavorano 17 mila addetti di cui il 40% full time e il resto a tempo parziale. Dopo l'annuncio, che lo stesso Masi aveva dato nei mesi scorsi, di 3 mila assunzioni part time di giovani, il gruppo ha messo su una sorta di carro di Tespi delle assunzioni. A Parma e a Monfalcone hanno fatto la coda in mille per proporsi e numeri simili si aspettano per le prossime puntate siciliane, a Messina e Gela. Dai consumatori italiani la McDonald's ricava circa un miliardo di euro l'anno e continua nonostante la crisi a crescere attorno al 5%. Nel fatturato della multinazionale americana siamo il decimo Paese al mondo e il quarto in Europa. Le nuove insalate di pasta Barilla saranno messe in vendita a 5 euro e come detto a fine 2013 dovrebbero portare, da sole, a ricavi per 10 milioni di euro. In base alle simulazioni formulate dagli uomini di Masi il nuovo piatto dovrebbe interessare i consumatori che non amano l'hamburger e in particolare il target femminile adulto che mette piede assai raramente da McDonald's.

BARILLA SEMPRE PIU’ MULTINAZIONALE- Visto dal versante di Parma l'accordo con gli americani è un altro tassello nella coraggiosa strategia di crescita (di cui ho già parlato qui) che dovrebbe portare il gruppo a raddoppiare il fatturato entro il 2020, passando da 3 a 6 miliardi di euro. Una sfida titanica per di più lanciata nel pieno della Grande Crisi quando tutto intorno si parla di chiusure, licenziamenti e cassa integrazione. L'arrivo a Parma del nuovo amministratore delegato Claudio Colzani, un ex manager Unilever, sta dando nuovo impulso alla strategia commerciale. «Per noi l'intesa serve ad aprire un nuovo canale di vendita e a diffondere un'alimentazione più sana e più equilibrata. Forniamo già la ristorazione tradizionale ma vogliamo adeguarci al cambiamento degli stili di vita e di conseguenza testare anche altre strade» dichiara Colzani. È chiaro che a Parma guardano con speranza alle potenzialità dell'accordo di oggi visti i 7 mila punti vendita McDonald's aperti in Europa e i 30 mila nel mondo. Ma per raddoppiare il fatturato si è pronti ovviamente ad entrare in nuovi mercati come Asia e Brasile e a sperimentare anche soluzioni di e-commerce. L'attenzione agli States però resta e sarà ribadito dalla scelta di aprire in ottobre a New York un ristorante di qualità a marchio Academia Barilla.
Se è sempre più evidente che i fratelli della pasta (Guido, Luca e Paolo) puntano a trasformare un'azienda concentrata sul mercato domestico in una global company presente in oltre 100 Paesi del mondo, fino a oggi nessuno avrebbe pensato che questa strategia sarebbe passata da un accordo con l'impero del fast food. Che in molti giudicheranno spregiudicato. Ma la sensazione è che dovremo fare l'abitudine a un gruppo più grintoso, come testimoniano anche le esplicite prese di posizioni di Guido Barilla a favore di una rivisitazione del modello associativo della Confindustria.

GLI ALTRI ESEMPI – Ma le pennette all’insalata sono solo l’ultima trovata di McDonald’s. In Francia da gennaio sono in commercio il “Mc Baguette” (hamburger con pane alla francese), il “Mc Cantal” (hamburger con formaggio francese certificato), il “Charolais” (a base di carne bovina 100% francese), il sandwich al Camembert e una versione rivisitata della baguette jambon-fromage (prosciutto e formaggio). Appropriandosi in tal modo di quello che è un vero e proprio monumento nazionale: la baguette, il panino più venduto nel Paese da sempre.
In India ha aperto il suo primo punto vendita vegetariano, dato che la popolazione indiana è per il 42% vegetariana. E in più, come noto, qui si considerano le vacche come sacre, mentre la comunità musulmana non mangia carne di maiale. La prima sede è sorta accanto a un sito turistico molto affollato: il Tempio d’Oro di Amritsar, nel nord dell’India. La società prevede inoltre di aprire un’atra filiale ‘veg’ in prossimità del Devi Vaishno, una grotta-santuario nel Kashmir che è luogo di pellegrinaggio per migliaia di indù. Due saranno i panini ‘rivoluzionari’: il McAloo Tikki, fatto con una patata fritta piccante, ed il McMaharaja, che sostituisce il famoso hamburger di manzo con il pollo.
In Cina invece i clienti possono trovare tazze di mais fresco e coppe di fagioli rossi.
Quest’adeguamento è anche dovuto all’esigenza di rispondere a una concorrenza sempre più agguerrita, pronta a soddisfare quanti praticano l’alimentazione vegetariana per principio o semplice dieta. In Olanda ad esempio si è aperta una catena di fast food vegetariani: i Vegetarian Butcher, mentre a Manhattan e a Parigi c’è Maoz, che vende polpette di ceci e insalate pronte.


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GRILLO, DA CINQUE STELLE A BED AND BREAKFAST

DOPO IL BOOM DELLE POLITICHE, ALLE AMMINISTRATIVE IL MOVIMENTO CINQUE STELLE HA REGISTRATO UNA BRUSCA BATTUTA D’ARRESTO IN TUTTE LE CITTA’. HA VINTO COMUNQUE L’ASTENSIONISMO

Le elezioni amministrative hanno confermato un trend ormai costante da anni: la disaffezione degli italiani non solo alla politica, ma al sistema democratico, di cui le elezioni sono l’anima. Alle urne si sono recati infatti il 62% degli aventi diritto, un dato medio che sarebbe stato più basso di 10 punti se non fosse per l’ottima affluenza registratasi al Sud, dove ha superato il 70%. Ma si sa giù come funziona, le elezioni si disputano soprattutto col “porta a porta”, tra familismi, campanilismi e voti di scambio. Al Centro-nord ha vinto l’astensionismo, con tante città nelle quali l’affluenza ha superato a stento il 40%, mentre a Roma ha toccato a malapena il 53. Neppure il fenomeno Grillo è riuscito a mitigare questa piaga, come invece era accaduto in parte alle politiche. Il Movimento cinque stelle ha fatto registrare un dimezzamento dei voti e in alcuni casi perfino la perdita di 2/3 delle preferenze.

I NUMERI DEL FLOP - Alle regionali in Val D'Aosta, l'M5S ha preso il 6,6, ovvero tre volte meno di quanto registrato alle politiche, il 18,6 per cento. Mentre i dati del test decisivo di Roma, dicono che il candidato del movimento di Grillo, Marcello De Vito, si è attestato intorno al 13%, esattamente la metà di febbraio, allora i Cinque Stelle sbancarono con il 27,3 %. La caduta è ovunque: a Brescia si passa dal 16 al 6 e a Siena, dove ci si aspettava un boom dell'M5S, visto lo scandalo del Montepaschi, il voto scende drammaticamente dal 20 al 7,5. Ad Ancona i voti per Grillo sono stati praticamente dimezzati.

A PESARE FORSE I CONTINUI NO E L’ARROGANZA DEI CAPIGRUPPO – Probabilmente il popolo grillino non ha perdonato al M5S il mancato accordo con Bersani, che ha di fatto portato alla rielezione di Napolitano e a un Governo inciucista Pd-Pdl. La base del Movimento avrebbe voluto un accordo col centro-sinistra, ma Grillo rispose che chi sperava in ciò aveva sbagliato a votarli. L’elezione dei due Presidenti delle Camere aveva lasciato ben sperare e invece tutto è poi naufragato dopo i diktat del comico genovese, probabilmente durante il famoso incontro-gitarella nell’Agriturismo in provincia di Roma.
Altro fattore, l’arroganza con cui si sono posti all’incontro con Bersani prima e di volta in volta ai giornalisti poi, i due Capigruppo alle Camere Vito Crimi e Roberta Lombardi, sentitisi forti dopo il successone elettorale di fine marzo. Nonché la mancata partecipazione ai talk show, con la venuta a mancare di un confronto con gli altri candidati. Forse dopo la batosta di domenica e lunedì faranno un bagno di umiltà.

