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LA CAMPANIA E’ LA REGIONE CON PIU’ OBESI


L’OSPEDALE CARDARELLI PROPONE UN PROGETTO PER MITIGARE IL PROBLEMA

Come noto, la Campania ha problemi di bilancio. E pure di bilancia. E’ infatti la regione con il maggior numero di obesi in Italia: ben 700 mila, ai quali occorre aggiungere quasi tre milioni di persone con un peso eccessivo, di cui il 36% sono bambini. Dati allarmanti, perché al di là dell’aspetto estetico, l’obesità comporta gravi ripercussioni sugli apparati motorio e cardiovascolare. Occorre dunque puntare sulla prevenzione e l’informazione, anche nelle scuole, per evitare che quei quasi 4 bambini su 10 in sovrappeso diventino futuri obesi.
Per gli adulti che già versano in uno stato di obesità invece, il Cardarelli ha ideato il progetto «Cambiovita».


IL PROGETTO - Si tratta di un percorso integrato per curare l'obesità realizzato in collaborazione con l'associazione «Insieme amici obesi». Protagonista è il paziente che racconta la sua storia, espone i propri dubbi, le proprie difficoltà. «È un'iniziativa che vede schierati insieme ospedale e un'associazione di pazienti - dice il direttore dell'unità di chirurgia dell'obesità, Emilio Manno - Si inserisce perfettamente nel concetto della massima fruibilità dei servizi ospedalieri. È l'ospedale che va incontro alla cittadinanza e non viceversa. Un modo efficace per fare informazione sul territorio ed avvicinare sempre di più operatori della sanità, cittadini e le loro famiglie».
«Questa iniziativa - dice Laura Zeuli del Centro di documentazione biomedica del Cardarelli - rientra in un più ampio programma di informazione rivolto al paziente che ha lo scopo di approfondire i vari aspetti di diverse patologie, attraverso la realizzazione di brochure informative e l'organizzazione di focus group, interviste di gruppo dove i pazienti si riuniscono in un ambiente informale e discutono della loro patologia con il medico curante, l'infermiera che li coordina e alcuni tutor, che cercano di stimolare la discussione con semplici domande».

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ELEZIONI IN SICILIA, CON CROCETTA TORNANO AL POTERE MICCICCHE’ E LOMBARDO


IL NEOGOVERNATORE DEL PD, NON AVENDO I NUMERI IN MAGGIORANZA, DOVRA’ DIALOGARE CON CHI HA GOVERNATO LA SICILIA NEGLI ULTIMI VENT’ANNI

In Sicilia si è parlato di svolta dopo la vittoria di Rosario Crocetta. Ma a parte il fatto che egli sia un ex comunista e omosessuale (caratteristiche di rilievo in una Regione tradizionalmente democristiana e omofoba), sull’isola cambierà realmente poco. La disfatta è in primis quella dell’alto astensionismo – oltre il 50% degli aventi diritto – che già di per sé non dovrebbe far esultare nessun candidato. Inoltre, Crocetta non ha i numeri per governare e dovrà “dialogare” (per usare un eufemismo) con i deputati dell’opposizioni. Dunque, escludendo il Movimento 5 stelle che ha già detto di non volerne sapere e quelli (almeno si spera) del Pdl e La Destra, dovrà recarsi proprio da chi ha mandato la Sicilia a un passo dal default: Miccicchè e Lombardo.
Del resto, già ai nastri di partenza Crocetta non si presentava come il nuovo, visto che il Pd ha stretto alleanza con l’Udc; partito che ha governato la Sicilia nell’ultimo ventennio, con molti impresentabili tra le sue fila almeno fino a due anni fa. In testa Toto’ “vasa vasa” Cuffaro. Infatti molti impresentabili sono già nelle sue liste.


I NUMERI DI CROCETTA - All’europarlamentare del Pd è bastato quindi aggiudicarsi il 30 per cento, 14 punti percentuali degli aventi diritto di voto, per festeggiare l’elezione che consacra l’inedita ammucchiata tra i democratici e l’Udc: una prova tecnica di alleanza in vista delle Politiche 2013. Compreso benissimo dai moderati, che volano sopra il 10 per cento, il patto Pd – Udc è stato rifiutato dai seguaci di Pierluigi Bersani, scesi dal 22 per cento di 4 anni fa (quando Anna Finocchiaro ottenne la stessa percentuale di Crocetta ma fu surclassata dal 65 per cento di Raffaele Lombardo) ai miseri 13 punti di oggi. Adesso per l’ex sindaco dandy di Gela arriva il momento più difficile: trascinare la rivoluzione dal neretto dei cartelloni elettorali, agli atti dell’Assemblea regionale. Compito tutt’altro che semplice per Crocetta, primo governatore siciliano dichiaratamente omosessuale che ha ricordato alla stampa di essere “condannato a morte da Cosa Nostra”. Il nuovo presidente dovrà infatti fare i conti con una maggioranza che semplicemente non esiste. La sua coalizione ha ottenuto 39 deputati su 90: troppo pochi per raggiungere la maggioranza a quota 46 “onorevoli”.

LOMBARDO E MICCICCHE’ GIA’ PRONTI AL SALTO - Il parlamento siciliano è però un posto in cui cambiare casacca non è mai stato difficile: i deputati eletti nelle liste autonomiste, dal Movimento per l’Autonomia di Raffaele Lombardo (che ha lasciato in dote un posto da onorevole al figlio Toti) a Grande Sud del grande sconfitto Gianfranco Miccichè appaiono pronti a qualsiasi tentativo di dialogo, come hanno ampiamente dimostrato nell’ultima legislatura.
Sono proprio i 4 anni di governo di Lombardo ad impensierire maggiormente la rivoluzione coi moderati di Crocetta. Durante la campagna elettorale si era parlato a più riprese di accordi sottobanco tra l’ex governatore e l’ex sindaco di Gela, complice anche il benestare di Gianfranco Miccichè. E in effetti, l’ex luogotenente di Silvio Berlusconi, undici anni fa uomo simbolo del 61 a 0, si è infranto sotto il 15 per cento, 5 punti in meno rispetto alle liste che lo sostenevano. Crocetta, però, ha conquistato più o meno gli stessi punti della sua coalizione, e da un’analisi a caldo sembra che il voto disgiunto abbia premiato più il secondo classificato, Nello Musumeci, fermo al 25 per cento con il Pdl sotto il 13.

GLI IMPRESENTABILI CHE SI TROVANO GIA’ IN MAGGIORANZA - I problemi per Crocetta potrebbero semmai arrivare dalle stesse liste che lo hanno sostenuto. Il neo governatore ha rifiutato a più riprese qualsiasi segno di continuità con Raffaele Lombardo, annunciando di voler azzerare i vertici amministrativi della Regione, vere poltrone di amministrazione del potere. Solo che molti di quei vertici sono stati nominati grazie all’apporto decisivo di alcuni degli uomini che oggi lo festeggiavano davanti al comitato di via Libertà. Come Beppe Lumia per esempio, finalmente gongolante dopo la mazzata subita da Leoluca Orlando alle amministrative palermitane. Negli ultimi 3 anni l’ex presidente della Commissione Antimafia è stato lo sponsor principale dell’alleanza con Lombardo, insieme al capogruppo del Pd Antonello Cracolici, che ha fatto ritorno all’Ars.
Rientra a Palazzo dei Normanni anche un uomo simbolo dell’Udc targata Totò Cuffaro: Nino Dina, in passato indagato per concorso esterno a Cosa Nostra e poi archiviato, fedelissimo dell’ex governatore ora recluso a Rebibbia dove sta scontando 7 anni di carcere per favoreggiamento alla mafia. Era invece stato addirittura vice di Cuffaro Lino Leanza, ora rieletto con l’Udc e inserito anche nel listino di Crocetta, dopo essere stato capogruppo del Mpa. Con la lista del nuovo presidente si era candidato anche Beppe Spampinato, fino a settembre assessore al lavoro di Lombardo. I fili che legano la coalizione di Crocetta con i volti del recente potere isolano sono quindi parecchi: varare la rivoluzione moderata mentre sono ancora saldamente annodati sarà problematico. 

L’EXPLOIT DEL MOVIMENTO CINQUE STELLE – Oltre all’astensionismo, l’altro vincitore è Beppe Grillo, che si attesta intorno al 18%, diventando così il partito più eletto. Un po’ di facce nuove nei corridoi di palazzo d’Orleans si vedranno dunque grazie al botto del Movimento Cinque Stelle, che porta all’Ars ben 15 deputati qualificandosi saldamente come la prima forza dell’isola. La campagna low cost dei giovani attivisti di Beppe Grillo è riuscita a conquistare l’elettorato deluso di qualsiasi colore politico, conquistando deputati in tutte le provincie e piazzando i suoi portavoce tra i recordman delle preferenze. Alla vigilia del voto i Cinque stelle avevano sognato la vittoria, complici anche alcuni exit poll ingannati dalle dichiarazioni di voto. Percependo il clima favorevole a Grillo e nonostante avessero scelto altri aspiranti governatori, molti elettori avevano affermato infatti di aver votato per Cancelleri.