Insomma i Cinque Stelle, volendo escludere i dati dei piccoli comuni dove il loro risultato è quasi nullo, non vanno al ballottaggio in nessun capoluogo di provincia. Che la parabola di Grillo e Casaleggio sia già in fase discendente, dopo l’ascesa di Parma e il picco alle politiche? Staremo a vedere. Oggi, più che un Cinque stelle, il movimento sembra a stento un Bed and Breakfast.

SONDAGGIO


Che il Movimento 5 stelle sia amato soprattutto dai giovani è confermato in modo evidente da questi dati. Il grado di giudizio negativo sulle elezioni amministrative cresce col crescere della fascia d'età. 
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BUTTA I FIGLI DAL BALCONE: GRAZIE PSICOFARMACI

Tragedia della depressione a Busto Arsizio, in provincia di Varese, dove questa mattina una madre ha gettato i suoi due figli di sei e tre anni dal balcone della propria abitazione, al terzo piano. 

A dare l’allarme, chiamando la polizia e il 118, sono stati i vicini di casa. Precipitatisi sul posto gli agenti si sono sentiti dire dalla donna che “non ce la faceva più”, che non riusciva ad affrontare la vita di tutti giorni e i suoi problemi perché profondamente depressa.

I bambini, che dopo un volo di 8-9 metri si sono schiantati sul pavimento di un balcone al primo piano dello stabile, sono ora ricoverati in gravi condizioni; per entrambi la prognosi è riservata. Il figlio maggiore della donna ha subito un trauma cranico e si trova adesso all’ospedale di Legnano, la sorellina ha invece riportato un trauma addominale ed è stata ricoverata nel nosocomio di Busto Arsizio.

Secondo quanto ricostruito fin qui dalla poliziala madre, un’italiana, era da sola in casa con i figli quando si è consumato il dramma. Il marito era andato a fare la spesa. Conoscenti e vicini parlano ora di un fulmine a ciel sereno, di una famiglia all’apparenza tranquilla.
La donna è stata accompagnata in commissariato a Busto dove il suo racconto dei fatti e le sue condizioni psichiche sono state vagliate da chi indaga. Al pm che l’ha interrogata la madre avrebbe detto di essere terrorizzata per il futuro dei suoi figli. Secondo i primi accertamenti la donna era in cura con psicofarmaci e poco tempo fa era stata ricoverata per un mese. Ora è in stato di fermo, posta ai domiciliari in un ospedale psichiatrico.

Fonte www.crimeblog.it



COMMENTO

Non mi sembra ci sia molto da aggiungere.
Questa donna ha finito ormai la propria vita.
Gli psicofarmaci l'hanno a mio parere portata a compiere questo gesto, e gli psicofarmaci saranno parte della sua vita per sempre.
Probabilmente nessuno, ai primi segnali di "squilibrio", ha avuto il tempo o la voglia di prendersi cura di questo essere umano, scandagliando abitudini alimentari, di vita e spirituali per affrontare e sradicare la sintomatologia alla base.
Invece, si è deciso di sopprimerla con sostanze che mi fanno venire in mente le pozioni delle streghe nel Medioevo.
Arriverà un giorno in cui saliranno sul banco degli imputati i veri responsabili di questi allucinanti crimini: gli psicofarmaci.

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IO SONO UN PSICHIATRA E HO SEMPRE RAGIONE: ZITTO, ALTRIMENTI TI IMBOTTISCO.

Anonimo ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "DEGLI PSICOFARMACI SI PUO' SOLO PARLARE MALE":

CONCORDO con GALA anche io sono un operatore in una psichiatria e posso dire che ruota solo attorno ai farmaci sempre e comunque..O prendi i farmaci o li prendi lo stesso anche CRIPTATI a a tua insaputa..
 
È così, perché la legge da una importanza massima allo psichiatra, che se fa un TSO O ASO il sindaco lo firma e basta e si procede al ricovero coatto ..

Da lì in poi anche le famiglie sono convinte che ogni volta che il loro congiunto sara' nervoso o altro la soluzione unica sara' la spdc e prendere medicine sempre a vita natural durante.
 
Anche negli spdc piu' umani, si vietano comunque diritti elementari,  ricevere o fare telefonate,  uscire dal reparto da soli anche in regime di TSV ricovero volontario..ed altre cavolate inutili.
 
Il paziente bravo e' quello che prende i farmaci e non rompe i corbelli ai medici o al personale

Poi imbottito di medicine, chi lavorava come fa a lavorare di nuovo? Chi faceva sport come fa a praticarlo con sonnolenze e venti, trenta chili in piu' addosso minimo??...
 
Ai tossici non si permette la droga giustamente, ma si da la droga legale, metadone e psicofarmaci a bizzeffe perché sono si dice "doppia diagnosi" drogati o ex drogati e malati di mente..
 
Le case famiglia appena un paziente non prende la terapia o si arrabbia te lo rispedisce in psichiatria e quando si sarà calmato lo riprendono piu' rimbombato di medicine di prima.
 
La psichiatria è un fallimento totale perché le medicine non curano nulla ma bloccano taluni sintomi in maniera devastante..niente piu' sport, sessualita'..fame da lupi e obesi..
 
Se prendete una ragazza/o normale di peso e fisico dopo anni di medicine fisicamente non la riconoscete piu' ..devastata fisicamente obesa e sformata
 
È un fallimento totale perché è una pseudoscienza che funziona in base a chi vede il malato, uno psichiatra dice una cosa un altro ne dice un'altra e si va per tentativi sempre farmacologici e basta..
 
Nessuna tac, radiografia, esame ematico dice se lo psichiatra ha ragione. Nessun esame prova, nulla di nulla di nulla, solo quanti farmaci hai nel corpo misurano..

Ritornano a casa e poi ritornano in psichiatria a vita..solo pochi fortunati ne escono ma sono veramente pochi..

Quando uno e' incazzato perché ricoverato ha sempre torto !!
Il medico prerisce farlo sedare che parlarci..tanto sa già che la ragione è sua perché medico laureato..

CHE SCIENZA È QUESTA ??...

F.to uno qualsiasi 



RISPOSTA
Buonasera "uno qualsiasi",
e grazie della sua testimonianza.
Senza se, senza ma, senza girarci intorno, senza mezze parole.
Quello che sta accadendo a milioni di esseri umani come noi è forse il più grande crimine contro l'umanità mai perpetrato fin d'ora.
Come Maresciallo dell'Arma dei Carabinieri ho il dovere di proteggere i miei concittadini contro un sistema malato e marcio, dove si sono persi di vista il vero valore e l'integrità di ogni essere umano in quanto tale.
Ho bisogno di testimonianze, tutte quelle che potete (email pbisant@hotmail.com).
A fine giugno uscirà il mio libro "LA PSICHIATRIA MODERNA VISTA CON GLI OCCHI DI UN CARABINIERE", dove si evidenzierà il fallimento totale di praticamente tutta la medicina allopatica, e della psichiatria in particolare.
La mia battaglia è informarvi, aprirvi gli occhi, in modo tale da poter fare delle scelte consapevoli.
Basta morti, basta vite rovinate. È ora di reagire. Adesso.