Numeri, teatrini e voltagabbanismi a parte, ciò che conta è che entro la fine di quest’anno la Sicilia dichiarerà uno sforamento di bilancio pari quasi a 6 miliardi. E alla luce di quanto detto fin’ora, per l’isola non si prospetta nulla di buono.

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Alieni blu? magari..


 A rivedermi in questa foto dell'anno scorso, non riesco a riconoscermi... sembro quasi uno di quegli alieni appena sbarcati sulla terra o chissà cos'altro.
in realtà si tratta della maschera che hanno usato per farmi la radioterapia evitando cosi di tempestarmi di puntini su tutto il collo e il mediastino..
tra l'altro ho un ricordo piuttosto fastidioso del momento in cui hanno preso il "calco" del mio viso e collo per formare quella che sarebbe stata la mia maschera. mi ricordo che sono entrata in una stanza e mi hanno fatto sedere sul lettino di un macchinario molto simile ad una TAC e mi hanno messo addosso questa sorta di retina verde molto molto calda( direi quasi bollente)  che a contatto con l'aria dopo un tot di minuti diventava dura...
mi sembrava  quasi di essere Di Caprio nel film: "la maschera di ferro"


ed è cosi che un anno fa, proprio in queste settimane iniziavo le mie 14 sedute di radioterapia chiusa in quella stanza ad ascoltare la radio che cantava  (come  nei centri commerciali o al supermercato)  come a voler  far sembrare normale un luogo e una situazione che di normale non avevano nulla..

un anno fa ero  la ragazza debilitata fisicamente da un percorso lungo ed insidioso, ero gonfia e l'unico segno di "ripresa" da parte del mio corpo erano  i primi peletti ( perchè ancora non si potevano definire capelli) che cercavano timidi di sbucare da una testolina semi  pelata che sembrava stesse gridando al mondo: addio chemio!, tra poco non sembrerò più la paziente malata di cancro agli occhi degli altri.

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L’AEROPORTO DI MALPENSA COME L’ILVA DI TARANTO, UN DISASTRO AMBIENTALE


A DIRLO MASSIMO SOLDARINI, REFERENTE LIPU IN LOMBARDIA

Ho avuto modo di testare l’impegno e la serietà dell’Associazione ambientalista Lipu – Lega italiana protezione uccelli - quando li ho chiamati in causa per salvare le sorti di alcune ochette nella villa comunale di Casoria. Il loro intervento, nella persona di Fabio Procaccini, è stato provvidenziale. Pertanto riporto con piacere l’intervento di Massimo Soldarini - referente della Lipu in Lombardia - sul Blog di Beppe Grillo, nel quale riporta i danni ambientali che l’aeroporto milanese di Malpensa sta arrecando alla comunità locale.


LA STORIA DI MALPENSA - Malpensa come aeroporto nasce dentro il parco Lombardo della Valle del Ticino che è il primo parco fluviale, è il più importante a livello europeo,
istituito nel 1974 con un’iniziativa popolare. Successivamente dentro al parco si è sviluppato l’aeroporto, poi nel 2000 è stata inaugurata quella che viene chiamata Malpensa 2000 e che nelle intenzioni dei governi e dei progettisti doveva essere un hub internazionale, in verità così poi non è andata. Da sempre i cittadini, i comitati, le associazioni locali e anche alcune piccole amministrazioni locali, si sono battute contro questo aeroporto e contro i danni ambientali che questo può procurare. In questo momento è previsto un progetto per una costruzione della terza pista. La terza pista si porterebbe dietro un’urbanizzazione selvaggia, formata da capannoni e centri commerciali, per una superficie che è intorno ai 200 mila metri quadrati, quindi Polo logistico, così viene definito da Sea, la società di gestione degli aeroporti milanesi Malpensa e Linate. Questo Polo logistico e la terza pista ci porterebbero via circa 450 ettari di territorio di una certa rilevanza.

I DANNI ALL’AMBIENTE E ALLE PERSONE- Per farvi un esempio un campo da calcio è circa un ettaro, quindi è come se si portasse via 450 campi di calcio di un ambiente tra l’altro particolarmente pregiato che è la brughiera, uno degli ultimi lembi di brughieria rimasti in pianura.
Perché è così importante la brughiera? Stiamo parlando di circa 300 ettari che è una delle più importanti brughiere del nord Italia o addirittura del sud Europa. Particolarmente sconosciuta ancora da un punto di vista naturalistico perché in Italia si studiano molto poco. Grazie al substrato su cui si crea questo ambiente, si sviluppa una vegetazione, quindi poi viene popolata da un certo tipo di fauna, proprio particolare di ambienti di questo tipo, quindi andando lì si ha una dominanza da un punto di vista della vegetazione che è rappresentata dal brugo, questa pianticella che a ottobre è anche molto bella perché è fiorita, con in associazione un’altra pianticella che e la Molinia e poi anche della Ginestra. Poi si sviluppa e questo mantiene uno strato erbaceo, quindi piante che non raggiungono più del metro di altezza e poi si sviluppa una vegetazione arborea, sempre che può crescere su suoli molto poveri, molto acidi come quelli della brughiera che è costituito da pino silvestre e da betulla in dominanza.
Per quanto riguarda gli uccelli stiamo parlando del sito riproduttivo più importante del nord Italia del Succiacapre che è un uccello notturno, ma non un rapace, particolarmente raro e minacciato che si nutre di grossi insetti, oppure ci sono le popolazioni più consistenti di averla piccola e da ultimo, grazie a una serie di studi effettuati da alcune università, si sono scoperte delle vere e proprie rarità, soprattutto delle farfalle, non c’è un nome in italiano, c’è un nome solo scientifico, per esempio la cenoninfa edipus o la licena dispar, che sono piccole farfalle. Nel caso della cenoninfa stiamo parlando di una delle farfalle più a rischio di estinzione in tutta Europa, tant’è vero che la stessa Comunità Europea raccomanda agli stati membri di mettere in atto tutta una serie di misure particolari per la sua conservazione.
Questo aeroporto ha già causato un disastro ambientale e quando uso il termine disastro ambientale non lo uso perché è venuta in mente a me, ma perché sta ormai su documenti ufficiali. Naturalmente stiamo parlando di un aeroporto, con un numero di voli piuttosto elevato, qualche centinaio al giorno, con un numero di passeggeri che sfiora i 20 milioni ogni anno, gli aerei non vanno a acqua di rosa e quindi questo è il problema, sono motori che bruciano male il carburante e che ne bruciano una quantità incredibile, fatto sta che qualche anno fa un’azienda agricola di circa 250 ettari che sta proprio sulla rotta di decollo degli aerei che partono da Malpensa, ha intentato una causa contro la Sea, la società aeroportuale che gestisce gli aeroporti e poi è stato chiamato in causa anche il Ministero dei trasporti, per un presunto danno che questa azienda subiva agli alberi, nel senso che questi alberi morivano.
Il Tribunale di Milano ha avviato questo processo, ha affidato una perizia tecnica alla facoltà di agraria dell’università di Milano che ha stabilito che questo danno consistente agli alberi, derivava da idrocarburi incombusti che cadevano al suolo, dati dalla combustione dei motori degli aerei . La Sea è stata condannata in primo grado a un risarcimento pari a circa 4 milioni di Euro verso questa azienda, successivamente la Sea ha fatto ricorso in appello. Qualche mese fa è uscita la sentenza di appello che ha raddoppiato la pena a Sea, quindi passando a 8 milioni di Euro. Faccio solo un esempio per capire bene: questi idrocarburi incombusti, composti particolarmente cancerogeni, sono stati misurati anche alla barriera di Milano sud, alla barriera di Melegnano, quindi da dove arriva l’autostrada del sole e stiamo parlando lì di un traffico che sfiora le 100 mila auto al giorno, lì sono stati misurati i valori di questi idrocarburi 4 /5 volte inferiori rispetto a quelli che sono stati misurati a Malpensa.
Tutti noi ci domandiamo: se muoiono gli alberi, cosa può succedere agli animali, noi compresi, visto che siamo animali pure noi. Questo è il primo dato già di per sé sconvolgente e siamo al secondo grado di giudizio. Nel frattempo, a causa della prima sentenza del Tribunale, il Ministero dell’Ambiente invia il corpo forestale dello Stato a fare un sopralluogo per verificare lo stato di questi luoghi e qui compare il primo termine che ho usato io prima: "Malpensa, disastro ambientale". Per la prima volta compare questa frase, questa denominazione su un documento ufficiale. Il Corpo dello Stato di Varese va a fare questa indagine e il rapporto che si trova anche in rete è particolarmente allarmante, parla di chiome degli alberi con condizioni precarie se non addirittura morte in percentuali tra il 50 e l’80% parla della totale assenza di tutta una serie di animali, soprattutto uccelli e pipistrelli, di cui invece quell’area era ricchissima negli anni 80.
A seguito di questa indagine e di questa sentenza del Tribunale di Milano, un comune del varesotto, Casorate Sempione, effettua dentro i confini del perimetro urbano un’indagine con la stessa metodologia. Anche in questo caso i dati superano i limiti stabiliti dalla legge. L’aspetto più rilevante a fronte quindi di tutte queste evidenze giuridiche e scientifiche lo fornisce poi l’A.S.L., i dati sono veramente incredibili perché l’A.S.L. e la Provincia di Varese che avevano sempre evitato di fornirceli. Si scopre che svolge un’indagine addirittura partita nel 1997 e fornisce i dati addirittura fino al 2009 quindi 12 anni e li riassumo brevemente, abbiamo un aumento della mortalità per malattie respiratorie, superiore del 54,1% dei comuni che stanno intorno del sedime aeroportuale, rispetto al 10,7 del resto dei comuni dell’A.S.L., i ricoveri ospedalieri per tutte le cause hanno subito un aumento del 2,8% contro una diminuzione negli altri comuni. I tassi di mortalità per malattie respiratorie per mille abitanti, sono aumentati del 41,1% rispetto al 2,7 degli altri comuni delle A.S.L., i tassi di ospedalizzazione per malattie respiratorie per mille abitanti sono aumentati dal 13,4% contro una diminuzione dell’1,4 % nel resto dell’A.S.L.

CIO’ CHE OCCORRE FARE - A fronte di questi dati bisognerebbe fare una seria riflessione e cercare di capire, indagare ulteriormente perché sicuramente la presenza di questi tipi di inquinanti e di questi dati dell’A.S.L. stanno a significare che probabilmente una correlazione tra queste due cause c’è ma che va ulteriormente indagata, ma l’aspetto principale è questo: abbiamo un aeroporto che così, già così com’è sta provocando questo disastro ambientale, disastro ambientale è un termine che usa il Ministero dell’ambiente, non qualche associazione di facinorosi, per quale motivo si pensa di progettare una terza pista con annesso tutto questo polo logistico, che nelle intenzioni di Sea dovrebbe triplicare il traffico passeggeri e merci che c’è attualmente in uso, credo che a nessuno possa sfuggire che se già questi numeri, 20 milioni di passeggeri causano un danno di questo tipo, se arriviamo a 40/50/60 perché si sparano dei numeri incredibili, il danno sicuramente non diminuirebbe o l’inquinamento sicuramente non diminuirebbe.
La politica a tutti i livelli, a partire dai comuni, la Regione, la Provincia, fino a arrivare al governo centrale non può rimanere sorda di fronte a questi dati, è necessario intervenire immediatamente e prima di pensare a qualsiasi tipo di sviluppo di Malpensa, intervenire per rimuovere le cause che hanno provocato questo disastro ambientale già oggi, con quanto è già esistente. Faccio anche un appello, o forse anche semplicemente una riflessione ai tempi moderni, oggi in tempi di spinta globalizzazione e in cui bisogna per forza avere la valigia in mano per spostarsi, è diventato molto facile muoversi con poche decine di Euro chiunque può passare un bel weekend in una capitale europea per esempio, i tabelloni pubblicitari nelle città, Milano in primis sono pieni di queste offerte, con 10 Euro vai di qua, con 20 Euro vai dall’altra parte, pensateci prima di fare una cosa del genere, tutti quegli aerei che partono da Malpensa per poche decine di Euro e che vi permettono di godervi magari un bel weekend in una capitale europea, ci scaricano sulla testa una montagna di inquinanti potenzialmente molto dannosi per la nostra salute e per quella dell’ambiente.
Un aeroporto tra l’altro inserito in un’area che è una delle più densamente popolate d’Italia, solo i comuni del sedime aeroportuale, raccolgono 80 mila abitanti, tutti i comuni che vengono colpiti direttamente da Malpensa e che non sono solo lombardi ma c’è anche la parte piemontese, Malpensa sta proprio sul fiume Ticino, sono 650 mila, quindi un aeroporto del genere con questi potenziali effetti sull’ambiente e sulla salute, inserito anche in un contesto così fortemente urbanizzato e popolato.

Giungere in una località straniera, anche lontanissima, seduti comodamente e nel giro di poche ore grazie a un aereo, è un servizio ovviamente irrinunciabile. Ma occorre anche salvaguardare la salute delle persone e dell’ambiente. L’aeroporto di Malpensa è stato realizzato senza alcun criterio in tal senso e si prevede perfino di ampliarlo. Chissà quanti altri aeroporti italiani si trovano nella stessa situazione. Magari tutti. 
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LA FIAT FUGGE ANCHE IN CINA


A RIVELARLO  il ceo di Fiat e Chrysler per l'Asia, Mike Manley

Che la Fiat formato Marchionne stia gradualmente riducendo gli investimenti in Italia, puntando ai Paesi “emergenti” (leggi “sfruttabili”) dell’Est Europa, nonché concentrando i propri sforzi per risollevare l’americana Chrysler, è ormai cosa palese e nota. Ma che stia puntando anche alla Cina è un fatto nuovo.


JEEP IN CINA - Fiat starebbe infatti programmando di riportare la produzione di Jeep in Cina e potrebbe finire per produrre tutti i modelli di questo marchio nel paese asiatico. È quanto ha fatto sapere il ceo di Fiat e Chrysler per l'Asia Mike Manley in un'intervista nel quartier generale di Chrysler a Auburn Hills, secondo quanto riporta Bloomberg.
Fiat è in «colloqui molto dettagliati» con il partner cinese Guangzhou Automobile Group sulla possibilità di costruire le Jeep in Cina, ha detto Manley. Lì infatti «le opportunità di volumi per noi sono molto significative» ha detto, precisando che «stiamo prendendo in esame le opportunità all'interno della capacità esistente. E dovremmo localizzare tutti i modelli Jeep o alcuni di essi».
«Siamo cresciuti in modo molto più consistente in Asia per compensare alcune delle difficoltà in Europa», ha detto Manley, anche perchè, ha concluso, il Vecchio Continente affronterà «tempi molto difficili e duri» almeno fino a fine 2013.

La Fiat potrebbe dunque trovare una nuova oasi felice nel Paese del capitalismo travestito da comunismo. Appena i soldi dello Stato non sono arrivati più, il Lingotto ha cominciato a scappare a gambe levate dall’Italia. Più che imprenditori, quelli di Torino sono stati soprattutto prenditori.

(Fonte: Contropiano)
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NOVANT’ANNI FA LA MARCIA SU ROMA


Il 28 ottobre 1922, alcune decine di migliaia di militanti fascisti si diressero sulla capitale rivendicando CON SUCCESSO la guida politica del Regno d'Italia

Sono passati novant’anni dall’inizio della dittatura fascista. Un’esperienza ventennale che ha segnato nel bene e nel male la storia d’Italia, suscitando ancora oggi polemiche, critiche ed entusiasmi. Benito Mussolini, direttosi a Roma con decine di migliaia di militanti in camicia nera, ottenne l’incarico dal Re Vittorio Emanuele III; il quale non represse, come avrebbe voluto l’allora Presidente del Consiglio Facta, i fascisti in movimento già da qualche giorno.


LA SITUAZIONE POLITICA FRAGILE– L’Italia d’inizio ‘900 versava in una profonda crisi economica già agli sgoccioli della fine della Grande Guerra, quando i rigori cui il popolo venne sottoposto ai fini del successo bellico avevano iniziato a destare un forte malcontento. Finita la guerra, questo esplose in forme violente, caratterizzate dall'affiancamento dell'azione armata a quella politica da parte di partiti e gruppi politici o dalla loro trasformazione in vere e proprie forme paramilitari, creando disordini che sfociarono nel biennio rosso.
Nel novembre del 1921 i Fasci Italiani di Combattimento si trasformarono nel Partito Nazionale Fascista (PNF), combattendo al suo interno fra spinte volte a scelte rivoluzionarie ed istanze di crescita costituzionale. Mussolini optò per una "via parlamentare", tenendo a freno le squadre d'azione ed iniziando la ricerca del consenso popolare. Profittò perciò del coinvolgimento di Gabriele D'Annunzio nell'occupazione del Comune di Milano (3 agosto 1922), per sottintenderne la sua adesione al partito.
A partire dalla primavera del 1922, e poi soprattutto dal luglio quando avvennero gravi crisi e rapide alternanze di governo, la politica parlamentare seguì le manovre dei popolari di Don Sturzo per un governo guidato da Vittorio Emanuele Orlando in coalizione con il Partito Socialista Italiano. Del resto, lo stesso Giovanni Giolitti, in un'intervista al Corriere della Sera, aveva sostenuto l'opportunità di una trasformazione in senso costituzionale del movimento. Nel frattempo, la propaganda affievoliva il carattere repubblicano del fascismo, onde non porsi troppo presto in aperto contrasto con la Corona e le Forze Armate, che Mussolini ed i fascisti ritenevano si sarebbero attenute al giuramento di fedeltà prestato al re, appoggiandoli.