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effetti collaterali della chemioterapia: vincristina, adriamicina e bleomicina.

il primo post che ho scritto tempo fa sugli effetti collaterali della chemioterapia e della radioterapia  parlava in modo molto generale della mia esperienza in poco più di 6 mesi di cure per cui ho deciso di scrivere una serie di post dove parlare in modo un po' più dettagliato di tutto quello che i diversi farmaci e le diverse cure hanno provocato nel mio organismo.

parto con il presupposto che io ho effettuato 6 cicli di chemioterapia ABVD che tra tutte è forse quella un po' meno tossica; anche a livello di fertilità.
 l'acronimo ABVD è la sigla dei principali farmaci ( ma non gli unici aimè!) utilizzati durante le infusioni o le iniezioni in regime di DH ovvero l'ardiamicina, la bleomicina, la vincristina, la decarbazina.

l'adriamicina è quella che più comunemente chiamiamo con il nome di "chemio rossa" proprio perché il farmaco assume questo colore strano che tende a colorare il tubicino della flebo di rosa/ arancione appena inizia l'infusione ed è quella che tra tutte mi causava più problemi sia  a livello di nausea ( come ho già raccontato qui http://ilbuiodellanotte.blogspot.it/2013/01/cinv.html ) sia proprio a livello di stanchezza, spossatezza e diminuzione dell'efficienza del midollo osseo che produceva un numero sempre minore di globuli bianchi,  globuli rossi e piastrine aumentando maggiormente il rischio di contrarre infezioni, di dover fare trasfusioni di sangue a causa dell'anemia, e di poter avere emorragie se le piastrine erano troppo basse.

la vincristina e la decarbazina non mi causavano grossi problemi se non dei frequenti tremori alle mani e una notevole diminuzione dei riflessi da parte della vincristina.
spesso facevo fatica a scrivere con una penna perché la mano tremava e non era sufficientemente ferma oppure facevo fatica a salire le scale( più il farmaco si accumulava nel sangue e più odiavo qualsiasi tipo di gradino... durante gli ultimi cicli optavo per l'ascensore praticamente sempre.. e se dovevo salire sul pullman o sul marciapiede erano cavoli amari!)

la bleomicina è un farmaco che non mi dava  effetti collaterali immediatamente percepibili come la nausea o i tremori o ancora la stanchezza ma a lungo andare, mano a mano che si accumula nel sangue,   provoca tossicità ai polmoni causando possibile  fatica a respirare.
questo effetto collaterale della bleomicina per quanto riguarda la mia esperienza, si è fatto sentire fino circa 1 anno dopo la fine delle terapie soprattutto quando mi trovavo sotto sforzo.
se camminavo a passo sostenuto, se semplicemente facevo 3 piani di scale per raggiungere la mia classe a scuola o se correvo i 1000 metri durante l'ora di ed. fisica; dopo pochi passi mi sentivo costretta a fermarmi e riprendere fiato perché mi sembrava di aver fatto una maratona.

probabilmente il mix tra bleomicina per 5 mesi endovena e i raggi della radioterapia al mediastino, è stato un cocktail che ha influito molto,  tanto è vero che, un po' per la prassi e un po' per il fastidio che provavo, i medici dell'ematologia hanno deciso di farmi fare la spirometria una volta l'anno.
è un esame che dovrebbe ( e dico dovrebbe perché spesso le assistenti inveiscono contro di noi, poveri pazienti, perché secondo loro non siamo in grado di soffiare in modo decente all'interno di uno stupido tubicino) capire attraverso il respiro, la funzionalità dei polmoni.
il fastidio che ho provato mi ha creato un po' di problemi soprattutto a scuola quando nell'ora di ed fisica mi sentivo costretta a fermarmi di continuo durante i 1000 metri o una corsa più tranquilla perché mi sentivo come se stessi respirando con un solo polmone... come se avessi poca aria.
per fortuna sono già 4/5 mesi che questo fastidio sembra si stia attenuando... e dalla spirometria programmata per settembre, spero di noti un miglioramento!

oltre a questo cocktail di farmaci micidiali, la prima terapia di ogni ciclo era con ciclofosfamide e sempre bleomicina, vimblastina ecc...
ecco, con la prima terapia di ogni ciclo non stavo particolarmente male anche se questo senso di malessere che sembravo non provare con il ciclofosfamide era solo apparente.
non stavo male a livello fisico ma quando facevo la terapia in dh ero costantemente, per 8 ore, attaccata alla sacca di liquidi per fare in modo che anche i reni e la vescica fossero più protetti.( questo tipo di farmaco è particolarmente tossico per i reni e la vescica)
non per niente quando tornavo a casa le infermiere mi raccomandavano di bere, bere, bere, bere.
non è stato semplice all'inizio ma poi, mano a mano che avanzava l'estate mi veniva anche naturale...
parlando a livello più generale, ogni volta che facevo chemio avevo l'umore alterato e piangevo, ridevo, ero incazzata... insomma, non si sapeva che cosa ci si poteva aspettare da me.
oltre a questo poi, avevo i ritmi del sonno scombussolati. non riuscivo a dormire bene e mi svegliavo quasi ogni ora. se ripenso a quel periodo mi viene l'ansia! e pensare che sono sempre stata un piccolo ghiro!

..................continua.........
 
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QUANDO FACEBOOK SPINGE GLI ADOLESCENTI AL SUICIDIO

DUE RAGAZZI DI 14 E 15 ANNI HANNO DECISO DI FARLA FINITA PER LE OFFESE A SCUOLA E SUI SOCIAL NETWORK, DOVE SI STA ANNIDANDO IL CYBERBULLISMO

Il bullismo è un fenomeno vecchio quanto la scuola, con il bulletto di turno che schernisce il compagno più timido o più gracilino. E oggi, adeguandosi ai tempi, è approdato anche sui Social network, assumendo il nome più moderno di Cyberbullismo. Il malcapitato di turno non solo deve sorbirsi minacce e offese a scuola, ma deve vedersele spiattellate anche su internet, viste da migliaia di persone. Così luoghi di piacere e moderni passatempi diventano veri incubi, con i più fragili che arrivano perfino a farla finita. Di recente sono accaduti due episodi, nel giro di due mesi. Un ragazzo gay di 15 anni deriso per il suo modo di vestire e una ragazzina di 14 anni, per la cui morte oggi sono indagati 8 minorenni.

RAGAZZINO GAY IMPICCATO - Aveva solo 15 anni, ma nonostante la giovane età si era già dichiarato andando contro tutti e tutto. Davide sembrava forte e orgoglioso ma alla fine non ha retto e ha deciso di farla finita impiccandosi il 22 novembre 2012 con la sciarpa dentro casa nella notte di mercoledì. Il suicidio ha spinto alcuni dei suoi compagni a fare 'mea culpa' per qualche battuta di troppo ma ormai è troppo tardi. Il portavoce di Gay Center, Fabrizio Marrazzo, lancia l'allarme: "A quanto pare il ragazzo era gay, cosa nota ai suoi amici e anche ad altri che lo prendevano in giro. Chiediamo che venga fatta luce sulle ragioni del suicidio. E se tra queste ci sono forme di discriminazione per la sua dichiarata omosessualità"
I compagni si difendono: "Vestiva in modo molto eccentrico, ma nessuno lo ha mai discriminato", queste le parole dei compagni di classe ma secondo alcuni, le battutine c'erano e proprio martedì, quando A. si era presentato a scuola con lo smalto era stato preso di mira e pare che anche una professoressa gli avesse detto che non era il caso. E su internet si trova anche un altro profilo dedicato "al ragazzo con i pantaloni rosa". Il nome è storpiato, la foto con la parrucca è sua, la bacheca sembra essere curata da qualcun altro che, ogni giorno, annota le sue frasi senza senso. Uno sfottò, certo. Ma nulla di omofobo, più un gioco tra ragazzi. Decisamente troppo per morire a 15 anni.
La procura di Roma ha aperto un fascicolo con atti relativi, dunque senza ipotesi di reato nè indagati, sulla vicenda. E’ stato incaricato di seguire il caso il procuratore aggiunto Filippo Laviani. Non si esclude che nel corso delle indagini possa essere ipotizzato il reato di istigazione al suicidio.   