IL PRELUDIO ALLA MARCIA - Mussolini iniziò una serie di incontri e contatti con gli esponenti politici più importanti, onde verificare possibili alleanze e, contemporaneamente, vi furono timidi sondaggi e più aperti abboccamenti anche con gli esponenti del mondo imprenditoriale ed economico. Da questi ultimi rapporti, sempre nell'agosto, nacque uno studio di Ottavio Corgini e Massimo Rocca, che sarebbe stato pressoché direttamente mutuato in un nuovo programma economico fascista.
Mussolini si risolse a considerare Giolitti probabilmente il più pericoloso dei suoi avversari e perciò dedicò le sue attenzioni a Facta, "figlio" politico di Giolitti e assai devoto verso il suo mentore, che intendeva sganciare dallo statista per coinvolgerlo in ruoli governativi di massimo prestigio politico insieme a D'Annunzio, nel qual caso di Facta avrebbe potuto essere il merito di una eventuale "normalizzazione" dei fascisti; altra ipotesi è che fosse stato Facta, nei contatti avuti, a coltivare questa prospettiva, sfumata l'11 ottobre a Gardone in un incontro fra Mussolini e D'Annunzio nel quale il PNF sottoscrisse accordi con una sorta di sindacato dei marittimi (Federazione del Mare, guidata da Giuseppe Giulietti) che il poeta aveva preso sotto tutela, e questo accordo avrebbe legato anche i due esponenti.
La Marcia su Roma ebbe un prodromo. Il 2 agosto del 1922 i fascisti occupano militarmente Ancona; essi volevano saggiare la reazione del governo e del re, in vista di un successivo tentativo su Roma. Volevano inoltre rendersi conto anche della posizione che avrebbe preso l'esercito di fronte ad una occupazione armata di una città. Era stata scelta Ancona perché la città era nota per la sua avversione alle idee autoritarie; la fama di città ribelle era stata conquistata dalla città in seguito alla Settimana rossa del 1914 e alla Rivolta dei Bersaglieri del 1920; se il tentativo di occupazione fosse riuscito in una città così, nuove imprese sarebbero state considerate più facili. L'occupazione avvenne senza ostacoli: Ancona, che due anni prima aveva preso le armi contro il governo, cadde in mano ai fascisti quasi senza resistenza, lasciando tutti sorpresi; il governo e il re tacquero. Perfino in una città calda come Ancona l'avvento del fascismo era sentito come ineluttabile e la resistenza era considerata inutile.

L’ORGANIZZAZIONE A NAPOLI - Quattro giorni prima della marcia, il 24 ottobre, a Napoli si tenne una grande adunata di camicie nere, raduno che doveva servire da prova generale. In quell'occasione, Mussolini proclamò pubblicamente: "O ci daranno il governo o lo prenderemo calando a Roma".
Il 26 di quel mese il presidente del consiglio rispose a Mussolini (che aveva radunato a Napoli decine di migliaia di camicie nere e minacciava apertamente di marciare su Roma per occuparne militarmente le Istituzioni) in modo del tutto privo di senso: è in queste circostanze che, di fronte a chi gli prospettava il precipitare della situazione, Luigi Facta pronunciò la celebre frase con la quale passerà alla Storia: "Nutro fiducia!".
L'adunata di Napoli, al campo sportivo dell'Arenaccia, fu organizzata da Aurelio Padovani, uno dei cinque comandanti di zona che vollero la marcia su Roma. Aurelio Padovani comandò la sfilata per le vie cittadine ed, al teatro San Carlo, fu lui a presentare il Duce Mussolini al popolo napoletano. Mussolini tenne due discorsi, uno al teatro San Carlo, diretto al ceto borghese, ed uno in piazza San Carlo ai suoi uomini. Il capo dei fascisti si espresse abilmente evitando di far trasparire segnali di allarme, ma al contempo rassodando i crescenti consensi sia della popolazione che dei simpatizzanti. La stessa sera, all'Hotel Vesuvio, si riunì il Consiglio nazionale del partito che stabilì le direttive di dettaglio per la marcia. La mattina dopo Bianchi avrebbe lanciato ai suoi uomini il segnale convenuto: «Insomma, fascisti, a Napoli piove, che ci state a fare?»[6] mentre Mussolini sarebbe prudentemente andato ad attendere a Milano gli sviluppi successivi.
A condurre la marcia sarebbe stato un quadrumvirato composto da Italo Balbo (uno dei ras più famosi), Emilio De Bono (comandante della Milizia), Cesare Maria De Vecchi (un generale non sgradito al Quirinale) e Michele Bianchi (segretario del partito fedelissimo di Mussolini); il quadrumvirato avrebbe dichiarato l'assunzione di pieni poteri a Perugia ed avrebbe assunto i poteri nella notte tra il 26 e il 27 ottobre. Dino Grandi, di rientro da una missione a Ginevra, era stato nominato capo di stato maggiore del quadrumvirato.
Truppe fasciste avrebbero poi dovuto occupare uffici pubblici, stazioni, centrali telegrafiche e telefoniche. Le squadre sarebbero confluite a Foligno, Tivoli, Monterotondo e Santa Marinella per poi entrare nella capitale. Si raccolsero - si stima - circa 25-30.000 fascisti, a fronte dei 28.400 soldati a difesa della capitale. Facta era rassicurato dagli avvenimenti e dai discorsi tenuti a Napoli, nonché dal fatto che il raduno si era chiuso senza scontri, violenze ed altre degenerazioni. Il 26, però, Antonio Salandra (che si era incontrato con Mussolini quando questi andava a Napoli il 23, e che manteneva i contatti con De Vecchi, Ciano e Grandi) gli riferì che la marcia su Roma stava per partire e che se ne volevano le dimissioni. Facta in realtà non gli credette; la contrapposizione politica fra Facta e Salandra non rendeva l'ambasciata del secondo così influente sul primo, che si limitò ad indire un consiglio dei ministri nel quale cercò di riprendersi le deleghe affidate ai ministri, onde poter disporre di "valori" negoziabili, con Mussolini o con altri. Del resto, in seno al governo, bruciava la questione della posizione di Riccio, fedelissimo di Salandra, che si trovava in condizione di provocare la crisi di governo. Assenti Giovanni Amendola e Paolino Taddei, gli altri ministri accettarono di presentare a Facta le dimissioni e di accettare il loro eventuale avvicendamento con nuovi ministri fascisti.

LE ISTITUZIONI DEBOLI DINANZI AL PERICOLO FASCISTA - La notte tra il 27 e il 28 il Presidente del consiglio fu svegliato per essere informato che le colonne fasciste erano partite verso Roma, sui treni che avevano requisiti, mentre il Re si consultava con i maggiori esponenti dell'Esercito, tra i quali Diaz, Thaon di Revel, Giraldi e Bencivenga, per fare il punto della situazione. Vittorio Emanuele III chiese ai suoi generali se l'esercito sarebbe stato fedele alla monarchia in caso di stato d'assedio e quelli, per voce di Diaz, risposero che "l'esercito avrebbe certamente fatto il suo dovere, ma sarebbe stato bene non metterlo alla prova".
Alle 6 del mattino del giorno 28, si riunì al Viminale (allora sede della presidenza del consiglio) il consiglio dei ministri che decise di proclamare lo stato di assedio. Il ministro dell'Interno Taddei stilò un proclama sulla falsariga di quello che Luigi Pelloux aveva stilato nel 1898, e lo diede immediatamente alle stampe, e inviandolo a tutte le prefetture.
Verso le 8:30, Facta si recò al Quirinale per la ratifica del proclama da parte del re, ma con sorpresa del primo ministro, il re si rifiutò. Dopo di che si dimise. Le ragioni del rifiuto di Vittorio Emanuele III alla proposta dello stato d'assedio non sono state dichiarate dal sovrano e sono ancora oggetto di varie interpretazioni. Oltre alle perplessità dei generali circa la fedeltà dell'esercito, si è vociferato di accordi segreti tra Mussolini e la Corona (ipotesi che però non gode di molto credito), altre voci sospettano che la presenza del filofascista Emanuele Filiberto Duca d'Aosta a Perugia (disobbedendo all'ordine del sovrano di restare a Torino) l'avesse portato a temere una crisi dinastica.
Alle 9:30 un pallido Facta tornò al Viminale per annullare lo stato d'assedio e per chiamare Giovanni Giolitti in suo aiuto, ma questi non sarebbe potuto arrivare a soccorrerlo a causa delle linee ferroviarie interrotte dallo stesso Facta a due chilometri dalla capitale; né sarebbe stato in grado di raggiungerlo a piedi, considerata la sua tarda età (era infatti il giorno dopo il suo ottantesimo compleanno). Alle 11:30 Facta formalizzò le sue dimissioni ed il Re procedette come d'ordinario con le consultazioni.
Mussolini intanto restava a Milano, dove veniva costantemente informato sulla situazione romana; i dettagli dal Viminale gli venivano da Vincenzo Riccio, che tramite Salandra li faceva arrivare ai notabili fascisti tra i quali si era aggiunto Luigi Federzoni. Sapeva che De Vecchi e Grandi cercavano qualche accordo non coerente con il piano generale, ed anche se più tardi li avrebbe accusati d'aver tradito la rivoluzione (Processo di Verona), al momento non li sconfessò pensando che la trattativa avrebbe potuto costituire una buona possibilità di ripiego nel caso in cui le sue squadre si fossero trovate costrette a smobilitare per l'intervento dell'esercito. Mussolini infatti sapeva bene che i suoi uomini erano sì una minaccia, ma non credeva alla loro forza militare.
Una voce circolata successivamente asseriva che Facta avrebbe in realtà disposto per lo stato d'assedio nella serata del 27, ma che il re avrebbe respinto la proposta. La voce era stata diffusa da Federzoni, che diceva di aver chiamato al telefono egli stesso Mussolini, dal ministero dell'interno, e lasciava supporre che il sovrano l'avesse voluto mettere a parte degli accadimenti romani.
La mattina del 28, a Milano Mussolini riceveva nella sede del Popolo d'Italia ("protetta" da cavalli di frisia e rimpinguata di armi) una delegazione di industriali, fra i quali Camillo Olivetti, che lo urgevano a trovare un accordo con Salandra.
Nello stesso momento, a Roma, Salandra proponeva al re di dare l'incarico di formare il governo a Orlando, ma De Vecchi informò il re che l'unica persona con cui Mussolini avrebbe potuto raggiungere un'intesa sarebbe stato lo stesso Salandra. A Mussolini fu, quindi, proposto di governare a fianco di Salandra ma egli rifiutò. Qualche ora dopo, forse anche tentando una forzatura per convincere il capo dei fascisti, Il Giornale d'Italia diffuse una edizione straordinaria in cui dava per raggiunto un accordo e per affidato un incarico a Salandra e Mussolini, il quale dopo aver resistito a pressioni di ogni provenienza, compresa una accorata telefonata del generale Arturo Cittadini (su espresso mandato del re), precisò telefonicamente a Grandi che ancora insisteva: «Non ho fatto quello che ho fatto per provocare la risurrezione di don Antonio Salandra».
La mattina seguente, dopo che le bozze dell'articolo scritto da Mussolini durante la notte erano state diffuse, Salandra vi poté leggere che non c'era niente da fare e, dopo un giro di telefonate di ultima conferma, decise di rimettere l'incarico. De Vecchi fu incaricato da Vittorio Emanuele di informare Mussolini che gli avrebbe conferito l'incarico.

L’ARRIVO A ROMA DI MUSSOLINI E L’INCARICO – Il telegramma arrivò. Alle 8 di sera Mussolini partì, alla volta di Roma, dove sarebbe giunto alle 11.30 del 30 ottobre; il convoglio patì un incredibile ritardo dovendo rallentare, e in qualche caso proprio fermarsi, in molte stazioni prese d'assalto da fascisti festanti che accorrevano a salutare il loro Duce.
Alle 18 presentò il governo, comprendente soltanto tre fascisti di orientamento moderato.
Le "Camicie Nere della rivoluzione" erano accampate intorno alla capitale e non attendevano che di entrarvi. Furono autorizzati ad entrarvi solo il giorno 30 e la raggiunsero alla meglio, su mezzi di fortuna. Ma erano più che raddoppiati: dai circa 30.000 della marcia, erano ora più di 70.000, cui si aggiunsero i simpatizzanti romani che erano già sul posto. Ci furono scontri e incidenti; nel quartiere di San Lorenzo alcuni operai accolsero con colpi d'arma da fuoco la colonna guidata da Giuseppe Bottai e Ulisse Igliori, proveniente da Tivoli, che attraversava l'area in modo pacifico. All'alba del giorno dopo, oltre 500 fascisti guidati da Italo Balbo attaccarono di sorpresa il quartiere e lo devastarono. I morti fra gli abitanti furono tredici (tra questi, i responsabili dell'agguato), i feriti oltre duecento, alcuni dei quali, scaraventati giù dalle finestre delle abitazioni, riportarono lesioni permanenti. Informato dell'accaduto, Mussolini diede alle forze dell'ordine immediate disposizioni per la repressione di qualsiasi incidente.
Il 31 ottobre 1922 le camicie nere sfilarono per più di 6 ore dinanzi al Re, poi Mussolini ordinò che si iniziassero le operazioni di smobilitazione. L'ordine di smobilitazione apparve infatti pubblicato sul quotidiano Il Popolo d'Italia dello stesso giorno.

(Fonte: Wikipedia)
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Benvenuta in Croce Rossa!

sono appena tornata da 3 ore interminabili di esame per il corso base di volontari di soccorso in croce rossa e con molta felicità vi dico che da oggi sono ufficialmente una pioniera di croce rossa!

l'esame era strutturato in tre parti, una parte teorica di 30 domande per cui avevamo a disposizione circa mezz' ora e  due parti per quanto riguarda la pratica.

 nella parte pratica ho fatto qualche errore perchè al momento ero un po agitata ma nel complesso non ho fatto errori gravissimi per cui non avrei potuto essere idonea;  è un corso base e bene o male non è difficile entrarci.
lunedi sera avrò la riunione alla sede della croce rossa con i pionieri e da li inizierà la mia nuova esperienza!!!

 adesso vi lascio che cosi vado a riposarmi e sta sera minimo minimo esco a festeggiare con la mia migliore amica :)

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IL MAROCCO MINA L’AGRICOLTURA ITALIANA


DAL PAESE MAGHREBINO ARRIVANO PRODOTTI POI CAMUFFATI DA EUROPEI

L’agricoltura in Italia resta una delle principali attività economiche. Un’attività messa però a dura prova dalle norme europee nonché dall’immissione sul nostro mercato di prodotti nordafricani; a bassissimo costo per il noto sfruttamento della manodopera e sovente camuffati come europei. Il tutto va ovviamente a svantaggio delle piccole e medie imprese, già provate dalla recessione. Negli ultimi dieci anni un terzo delle nostre imprese agricole ha chiuso i battenti.  Il nostro export è già in calo del 15% nei primi 4 mesi del 2012.


L’ACCORDO TRA UE E MAROCCO - L’Unione Europea ha siglato a febbraio un accordo con il Marocco per liberalizzare il commercio dei prodotti ortofrutticoli. Così, i frutti della terra magrebina varcheranno i nostri confini senza dazi doganali o con tasse d’accesso contenute. Un accordo importante dal punto di vista sia politico che economico. Da una parte dovrebbe garantire ai Paesi della primavera araba uno sviluppo attraverso la cooperazione e dall'altra creare una zona di mercato sull'altra sponda del mediterraneo. Sul lungo periodo.

L’AGGIRAMENTO DELLE REGOLE - Ma l'Italia, paese di piccoli produttori, è pronta? E il Marocco? In realtà già da tempo i nostri mercati sono pieni di prodotti magrebini. Anche se la loro provenienza è spesso camuffata, senza regole certe e comuni. Così un pomodoro marocchino diventa facilmente europeo, con un solo passaggio di filiera. Diversi sono i costi e i modi di produzione. In Marocco si possono usare pesticidi da noi banditi e mancano i regolamenti attuativi della legge sulle etichettature.

(Fonte: Fainotizia)
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COMPRARE CASA CONVIENE, CI SONO I SALDI


NELLE PRINCIPALI CITTA’ IL RISPARMIO MEDIO SUPERA IL 6%, CON PUNTE DEL 30

Per chi se lo può permettere, questo è il momento buono per acquistare una casa. Bastano un po' di risparmi e la possibilità di accedere a un mutuo e si potrebbe fare l'affare della vita. Certo, entrambi i fattori sono oggi quasi utopie, ma il prezzo delle case rispetto al 2007 è sensibilmente crollato.