CAROLINA, BELLA MA DERISA – Carolina, studentessa 14enne, si è tolta la vita nella notte tra il 4 e il 5 gennaio scorso lanciandosi dal  balcone del palazzo in cui abitava con il padre a Novara. Secondo le ipotesi degli amici della ragazza, Carolina si sarebbe uccisa per l’atteggiamento di alcuni coetanei, tra cui anche dei compagni di scuola, che avrebbero ripetutamente e pesantemente insultata fino a provocare il lei uno stato di profonda vergogna e prostrazione. Al momento, però, non ci sarebbero elementi per ricondurre il suicidio a possibili forme  di bullismo: gli investigatori non escludono nulla e stanno verificando tutte le possibili cause del tragico gesto.
"E' stata una grande tragedia, ma ora si deve evitare di dare vita a una 'caccia alle streghe'. Bisogna stare attenti a non creare situazioni tali che altre tragedie simili possano ripetersi. Ci deve essere molta responsabilità da parte di tutti, bisogna stare molto attenti a che cosa si dice”, ha detto il procuratore della Repubblica di Novara, Francesco Enrico Saluzzo che ha comunque aperto un'inchiesta. "Continuava a chiedere aiuto in modo indiretto ma nessuno voleva ascoltarla", hanno scritto i suoi amici su un video fatto circolare in rete. "In ogni caso le parole feriscono. E ne abbiamo le prove. Pensate prima di parlare. Non l’avrà fatto solo per quello, ma gli insulti non l’avranno sicuramente aiutata. Nessuno ti dimenticherà mai, Carolina".
Carolina aveva iniziato l'anno scolastico frequentando le Magistrali, poi aveva cambiato scuola, passando al 'Pascal' di Romentino. Era una ragazza apparentemente serena, sportiva (era tesserata Libertas Atletica Oleggio), ma nonostante tutto qualcosa sembra averla ferita al punto da condurla a togliersi la vita. Ora si cercherà di capirne il motivo, tra i mille interrogativi che sempre pone l'adolescenza. Una storia, questa di Novara, che ricorda un'altra tragedia analoga, accaduta il 22 novembre scorso, a Roma, quando si uccise, impiccandosi, un ragazzo di soli 15 anni, apostrofato come 'gay' su facebook. Anche in quel caso gli investigatori non prefigurarono un'ipotesi di reato, ma furono in molti a dire che vi fu un'istigazione al suicidio, una vera opera di stalking nei suoi confronti tramite i social network.
Venerdì 24 maggio, la procura dei Minori di Torino, a quasi cinque mesi dal suicidio, ha iscritto nel registro degli indagati otto minorenni con l'accusa di istigazione al suicidio e detenzione di materiale pedopornografico. Secondo gli inquirenti si tratterebbe di un atto reso necessario per un approfondimento delle indagini, coordinate dal pm Valentina Sellaroli.

I bulli vigliacchi sono sempre esistiti, tanto quanto i genitori poco attenti ai figli. Oggi però il fenomeno del Bullismo sembra assumere dimensioni più allarmanti alla luce dei Social network che amplificano offese e soprusi, e di nuove generazioni più fragili delle precedenti. Controlli e leggi più severe diventano pertanto urgenti, per non rendere la vita di tanti adolescenti un incubo ai loro occhi senza uscita. O meglio, con una sola uscita: quella scelta tragicamente dai due ragazzini di cui sopra.


(Fonti: Libero1, Libero2)
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BEATIFICAZIONE PER DON GIUSEPPE PUGLISI, PRIMO MARTIRE DELLA MAFIA

Il parroco di Brancaccio FU ucciso IL 15 settembre 1993 PER IL SUO IMPEGNO CONTRO COSA NOSTRA

se un tempo i Santi martiri della Chiesa erano coloro che avevano subito persecuzioni da parte di Re o Imperatori poco propensi a credere nel culto che professavano, oggi i nuovi martiri sono quanti in vita hanno combattuto un nuovo potere non meno spietato: le criminalità organizzate. Uno di loro sabato scorso è stato beatificato: Don Giuseppe Puglisi, parroco del quartiere Brancaccio di Palermo in cui nacque, e dove cercò di evitare che i bambini cadessero nelle grinfie della Mafia. Non cercò di redimere i malavitosi, ma rifiutò ogni regalo da parte loro – che suonavano più come un tentativo di corruzione – e cercò con essi anche un dialogo. Ma per questo affronto Cosa Nostra gliela fece pagare.

IL PERCORSO DI FEDE - Nasce il 15 settembre 1937 a Brancaccio, quartiere periferico di Palermo, da una famiglia modesta (il padre calzolaio, la madre sarta).
A 16 anni, nel 1953 entra nel seminario palermitano da cui uscirà prete il 2 luglio 1960 ordinato dal cardinale Ernesto Ruffini e durante quegli anni diventa amico di Carlo Pelliccetti e Davide Denensi che gli stanno vicino e lo aiutano fino al giorno in cui Davide Denensi si trasferisce in Svizzera.
Nel 1961 viene nominato vicario cooperatore presso la parrocchia del Santissimo Salvatore nella borgata di Settecannoli, limitrofa a Brancaccio, e successivamente rettore della Chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi.
Nel 1963 è nominato cappellano presso l'orfanotrofio Roosevelt e vicario presso la parrocchia Maria Santissima Assunta a Valdesi, borgata marinara di Palermo. È in questi anni che Padre Puglisi comincia a maturare la sua attività educativa rivolta particolarmente ai giovani.
Il 1º ottobre 1970 viene nominato parroco a Godrano un paesino della provincia palermitana che in quegli anni è interessato da una feroce lotta tra due famiglie mafiose. L'opera di evangelizzazione del prete riesce a far riconciliare le due famiglie. Rimarrà parroco a Godrano fino al 31 luglio 1978.
Dal 1978 al 1990 riveste diversi incarichi: pro-rettore del seminario minore di Palermo, direttore del Centro diocesano vocazioni, responsabile del Centro regionale Vocazioni e membro del Consiglio nazionale, docente di matematica e di religione presso varie scuole, animatore presso diverse realtà e movimenti tra i quali l'Azione cattolica, e la Fuci.