I PREZZI NELLE PRINCIPALI CITTA’- Lo sconto medio si aggira attorno al 6,5% con Milano nella media, Roma al 5,6%, Napoli e Torino al 6,1%. Ma si sono toccate pure punte del 29% a Milano, del 31% a Roma, del 27% a Napoli e del 23% a Torino. Così, se nel 2007 in una grande città italiana a parità di condizioni effettive si poteva acquistare una abitazione di 86,4 metri quadri, oggi si può arrivare a prenderne una di 107,8 (il 24,7% più grande).
Entrando nel dettaglio, analizzando i dati di Nomisma e Tecnocasa, si rileva che a Milano per vendere ormai servono almeno sei mesi nelle aree centrali e semicentrali (con uno sconto medio del 5,4% rispetto ai listini), sette mesi in periferia dove si arriva al picco di sconto del -10% nelle zone più degradate: la parte più periferica di viale Monza, via Padova, Corvetto, Barona, Dergano. Curiosamente, fa notare il Corsera, il record negativo però è toccato a un quartiere semicentrale, Cenisio Procaccini, sove la svendita è arrivata a -14%.
I tempi per vendere una casa a Roma sono 7 mesi per vendere abitazioni usate e 6 per quelle nuove (con sconti medi dell'1,9%, 2,6% in periferia) con un aumento del divario tra il prezzo richiesto e quello offerto dall'acquirente. A Torraccia, Magliana Collatina, Casal de' Pazzi, Torrevecchia e Fidene il calo del prezzo di una casa è del 20%. Tengono e in alcuni casi salgono invece i prezzi nelle zone di lusso: a Prati si è registrato un aumento del 3%, al Colosseo del 4%.
Nel capoluogo campano la svendita delle case è in media del 4% indipendentemente che si trovi in centro o in periferia. In calo anche gli affitti: dal 2008 a oggi hanno registrato un calo del 7%.

VENDERE CONVIENE - Ma vendere rimane comunque non facile. L'Agenzia del territorio ha segnalato per il secondo trimestre 2012 una caduta delle transazioni del 25,6% con Milano che ha fatto addirittura peggio della media con -26,2% e Roma che si è limitata a -19,6%. Dati che si rivelano allarmanti se si considera che il paragone avviene con il 2011 che non ha certo brillato. E per i proprietari che vogliono disfarsi dell'immobile sono guai: un anno di casa vuota può arrivare a costare tra il 6% e l'8% del suo valore se alle spese di gestione e all'Imu si somma anche il mancato introito dei reinvestimento della somma ottenuta dalla vendita.

Per quanti cercano casa a Napoli e provincia, vi segnalo l’Agenzia Napolincasa.

(Fonte: Libero)

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BERLUSCONI NON SI RICANDIDA, CHI PRENDERA’ IL SUO POSTO?


SI DECIDERA’ TRAMITE PRIMARIE, CHE SI TERRANNO A DICEMBRE

A 18 anni dalla sua discesa in campo, Silvio Berlusconi ha annunciato che non si ricandiderà. E’ la fine di un’epoca; del bipolarismo sancito dal pro o contro di lui; della Seconda Repubblica. Ha anche annunciato che il suo successore sarà decretato dalle Primarie, che si terranno a dicembre, forse il 16. Non Alfano dunque, che probabilmente al Cavaliere non convince più di tanto. Intanto già circolano i nomi di chi si candiderà per la successione.


LA LETTERA DI ADDIO -  "Non mi ricandiderò a premier. Le primarie del partito si terranno il 16 dicembre". "Per amore dell'Italia - spiega l'ex premier - si possono fare pazzie e cose sagge. Diciotto anni fa sono entrato in campo, una follia non priva di saggezza: ora preferisco fare un passo indietro per le stesse ragioni d’amore che mi spinsero a muovermi allora. Non ripresenterò la mia candidatura a Premier ma rimango a fianco dei più giovani che debbono giocare e fare gol. Ho ancora buoni muscoli e un pò di testa, ma quel che mi spetta è dare consigli, offrire memoria, raccontare e giudicare senza intrusività".
Il Cavaliere vuole puntare su "un'investitura dal basso nella quale ciascuno potrà riconoscere non solo i suoi sogni, come in passato, e le sue emozioni, ma anche e soprattutto le proprie scelte razionali, la rappresentanza di idee e interessi politici e sociali decisivi per riformare e cambiare un paese in crisi, ma straordinario per intelligenza e sensibilità alla storia, che ce la può fare, che può tornare a vincere la sua battaglia europea e occidentale contro le ambizioni smodate degli altri e contro i propri vizi".
Berlusconi poi si difende dalle accuse rivolte al partito: "Siamo stati chiamati spregiativamente populisti e antipolitici della prima ora. Siamo stati in effetti sostenitori di un’idea di alternanza alla guida dello Stato sostenuta dal voto popolare conquistato con la persuasione che crea consenso. Abbiamo costruito un’Italia in cui non si regna per virtù lobbistica e mediatica o per aver vinto un concorso in magistratura o nella pubblica amministrazione. Questa riforma "populista" - rincara il Cavaliere - è la più importante nella storia dei centocinquant'anni dell’unità del Paese, ci ha fatto uscire da uno stato di sudditanza alla politica dei partiti e delle nomenclature immutabili e ha creato le premesse per una nuova fiducia nella Repubblica. Sono personalmente fiero e cosciente dei limiti della mia opera e dell’opera collettiva che abbiamo intrapreso, per avere realizzato la riforma delle riforme rendendo viva, palpitante ed emozionante la partecipazione alla vita pubblica dei cittadini. Questo non poteva che avere un prezzo, la deriva verso ideologismi e sentimenti di avversione personale, verso denigrazioni e delegittimazioni faziose che non hanno fatto il bene dell’Italia".
Il Cavaliere, promuove il governo tecnico: "Il presidente del Consiglio e i suoi collaboratori hanno fatto quel che hanno potuto, cioè molto, nella situazione istituzionale, parlamentare e politica interna, e nelle condizioni europee e mondiali in cui la nostra economia e la nostra società hanno dovuto affrontare la grande crisi finanziaria da debito. Sono stati commessi errori, alcuni riparabili a partire dalle correzioni alla legge di stabilità e ad alcune misure fiscali sbagliate, ma la direzione riformatrice e liberale è stata sostanzialmente chiara”.
In conclusione della nota, il Cavaliere avverte sui rischi che corre il Paese: "Una coalizione di sinistra che vuole tornare indietro alle logiche di centralizzazione pianificatrice che hanno prodotto la montagna del debito pubblico e l’esplosione del paese corporativo e pigro che conosciamo, chiede di governare con uno stuolo di professionisti di partito educati e formati nelle vecchie ideologie egualitarie, solidariste e collettiviste del Novecento. Sta al Popolo della Libertà, al segretario Angelino Alfano, e a una generazione giovane che riproduca il miracolo del 1994 - conclude Berlusconi -, dare una seria e impegnativa battaglia per fermare questa deriva".

I POSSIBILI EREDI - Ma quali sono, questi nomi? Alcuni sono certi: su tutti quelli del segretario Angelino Alfano e quello della pasdaran Daniela Santanchè, che ha immediatamente annunciato la sua candidatura: "E ci mancherebbe, dopo la battaglia che ho fatto...". Poi Giancarlo Galan, scottato e deluso per l'addio del Cav: “Mi candido. Rappresento l'area liberale e anche una buona storia di amministrazione regionale in Veneto. Non ho soldi ma spero che qualcuno mi sosterrà anche economicamente”.
Gli altri papabili candidati sono tutti da vedere: potrebbe esserci Giorgia Meloni, come anche Franco Frattini, che intervistato a caldo da SkyTg24 non ha chiuso la porta: "Se mi candiderò alle primarie? E' un discorso a cui non avevo pensato"; ma ha anche espresso piena fiducia in Alfano. Anche Guido Crosetto, sempre impegnato per rinnovare il partito, potrebbe essere uno degli uomini da cui gli azzurri potrebbero ripartire. Non si può escludere Roberto Formigoni, che ha sempre ambito alla leadership del partito, ma la cui posizione si è indebolita alla luce dei recenti scandali che hanno travolto la Regione Lombardia.

GLI EX AN STANNO CON ALFANO - Maurizio Gasparri e Ignazio La Russa stanno con Alfano: "Con le primarie di dicembre si esce dall'incertezza e si riparte verso il futuro. Alfano è la migliore espressione di quel rinnovamento che abbiamo voluto e condiviso con lui e che la generosità di Berlusconi rafforza". Un altro fedelissimo del Cavaliere, Gaetano Quagliariello, pure si schiera con Alfano: "La prospettiva dell’unione dei moderati è diventata reale e forte .Questo è stato possibile grazie alla determinazione e alla pazienza del segretario Alfano. Se ci sarà la sua candidatura la appoggerò". Lo stesso Quagliariello ha spiegato che tra i candidati "ci saranno sicuramente candidati Alfano e Santanchè ma anche altri. Ci sarà un candidato per i moderati, uno di destra, uno per i populisti".

Insomma, da una considerazione a caldo, anzi, caldissimo, pare che i giochi siano quasi scontati, in favore di Angelino Alfano. Il quale ha trovato in questo periodo da Segretario solo nella Santanchè una palese oppositrice. Non a caso l’unica ad aver già detto di volersi candidare (con Galan, che pure è un berluscones) . Comunque non è da escludere che il partito perda pezzi, con alcune uscite di rilievo. 
Che dire, anche la destra si apre alle primarie. E’ proprio vero che è finita un’epoca.

(Fonti: Libero1, Libero2)
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CITTA’ ITALIANE SOMMERSE DAI RIPETITORI TELEFONICI


LA LEGGE IN MATERIA E’ VAGA E NON TUTELA LA SALUTE DEI CITTADINI

L’ex Ministro delle Telecomunicazioni Maurizio Gasparri, oltre a “regalarci” il digitale terrestre che ha reso confusionario il mondo della Tv e una norma che non tutela i minori davanti al piccolo schermo, ha anche firmato un decreto nel 2001 che permette la proliferazione incontrollata dei ripetitori per la telefonia mobile nelle nostre città.


LE DISPOSIZIONI - Essi servono per la ricezione dei nostri cellulari ed emettono radiazioni elettromagnetiche la cui densità e frequenza varia a secondo degli utenti connessi. Possono essere installati in ogni parte del territorio comunale, dunque tanto in zona residenziale quanto in zona industriale. Agli enti locali viene data ampia discrezionalità; sono loro a decidere dove possono essere installati. La legge Gasparri entrata in vigore nel 2002 fissa in 70 metri la distanza minima dei ripetitori dalle abitazioni e che chiama l’ARPA (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente) a dare l’ok al posizionamento. Chi mette a disposizione un proprio terreno o un edificio, può godere di un canone annuale che si aggira intorno ai 25mila euro. Va comunque anche detto che il valore del terreno o del fabbricato perde valore di mercato a causa della presenza del ripetitore stesso.
Una siffatta legge non poteva non avere come conseguenza negativa la proliferazione negli ultimi 10 anni di ripetitori in molte città italiane, anche molto vicini tra loro a distanza di poche centinaia di metri.
Grosse colpe ricadono anche sui Governi nazionali susseguitisi in questi anni, che non hanno migliorato le disposizioni in materia al fine di una maggiore protezione per i cittadini (ad esempio gli Stati Uniti hanno regolamentato le emissioni dei terminali telefonici fin dal 1997, così come di altri dispositivi in tempi diversi). Anche il finanziamento della ricerca e della sperimentazione concernente i campi elettromagnetici, previsto dall’art. 4 comma 1, lett. b della legge stessa, è venuto meno e il primitivo stanziamento di circa l’1% dei proventi della gara per l’UMTS è stato dirottato per altri settori.
Addirittura le Chiese camuffano i ripetitori mediante crocifissi, come testimonia questo sito: http://it.paperblog.com/antenne-camuffate-da-crocifissi-le-chiese-collaborano-attivamente-all-inquinamento-elettromagnetico-569595/

I DANNI ALLA SALUTE - Ma quali sono le conseguenze di queste antenne sulla salute umana? Sugli effetti che l'inquinamento elettromagnetico provoca a lungo termine, va detto che lo stato attuale delle conoscenze è ancora limitato. La comunità scientifica è ancora divisa e un compromesso raggiunto dai principali organismi internazionali della salute nel 2006 raccomanda cautela e precauzione in questo settore. Ma nel campo della telefonia mobile, è sempre bene considerare il termine precauzione come sinonimo di pericolo. Del resto si dice che anche i cellulari non facciano male, eppure molte persone che fanno un uso smodato dei telefonini, si sono ritrovati un tumore benigno al cervello, alle orecchie o al mento. Lo stesso effetto “a ombrello” dei ripetitori – ovvero che le onde elettromagnetiche ricadono a un tot di kilometri di distanza dall’antenna - con cui veniamo rassicurati ad ogni apparizione nelle nostre circostanze, è comunque fasulla. Perché anche se fosse così, saremmo comunque “colpiti” da ripetitori distanti.

COME DIFENDERCI - E allora come possiamo difenderci? Quando riteniamo di essere in presenza di possibili situazioni a rischio, o dove si sospettino abuso di ufficio o violazione alle norme di legge in relazione all'impianto di ripetitori o altro, possiamo presentare degli esposti ai seguenti Enti: Ministero dell’Ambiente; Ministero della Sanità; ARPAC; Procura della Repubblica.

Una vecchia pubblicità con Massimo Lopez diceva che “una telefonata allunga la vita”. Mi sembra proprio che sia il contrario.

(Fonte: Medicina globale, Codacons)
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NON è UMANAMENTE POSSIBILE!

sto cercando di  calmarmi un attimo e provare a  scrivere questo post senza che lo schermo del computer mi si appanni a causa delle lacrime che non riesco a smettere di far scorrere.
sta sera mia madre è tornata a casa dal consiglio di classe e mi ha detto che la mia prof di italiano ( si, quella stronza di cui parlo sempre male) le ha detto che l'anno scorso mi hanno promosso per miracolo, che anche se sono stata assente per motivi seri si salute dovevo essere bocciata e che quest'anno le cosse cambiano perchè non devo pensare che sarà tutto come l'anno scorso.

io ho tante cose ma veramente tante che in questo momento mi frullano per la testa ma non le scrivo... non c'è bisogno di parole. dico solo che non pensavo fosse umanamente possibile che esistessero persone del genere e che chi mi conosce sa che se mi si tocca questo tasto dolente della mia vita finisce male ma male proprio.
perciò scusatemi ma adesso credo proprio mi ritirerò a piangere e a sfogare la mia rabbia perchè non riesco più a vedere quello che sto scrivendo, poi domani poco ma sicuro parlo con il preside e se non prende qualche serio provvedimento la denuncio per danni morali.

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LA STAGIONE DELLA CACCIA STA UCCIDENDO PIU’ UOMINI CHE ANIMALI


BEN 13 OMICIDI IN 35 GIORNI

Tutti sono contrari ad essa, eppure i referendum che avrebbero potuto abrogarla non passarono. Parlo della caccia, pratica tanto antica quanto ancora amata, specie tra le persone meno giovani. Un hobby che oltre a mettere in pericolo molte specie animali già in via di estinzione, sta provocando anche molti morti accidentali. Ultimo domenica, un ragazzino sparato accidentalmente da un amico che voleva uccidere una lepre. Le tante vittime sono anche indicatrici di un’attività in cui si cimentano molti dilettanti.


I NUMERI ALLARMANTI DI QUESTO INIZIO STAGIONE - In 35 giorni effettivi di caccia, dal 1 settembre al 20 ottobre, le armi dei cacciatori, hanno ucciso 13 persone, tra cui un bambino, e ne hanno ferite 33, tra cacciatori e non. E' quanto emerge dall'analisi dei dati dell'Associazione Vittime della caccia.
Senza contare, ancora, precisa l'Associazione in una nota, "gli innumerevoli fatti che hanno avuto un epilogo fortunato: sono i casi di minacce, prepotenze, spari andati a vuoto, intimidazioni ecc. da parte di "legali detentori di armi ad uso caccia" contro altre persone".

LA LEGGE VIGENTE E I TENTATIVI DI ABROGARLA - L'attività venatoria è regolamentata dalla legge n. 157 del 17 febbraio 1992, anche se le regioni possono approvare modifiche a tale normativa.
Nel corso degli anni novanta sono stati proposti tre referendum, nessuno dei quali raggiunse il quorum, per inasprire le norme che regolano la caccia:
- 3 giugno 1990: inasprimento delle norme nella disciplina della caccia, affluenza: 43.4%, favorevoli: 92.2%, contrari: 7.8%
- 3 giugno 1990: divieto di accesso ai cacciatori ai fondi privati, affluenza: 42.9%, favorevoli: 92.3%, contrari: 7.7%
- 15 giugno 1997: divieto di accesso ai cacciatori ai fondi privati, affluenza: 30.2%, favorevoli: 80.9%, contrari: 19.1%
I referendum sul divieto di accesso ai cacciatori ai fondi privati furono proposti con l'intento di abrogare l'articolo 842 del codice civile. Secondo tale articolo, i cacciatori possono entrare (armati) nei fondi privati senza il consenso preventivo del proprietario, introducendo una discriminante, da alcuni giuristi valutata come incostituzionale, nei confronti dei cittadini non cacciatori che invece verrebbero puniti ai sensi dell'articolo 614 del codice penale per violazione di domicilio.