L’IMPEGNO A BRANCACCIO - Il 29 settembre 1990 viene nominato parroco a San Gaetano, nel quartiere Brancaccio di Palermo, controllato dalla criminalità organizzata attraverso i fratelli Graviano, capi-mafia legati alla famiglia del boss Leoluca Bagarella: qui inizia la lotta antimafia di Don Pino Puglisi.
Egli non tenta di portare sulla giusta via coloro che sono già entrati nel vortice della mafia ma cerca di non farvi entrare i bambini che vivono per strada e che considerano i mafiosi degli idoli, persone che si fanno rispettare. Egli infatti attraverso attività e giochi fa capire loro che si può ottenere rispetto dagli altri anche senza essere criminali, semplicemente per le proprie idee e i propri valori. Si rivolge spesso ai mafiosi durante le sue omelie, a volte anche sul sagrato della chiesa. Don Puglisi tolse dalla strada ragazzi e bambini che, senza il suo aiuto, sarebbero stati risucchiati dalla vita mafiosa e impiegati per piccole rapine e spaccio. Il fatto che lui togliesse giovani alla mafia fu la principale causa dell'ostilità dei boss, che lo consideravano un ostacolo. Decisero così di ucciderlo, dopo una lunga serie di minacce di morte di cui don Pino non parlò mai con nessuno.
Nel 1992 viene nominato direttore spirituale presso il seminario arcivescovile di Palermo.
Il 29 gennaio 1993 inaugura a Brancaccio il centro Padre Nostro per la promozione umana e la evangelizzazione.

L’ASSASSINIO - Il 15 settembre 1993, il giorno del suo 56º compleanno viene ucciso dalla mafia, davanti al portone di casa intorno alle 20,45 nella zona est di Palermo, in piazza Anita Garibaldi.
Sulla base delle ricostruzioni, don Pino era a bordo della sua Fiat Uno di colore bianco e, sceso dall'automobile, si era avvicinato al portone della sua abitazione. Qualcuno l'ha chiamato, lui s'è voltato mentre qualcun altro gli è scivolato alle spalle e gli ha esploso uno o più colpi alla nuca. Una vera e propria esecuzione mafiosa. I funerali si svolsero il 17 settembre 1993. Il 2 giugno qualcuno mura il portone del centro "Padre Nostro" con dei calcinacci, lasciandone gli attrezzi vicino alla porta.

IL PROCESSO - Il 19 giugno 1997 viene arrestato a Palermo il latitante Salvatore Grigoli, accusato di diversi omicidi tra cui quello di don Pino Puglisi. Poco dopo l'arresto Grigoli comincia a collaborare con la giustizia, confessando 46 omicidi tra cui quello di don Puglisi. Grigoli, che era insieme a un altro killer, Gaspare Spatuzza, gli sparò un colpo alla nuca. Dopo l'arresto egli sembra intraprendere un cammino di pentimento e conversione. Lui stesso ha raccontato le ultime parole di don Pino prima di essere ucciso: un sorriso e poi un criptico "me lo aspettavo".
Mandanti dell'omicidio furono i capimafia Filippo e Giuseppe Graviano, arrestati il 26 gennaio 1994. Giuseppe Graviano viene condannato all'ergastolo per l'uccisione di don Puglisi il 5 ottobre 1999. Il fratello Filippo, dopo l'assoluzione in primo grado, viene condannato in appello all'ergastolo il 19 febbraio 2001. Condannati all'ergastolo dalla Corte d'assise di Palermo anche Gaspare Spatuzza, Nino Mangano, Cosimo Lo Nigro e Luigi Giacalone, gli altri componenti del commando che aspettò sotto casa il prete.
Sulla sua tomba, nel Cimitero di Sant'Orsola a Palermo, sono scolpite le parole del Vangelo di Giovanni: "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici".

LA BEATIFICAZIONE - Alla celebrazione presieduta dal card. Romeo al Foro Italico di Palermo ha partecipato una folla di oltre 80 mila persone in preghiera.
La lettura dell’atto in latino con cui don Puglisi è stato proclamato beato è stata salutata da tre amen. Accanto al palco, una gigantografia del sacerdote assassinato da cosa nostra. Numerose le autorità presenti: dal presidente del Senato Piero Grasso ai
ministri dell’Interno, della Giustizia e della Funzione Pubblica, Angelino Alfano, Annamaria Cancellieri e Giampiero D’Alia. Davanti all’altare, poi, nutrita è la rappresentanza di magistrati ed esponenti delle forze dell’ordine. La spianata del Foro Italico è gremita di persone, richiamate anche dalla splendida giornata, e sulle bancarelle sono già in vendita le calamite con l’effige del neo beato.
Poco prima dell’inizio della celebrazione, il cardinale Romeo ha parlato ai fedeli: "Vorrei prestare la mia voce a padre Puglisi per dire grazie a voi di essere qui, a dimostrare la disponibilità ad aprire i vostri cuori alla testimonianza", ha detto, "I mafiosi, che spesso pure si dicono e si mostrano credenti, muovono meccanismi di sopraffazione ed ingiustizia, di rancore, di odio, di violenza, di morte. L’azione assassina dei mafiosi ne rivela la vera essenza. Essi rifiutano il Dio della vita e dell’amore".

Ora si spera che anche un altro Parroco anti-Camorra, Don Giuseppe Diana di Casal di Principe, assassinato il 19 marzo 1994, sia reso Beato.


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BANDIERE BLU 2013, COSTA CAMPANA ANCORA SPACCATA IN DUE

PREMIATA QUASI TUTTA LA COSTA SALERNITANA, MENTRE NAPOLI VANTA SOLO DUE COMUNI. ANCORA MAGLIA NERA LA COSTA CASERTANA

Come da 25 anni a questa parte, anche nel 2013 la FEE - Foundation for Environmental Education (Fondazione per l'Educazione Ambientale) – ha assegnato le Bandiere blu ai mari italiani seguendo alcuni parametri che vanno dalla pulizia delle acque alla qualità dei servizi offerti dalle spiagge. La Campania è stata premiata con 13 bandiere blu (confermate dunque le stesse dello scorso anno), più due bandiere "marinas" per quanto concerne i porti. Il dato negativo però è che tali riconoscimenti non si equidistribuiscono lungo la costa, bensì si concentrano tutti sulla costa salernitana, ad eccezione di due che ricadono su quella di Napoli. Insomma, ancora una volta Campania spaccata in due: da Baia Domizia a Napoli la situazione è disastrosa o quasi. Da Massa Lubrense in giù si entra in un Paradiso naturale.

REGNA IL CILENTO – Ecco le località fregiate della bandiera blu che ricadono nella costa salernitana, tutte cilentine: Vibonati, Centola - Palinuro, Casal Velino, Sapri, Montecorice-Agnone - Agnone e Capitello, Pisciotta, Ascea Velia, Pollica - Acciaroli e Pioppi, Castellabate, Agropoli, Positano.

QUATTRO PREMI NEL NAPOLETANO- Per quanto riguarda la provincia di Napoli, in particolare, Massa Lubrense conferma le due spiagge (Marina del Cantone, Marina di Puolo) già presenti oramai da cinque anni nel prestigioso club delle spiagge bandiera blu FEE, mentre Anacapri è presente con Gradola e Punta Faro.  Per quanto concerne poi le bandiere BLU delle "marinas", Capri e Pozzuoli mantengono la bandiera blu per i propri porti turistici.

LE NOTE DOLENTI - Di contro, come dicevo in precedenza, la costa casertana presenta ancora molte criticità, con alcuni punti interdetti alla balneabilità. Stesso dicasi per la Provincia di Napoli, dove perfino Sorrento è stata interdetta alla balneazione fra metà aprile e inizio maggio. 

Come al solito, ci si attiva sempre troppo tardi, con il moltiplicarsi di manifestazioni e iniziative fini a se stesse appena la massa inizia a comparire sulle spiagge con i primi caldi. Mentre occorrerebbe cominciare a muoversi verso febbraio. Tra i paladini dell’ultim’ora non mancheranno sicuramente i Verdi, artefici dell’attuale scempio ambientale campano (ecco il perché).


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CROLLA IL MITO DELLA SVEZIA, GIOVANI E IMMIGRATI IN RIVOLTA

NELLA PERIFERIA DI STOCCOLMA APPICCATI ROGHI DA UNA SETTIMANA, DOPO L’UCCISIONE DI UN IMMIGRATO

Stockholm burning canterebbero i Clash, parafrasando la loro più famosa canzone. Già perché anche l’efficiente Svezia, Paese all’avanguardia per le sue politiche rivolte a giovani e immigrati, sta conoscendo la rivolta più accesa, in tutti i sensi. Nelle periferie della capitale Stoccolma, infatti, da ormai una settimana vanno avanti veementi proteste contro la polizia, a colpi di incendi e sassaiole contro le forze dell’ordine. La protesta si sta espandendo ed è arrivata anche a Malmo. A quanto pare anche qui la disoccupazione giovanile sta iniziando a crescere e gli immigrati sono sempre più emarginati (compongono il 15% della popolazione).

COSA HA FATTO SCOPPIARE LA SCINTILLA- I disordini sarebbero scoppiati dopo l'uccisione di un 69enne, residente a Husby, la settimana scorsa, dopo che l'anziano aveva minacciato di morte degli agenti con un machete. L'uomo si era poi rifugiato nella sua abitazione e i poliziotti hanno tentato di mediare, ma la vicenda è terminata con l'uccisione del 69enne per - secondo la polizia - autodifesa.

UN MALCONTENTO CHE COVAVA DA TEMPO- La Svezia è riuscita a limitare gli effetti devastanti della crisi finanziaria, ma la disoccupazione giovanile è cresciuta in modo considerevole e gli immigrati che chiedono la regolarizzazione sono sempre più arrabbiati.
Le proteste sono una reazione alla "brutalità della polizia", ha tuonato un leader di un’associazione di giovani, quasi a voler giustificare gli incidenti, e ha parlato anche di "razzismo" da parte delle forze dell’ordine, che avrebbero apostrofato con il termine "scimmie" alcuni giovani immigrati. "La gente ha iniziato a reagire - ha detto Rami al Khamisi ad un quotidiano locale - alla crescente marginalizzazione e segregazione, sia di classe, sia di razza degli ultimi 20 anni". Chiunque si senta "maltrattato dalla polizia dovrebbe denunciarlo", ha replicato il ministro della Giustizia, Beatrice Ask, mentre le forze dell’ordine sono convinte che il diffondersi degli incidenti sia legato ad un fattore di opportunismo. "Sembra che la gente stia approfittando del fatto che l’attenzione della sicurezza è concentrata sul quartiere di Husby per mettere a ferro a fuoco altre zone della capitale", ha detto il portavoce della polizia Kjell Lindgren, che ha riferito come i rivoltosi siano un "mix di qualsiasi tipo di gente", giovanissimi, ma anche trentenni, stranieri come svedesi. Non c’è, dunque, un gruppo etnico o sociale (né tantomeno anagrafico) definito.

Anche il mito della Svezia, vista da sempre come Helldorado per giovani e stranieri, sta dunque crollando. Il declino economico e sociale che funesta il vecchio Continente da ormai un ventennio ha infettato pure lei.


(Fonti: Agi, Il Giornale)
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ANSIA E DEPRESSIONE COME CONSEGUENZA DI IPERTROFIA PROSTATICA

LETTERA

Per via di un'ipertrofia prostatica che non mi fa fatto dormire la notte e mi dava ansia per i continui stimoli diurni e notturni sono arrivato ad accumulare un'ansia che mi ha portato insonnia e depressione che sto curando con l'urologo (avodart e un integratore) e con lo psichiatra (remeron che è un antidepressivo e gocce di en).
Ho fatto psicoterapia e adesso sto facendo ipnosi. Erano 25 anni che non vedevo medici e medicine e farmacie, sportivo, nuotatore, corridore e praticante di yoga; ho cercato di fare attenzione anche all'alimentazione evitando le proteine animali. Vorrei eliminare tutti i farmaci e ritornare "puro" nel sangue e nell'anima come ero in prevalenza prima. Ho 59 anni e sono single. 
Lo psicoterapeuta mi ha detto una frase che mi ha colpito: la mia prostata è incazzata! Sarà che da tempo dopo una tormentata relazione non ho più avvicinato donne per provare sensazioni e sentimenti offuscati dalla mia eccessiva razionalità e dall'illusione che l'attività sportiva mi avrebbe preservato dai disturbi della prostata da cui poi sono seguiti i disturbi di ansia, insonnia e depressione. Vi ringrazio di un vostro parere  e come uscire da questi veleni
Bruno



RISPOSTA
Buonasera Bruno,
e grazie della sua mail.
Come dico sempre, non sono un dottore, non curo nessuno, non faccio diagnosi, non prescrivo nulla e ben me ne guardo dal farlo.
Questo non impedisce di esprimere un mio parere, e anche questa volta sarò duro, molto duro.
Non riesco infatti a stare zitto davanti all'annientamento dell'essere umano che la medicina allopatica e in generale la moderna psichiatria compiono giornalmente nei confronti di inermi esseri umani che a loro, volontariamente o no, si affidano.
Via la lobotomizzazione, e vediamo le cose per quello che sono.
Rispedirei immediatamente sui banchi di scuola il suo urologo, per primo, seguito dal suo psichiatra, ai quali comincerei ad insegnare che utilizzare farmaci per sopprimere i sintomi senza eradicare a monte le cause è la follia più grande che un medico possa compiere.
La prostata è una ghiandola con moltissime funzioni importanti, e il suo ingrossamento è sempre e comunque la diretta conseguenza, data anche la sua posizione vicino al colon, della tossemia interna dell'organismo, quasi sempre riconducibile allo stile di vita, e quindi in primis all'alimentazione.
La sua infiammazione, il suo conseguente ingrossamento (che va a premere contro la vescica, causando la sintomatologia da Lei evidenziata) non sono altro che sintomi, paradossalmente salvavita, in quanto qualunque infiammazione, alterazione, ingrossamento non sono altro che lo sforzo che l'organismo fa per "contenere i danni".
E il suo medico, al posto di dirle di fare una netta inversione di rotta, ha preferito somministrarle farmaci dannosi e integratori inutili, che non hanno fatto altro che "traghettarla" verso lo psichiatra, il quale, a sua volta, ha soppresso i sintomi con bombe chimiche quali il Remeron e l'EN.

L'attività fisica non è purtroppo sufficiente a contenere i danni, e seppure ha evitato le proteine animali, è verosimile che la prostata si sia ingrossata comunque a causa delle sue abitudini alimentari scorrette.

Infatti, anche i cereali sono un cibo altamente infiammatorio e dovrebbero essere usati con assoluta parsimonia (eliminando per sempre quelli contenenti glutine).
Per non parlare del cibo cotto: bisogna sempre e comunque viaggiare su una percentuale di cibo crudo intorno al 70-80% per poter avere dei veri benefici per la propria salute.

Comunque, il corpo umano è una macchina potente, pronta a riprendersi allorquando gliene venga data la possibilità.
Il primo consiglio che le posso dare è di fermarsi, senza panico, a ragionare.
E la domanda sorge spontanea: "A che diamine serve fare psicoterapia e ipnosi, e sentirsi dire, sborsando centinaia di euro, cosa che Lei sa già, e cioè che il problema è la sua prostata?".
Siamo alla follia.

Tutti sul lettino dello psicologo, anche per evidenti e innegabili problemi di tipo organico.
Il secondo consiglio che posso darle è questo.
Vuole tornare "pulito", ma ora ha due problemi: il primo, che sta assumendo farmaci che sono assolutamente difficili da scalare, e il secondo che le motivazioni che hanno causato la sua sintomatologia non sono state eradicate, e sono lì pronte a riaffiorare.
Quindi, come dice il grande Valdo Vaccaro, si chiude piano piano il rubinetto dei veleni (scalando i farmaci, e facendo molta attenzione per gli effetti di rimbalzo degli psicofarmaci, che possono essere veramente infernali) e piano piano si apre quello dell'acqua biologica della frutta e del succo clorifilliano della verdura.
Lei ha bisogno di cibo vero, al suo stato naturale.
Quindi tutto crudo.
Via tutto quello che a prima vista non è un cibo, via tutto quello che è confezionato, cotto, pastorizzato, via tutti gli zuccheri artificiali, via le cole, thè, caffè.
Accurata visita odontoiatrica per escludere intossicazioni da amalgame in mercurio o sacche di batteri a causa di cavità non ben trattate o denti devitalizzati ormai morti.
La prostata infiammata è direttamente ricollegabile all'acidificazione dell'organismo, quindi, al mattino, abbondanti spremute di agrumi, e soprattutto di pompelmi, per le loro qualità antiinfiammatorie.
E una volta fuori da questo tunnel, sarà Lei a decidere se vuole andare con una, 100, 1000 donne, oppure vivere casto per sempre.
Ma sarà una scelta sua, non farmaco-indotta.

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MORTO DON ANDREA GALLO, IL PRETE CHE INCARNO’ LA PAROLA DI CRISTO


SI E' SPENTO A 85 ANNI NELLA SUA GENOVA. HA SPESO UNA VITA PER GLI ULTIMI E CONTRO I PROIBIZIONISMI

E così se ne è andato anche il Che Guevara in tonaca, Don Andrea Gallo, spentosi mercoledì pomeriggio a quasi 85 anni nella sua Genova. Presbitero italiano, fondatore e animatore della comunità di San Benedetto al Porto di Genova, si è sempre contraddistinto per le sue battaglie in favore degli ultimi e contro i tanti proibizionismi che caratterizzano la legislatura italiana. La Chiesa perde un vero progressista, non di quelli a chiacchiere e da salotto.

LA FORMAZIONE - Andrea Gallo si sentì attratto fin da piccolo dalla spiritualità dei salesiani di Giovanni Bosco, ed entrò nel 1948 nel loro noviziato di Varazze, proseguendo poi a Roma gli studi liceali e filosofici. Nel 1953 chiese di partire per le missioni, e venne mandato in Brasile, a San Paolo, dove compì gli studi teologici. La dittatura al potere in Brasile lo costrinse però, in un clima per lui insopportabile, a ritornare in Italia l'anno dopo. Non è mai stato chiarito se fu espulso o chiese di tornare?. Nel 1950 il voto popolare riportò al potere Vargas l'ex dittatore. Nel 1954 la tensione salì al massimo nel paese, continuò quindi gli studi a Ivrea e venne ordinato presbitero il 1º luglio 1959.
Un anno dopo venne inviato come cappellano alla nave scuola della Garaventa, noto riformatorio per minori. Lì cercò di introdurre un'impostazione educativa diversa, cercando di sostituire i metodi unicamente repressivi con una pedagogia della fiducia e della libertà. Da parte dei ragazzi c'era interesse per quel prete che permetteva loro di uscire, di andare al cinema e di vivere momenti comuni di piccola autogestione, lontani dall'unico concetto fino allora costruito, cioè quello dell'espiazione della pena.
Dopo tre anni venne spostato ad altro incarico (senza spiegazioni, sostiene don Andrea), e nel 1964 decise di lasciare la congregazione salesiana e chiese di incardinarsi nella diocesi genovese perché «La congregazione salesiana si era istituzionalizzata e mi impediva di vivere pienamente la vocazione sacerdotale». Ottenuta l'incardinazione, il cardinale Siri, arcivescovo di Genova in quel momento, lo inviò a Capraia, allora sotto la giurisdizione dell'arcidiocesi del capoluogo ligure, per svolgere l'incarico di cappellano del carcere.

I PRIMI DISGUIDI CON LA CHIESA- Due mesi dopo venne destinato in qualità di vice parroco alla parrocchia del Carmine, dove rimase fino al 1970, anno in cui il cardinale Siri lo trasferì nuovamente a Capraia. Nella parrocchia del Carmine don Andrea fece scelte di campo con gli emarginati. La parrocchia diventò un punto di aggregazione di giovani e adulti di ogni parte della città, in cerca di amicizia e solidarietà con i più poveri e con gli emarginati, che al Carmine trovavano un punto di ascolto.
Secondo la "comunità" di don Andrea, l'episodio che provocò il suo trasferimento fu un incidente verificatosi nell'estate del 1970 per quanto don Gallo disse durante una sua omelia domenicale. Nel quartiere era stata scoperta una fumeria di hashish e l'episodio aveva suscitato indignazione nell'alta borghesia residente. Don Andrea, prendendo spunto dal fatto, ricordò nell'omelia che rimanevano diffuse altre droghe, per esempio quelle del linguaggio, grazie alle quali un ragazzo può diventare «inadatto agli studi"» se figlio di povera gente, oppure un bombardamento di popolazioni inermi può diventare «azione a difesa della libertà». Don Andrea fu "accusato" di essere comunista; le accuse si moltiplicarono in breve tempo e questo sarebbe stato il motivo per cui la curia decise il suo allontanamento.
Il provvedimento dell'arcivescovo provocò nella parrocchia e nella città un movimento di protesta, ma la curia non tornò indietro e ingiunse a don Andrea di obbedire. Tuttavia egli rinunciò all'incarico offertogli all'isola di Capraia, ritenendo che lo avrebbe totalmente e definitivamente isolato. Qualche tempo dopo venne accolto dal parroco di San Benedetto al Porto, don Federico Rebora, e insieme a un piccolo gruppo diede vita alla sua comunità di base, la Comunità di San Benedetto al Porto.

L’IMPEGNO SOCIALE - Da allora si è impegnato sempre di più per la pace e nel recupero degli emarginati, chiedendo anche la legalizzazione delle droghe leggere: nel 2006 si è fatto multare, compiendo una disobbedienza civile, fumando uno spinello nel palazzo comunale di Genova per protestare contro la legge sulle droghe. Era un grande amico di Vasco Rossi e di Piero Pelù, impegnati anch'essi per la legalizzazione delle droghe leggere.
Sin dal 2006 ha appoggiato attivamente il movimento No Dal Molin di Vicenza che si oppone alla costruzione di una nuova base militare Usa nella città veneta. Ha partecipato a varie manifestazioni, in particolare a quella del 17 febbraio 2007 che ha visto la presenza di oltre 130.000 persone. Più volte don Andrea si è recato a Vicenza in occasione dell'annuale Festival No Dal Molin. Il 10 maggio 2009 ha acquistato assieme ad oltre 540 persone il terreno dove sorge il Presidio Permanente No Dal Molin per mettere radici sempre più profonde nella difesa a oltranza del territorio e dei beni comuni.
Nell'aprile del 2008 ha aderito idealmente al V2-Day organizzato da Beppe Grillo. Il 27 giugno 2009 ha partecipato al Genova Pride 2009, lamentando le incertezze della Chiesa cattolica nei confronti degli omosessuali. Don Gallo ha presentato anche il primo calendario Trans della storia italiana, con le trans storiche del Ghetto di Genova. Il 15 agosto 2011 è stato premiato come Personaggio Gay dell'Anno da Gay.it, nel corso della manifestazione Mardi Gras, organizzata dal Friendly Versilia e tenutasi a Torre del Lago Puccini.
Don Gallo ha anche tenuto l'orazione funebre al funerale di Fernanda Pivano a Genova il 21 agosto 2009. Il 4 dicembre 2009 gli è stato assegnato il Premio Fabrizio De André, di cui è stato uno dei più grandi amici, consistente nel Quartaro d'oro, antica moneta della Repubblica di Genova. Il premio è stato consegnato presso il salone di Rappresentanza di Palazzo Tursi di Genova.
L'8 dicembre 2012 terminata la celebrazione della messa per il 42º anniversario della Comunità di San Benedetto al Porto, all'interno della chiesa Don Gallo sceglie di intonare insieme ai fedeli il popolare canto partigiano «Bella ciao», sventolando un drappo rosso che si scioglie dal collo. L'esibizione è filmata con una telecamera da Sergio Gibellini, videomaker di fiducia del prete di strada genovese e viene pubblicata su YouTube dove, nel giro di circa un mese, è visualizzata da oltre 200.000 persone. Si ripete nell'esibizione il 25 aprile seguente al porto di Genova. Alla morte del presidente venezuelano Hugo Chavez celebra una messa in suo onore.

L’IMPEGNO POLITICO - Nel 2012 don Gallo ha sostenuto Marco Doria alle primarie del centrosinistra di Genova per la designazione del candidato sindaco, poi vinte dallo stesso Doria. A novembre dello stesso anno dichiara di sostenere la candidatura di Nichi Vendola alle primarie nazionali del centrosinistra.

Don Gallo, un rivoluzionario, un anticonformista, un Santo in Terra. Sempre lontano dalla Chiesa corrotta, ricca, conservatrice, ipocrita. “Un angelo senz'ali con il suo toscano in bocca” come lo definì Piero Pelù (col quale strinse una forte collaborazione) in questa canzone “Nel mio Mondo” a lui dedicata.

RISULTATO SONDAGGIO


Dai risultati si evince quanto Don Gallo piacesse a giovani e meno giovani; attirando simpatie anche, e forse soprattutto, tra i non credenti.

(Fonte: Wikipedia)
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NEUROPATIA DIABETICA: E TI RIFILO SUBITO IL DENIBAN

Anonimo ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "PSICOFARMACI: QUANTI PESCI CADUTI NELLA RETE DEL DENIBAN":

Grazie sig. Pietro Bisanti, condivido in pieno, sono ignorante in medicina, ma ho sempre odiato gli psicofarmaci, anche quando verso i 30 anni ho avuto una forte depressione, con la forza del Signore e la mia volontà ne sono uscita fuori, ma ora sono andata a fare una visita neurologica perché ho dei sintomi poco chiari, come dei crampi sotto al dito medio e una piccola parestesia alle dita dei piedi, e la dottoressa mi ha prescritto il denibon, e non deniban, ma prima di comprarlo, ho voluto capire di che cosa si trattava, e meno male, perché altrimenti buttavo 14 euro, mentre ne potrò fare un uso migliore. Dirò al medico che lo sto prendendo!!!!!!!!! Grazie Maria.

ULTERIORE COMMENTO

Gent. Sig. Pietro Bisanti, non so se lei è medico, ma approfondendo un po' il perché il medico mi avesse prescritto il farmaco denibon o deniban, è perché soffro di diabete, e di conseguenza, mi ha diagnosticato una neuropatia diabetica, che ho letto che purtroppo va curata solo con gli antidepressivi. COSA DEVO FARE???? La ringrazio se mi risponde.
 


RISPOSTA

Buonasera sig.ra Maria,
e grazie per il suo intervento.
Non sono medico, non faccio diagnosi, non prescrivo farmaci e ben me ne guardo dal farlo.
Al tempo stesso non serve una laurea per capire quello che è ovvio, e quanto viene pubblicato in questo blog è semplicemente ciò che si vedrebbe se si avesse la voglia di andare un po' più in là del proprio naso.
Veniamo a noi.

Come dico sempre, via la lobotomizzazione, e vediamo le cose per quello che sono.
Mi scuso anzitutto con chi è ancora in attesa di una risposta: questo blog è nato in sordina, ma si espande ogni giorno di più (segno che l'argomento psichiatria e psicofarmaci è attualissimo e sentito) e non sempre riesco a rispondere a tutti in un lasso di tempo decente.

Le dico, a mio umile parere, cosa Le è successo.
La famosa dieta mediterranea, con la sua carne, il suo pesce, i suoi latticini, i suoi carboidrati raffinati non ha fatto altro che farla diventare diabetica, e su questo è in buona compagnia, con milioni di persone nel mondo sofferenti come Lei.

Il medico che l'ha "curata" non ha fatto altro che darle o una pastiglia o l'insulina (a seconda del tipo di diabete diagnosticato), avvertendola di stare lontana dagli zuccheri (anche da quelli naturali della frutta, come se lo zucchero bianco e il fruttosio di una mela fossero la stessa cosa), e di mangiare abbondanti proteine animali, che a suo dire non interferiscono con la glicemia.

In più le ha detto che la "cura" sarebbe stata a vita, dato che dal diabete non si guarisce.
Tutte palle.
Dal diabete si guarisce eccome, basta andare al di là del proprio naso e vedere cosa fanno in alcune cliniche statunitensi, dove prendono la gente e la mettono a dieta 100% crudista, eliminando gradualmente i farmaci e riempiendo la gente di frutta e verdura.

E perseverando nel suo stile di vita sbagliato, unito ai farmaci tossici o all'insulina artificiale che le hanno prescritto, ecco che arrivano tutte le complicanze, compresa la neuropatia.
E tutto questo le è accaduto non perché si è abbuffata di frutta e verdura, non perché era geneticamente e inevitabilmente portata ad ammalarsi, ma perché le proteine animali le hanno ridotto il sangue alla stregua del catrame, e quindi il pancreas, vedendo che l'insulina prodotta non riusciva ad arrivare dove doveva, semplicemente smetteva di produrla, andando a riversare gli zuccheri in eccesso nelle urine.

E quindi chi l'ha avuta in cura avrebbe dovuto semplicemente capire le vere cause del suo diabete, e non semplicemente ammazzarne i sintomi.
E ora che la loro cura fallimentare l'ha devastata, vogliono devastarla ancora di più dandole uno psicofarmaco che agisce sui recettori della dopamina come fa la cocaina?

Questa è la vera follia. 

Ha fatto bene a ribellarsi, e non deve nasconderlo al medico.
Deve andare dal suo medico e chiedergli: "Dottore, perché continuiamo a sopprimere i sintomi senza eradicarne le cause?"

Ora, legga questo blog dall'inizio alla fine, e da domani, se vuole veramente riconquistare la propria salute, cominci ad alimentarsi secondo il nostro disegno divino, e cioè quello vegano, nel suo caso il più crudista possibile.
Non lo dico io, umile gestore di questo blog, ma migliaia di persone che sono guarite, che hanno eliminato farmaci e addirittura l'insulina.
Ma la cosa più spaventosa è che il medico che le ha prescritto il Deniban non si è reso minimamente conto di quello che le stava dando.
Della potenza di questo farmaco.
Della infernale difficoltà nel dismetterlo.
Nel fatto che diventa un altro ammazza-sintomo e non una risoluzione.

Le cose devono cambiare. Ma ognuno deve prendere in mano la propria salute. Ora.

 

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