QUANTI SONO I CACCIATORI IN ITALIA- In Italia il numero dei cacciatori è in diminuzione, infatti sono passati dai 1.701.853 del 1980 ai 791.848 del 2001, fino ai 700mila di oggi. L'età media invece sta aumentando. Tutto ciò è indice del fatto che ormai questa pratica è diffusa prevalentemente tra gli anziani e che riscuote uno scarso interesse tra i giovani. Un dato incoraggiante.

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OLTRE AL POPOLO, IN BIRMANIA SI STA ESTINGUENDO ANCHE LA FORESTA


Il SUO manto forestale si è ridotto a un quinto della superficie del paese

Se ben nota è la mortificazione ultracinquantenaria cui è sottoposto il popolo birmano per opera dei cinesi, che ne sta comportando la mortificazione sociale e culturale, oltre che l’estinzione, meno nota è un’altra estinzione di carattere naturale: quella delle sue foreste. Sempre per opera dei cinesi, ma anche di India, Bangladesh, Thailandia e Malesia.


I NUMERI DELLA DEFORESTAZIONE- Il manto forestale della Birmania si è ridotto a un quinto della superficie del paese: è quanto risulta dal rapporto di una commissione parlamentare (Natural Resources and Environmental Conservation Committee della Camera). La superficie totale delle foreste si è ridotta  al 24 per cento (2008) rispetto al 57 per cento del 1962, ha spiegato il segretario del comitato, Thein Lwin, nel corso di un seminario tenutosi a Naypyitaw.
La causa principale della perdita di foreste è l'eccessivo prelievo di legni pregiati, il taglio illegale, la riduzione del restauro e l'aumento della raccolta di legna da ardere. Il risultato è la carenza di legni duri per il mercato internazionale, come fanno notare fonti del settore del legno. Ma non bisogna dimenticare che proprio la domanda di legni duri, in particolare di teak, sui mercati internazionali (anche per i nostri parquet) ha trainato il saccheggio delle foreste del paese. Ma il prelievo di legno e la sua esportazione non si fermano. Le esportazioni birmane di tronchi di legno sono stimate attorno a un valore di 641,87 milioni dollari (anno fiscale 2011-12) rispetto ai  453 milioni di dollari di due anni fa (anno fiscale 2008-09). La Birmania prodotto circa 283.000 metri cubi di teak e più in generale di 1,98 milioni di metri cubi di legname l'anno. I settore forestale è controllato dal settore privato e dall'impresa forestale statale.

L’ESTRAZIONE DI TEAK - La Birmania è il principale esportatore mondiale di teak, e controlla il 75 per cento del mercato mondiale. Il teak viene esportato prevalentemente in India, Cina, Bangladesh, Thailandia e Malesia. Secondo la FAO, la Birmania è l'unico paese al mondo ad esportare teak proveniente da foreste naturali, ossia legni di alta qualità, proveniente da alberi centenari. Le foreste naturali di teak sono state abbattute in tutto il Sud-est asiatico e si trovano ormai solo in Birmania, con qualche frammento in India, Laos e Thailandia. Questi paesi hanno posto le loro residue foreste di teak sotto protezione, e la Birmania è oggi l'unico paese a produrre teak di qualità proveniente da foreste naturali. Nel 2010, la superficie complessiva mondiale di foreste naturali di teak è stata stimata a circa 29 milioni di ettari, e quasi la metà si trova in Birmania.
Anche se le piantagioni di teak crescono, la qualità del prodotto non tiene il confronto col teak proveniente dalle foreste naturali. Secondo un rapporto della FAO, ci vogliono tra i 20 e 80 anni per teak piantati a raggiungere dimensioni idonee al prelievo. Ovviamente il legno di buona qualità proviene dagli alberi più vecchi, ma pochi operatori sono disposti ad aspettare 80 anni prima di vendere il legno, e solitamente il teak viene prelevato da alberi più giovani.

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Un documento per dichiarare: l'esclusione immotivata di un genitore dalla vita di un figlio è un fenomeno grave e su cui intervenire





Sono
firme abbastanza importanti della psichiatria forense e della
psicologia giuridica quelle che hanno firmato questo documento.

Anche
se, a chi è addentro ai lavori, è chiaro che alcuni nomi importanti
del settore sono -immotivatamente!- stati esclusi, per via delle
possibili -anzi, probabili...!- lotte interne alle società di
Psicologia Giuridica e Criminologia.




Nonostante
assenze
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RENZO PIANO, L’ARCHITETTO DEL MONDO


TANTI I PROGETTI INTERNAZIONALI REALIZZATI

L’architettura, diceva Mussolini, “è la sintesi di tutte le arti”. Ne è sempre stato consapevole un architetto doc genovese d’origine, che ha realizzato molte opere avveniristiche e mastodontiche in giro per il Mondo: Renzo Piano.


ORIGINI - Renzo Piano nasce a Genova il 14 settembre 1937, nel quartiere Pegli, in una famiglia, manco a dirlo, di costruttori. Dopo aver ottenuto la maturità classica frequenta le facoltà di Architettura di Firenze e Milano; laureatosi nel 1964 al Politecnico di Milano con una tesi su Modulazione e coordinamento modulare seguita dal prof. Giuseppe Ciribini, con una votazione di 100/110, diventa allievo di Marco Zanuso.
Grazie al padre, costruttore edile, ha subito la possibilità di conoscere la vita di cantiere e di esercitare la professione, nonché di instaurare le prime relazioni con i clienti. Tra il 1965 ed il 1970 viaggia tra gli Stati Uniti e l'Inghilterra per completare la sua formazione.
Nel 1968 partecipa alla XIV Triennale di Milano, per cui realizza un padiglione. Nel 1969, a seguito della crescente fama nazionale, dovuta anche alla pubblicazione delle opere sulle riviste del settore (Domus e Casabella), Piano realizza il padiglione per l'industria italiana all'Esposizione Universale del 1970 a Osaka. Sarà l’inizio di una lunga serie di successi, ancora oggi in corso.

LE CENTRE POMPEDUE, LA PRIMA OPERA DI CARATURA INTERNAZIONALE - Con grande sorpresa, vista la giovane età, Piano e Rogers, insieme a Gianfranco Franchini  vincono nel 1971 il concorso internazionale per la realizzazione del Centre Georges Pompidou (noto anche come Beaubourg) a Parigi battendo gli altri 680 concorrenti, con un progetto molto audace, soprattutto considerando che si andava ad inserire nel centralissimo 4° arrondisement, non lontano da Le Marais. Considerato il manifesto dell'architettura high-tech, è oggi uno dei quattro monumenti di Parigi più visitati dai turisti.

TUTTE LE OPERE
1969: Padiglione dell’Industria Italiana all’Expo Internazionale di Osaka 1970, Giappone
1973: Edificio per uffici per la B&B Italia a Novedrate, Como
1974: Case monofamiliari, Cusago, Milano
1977: Centre Georges Pompidou, Parigi (Francia), dal 1971 IRCAM, Instituto per la ricerca musicale, Parigi, Francia (Piano & Rogers)
1979: Riqualificazione del centro di Otranto (progetto UNESCO)
1980: Prototipi della vettura sperimentale VSS per Fiat
Progetto di rinnovamenti del centro storico di Genova (progetto UNESCO)
1982: Quartiere residenziale "Il Rigo", Corciano (Perugia)
1983: Mostra retrospettiva di Alexander Calder, Torino
1984: Riabilitazione degli stabilimenti Schlumberger, Montrouge, Parigi, Francia
Spazio musicale per l'opera « Prometeo » di Luigi Nono, Venezia
Uffici per la Olivetti, Napoli
1985: Edificio per uffici per lo stabilimento Lowara, Montecchio Maggiore, Vicenza
Restauro degli antichi arsenali, La Canea, Creta (progetto UNESCO)
1986: Padiglione per l'esposizione itinerante della IBM
Restauro del fossato della città antica di Rodi, Grecia (progetto UNESCO)
Restauro della Basilica Palladiana di Vicenza (progetto approvato dal consiglio comunale ma bocciato dal ministero)
1987: The Menil Collection, Houston, USA
Sede dell'Istituto Sperimentale dei Metalli Leggeri, Novara, dal 2001 sede del Polo Scientifico e Tecnologico di Novara
La debis-Haus in Potsdamer Platz a Berlino
1990: Stadio San Nicola, Bari, dal 1987
Centro commerciale Bercy 2, Charenton le Pont, Parigi, Francia
Estensione dell'IRCAM, Parigi, Francia
1991: Navi da crociera per P&O, USA
Complesso residenziale in rue de Meaux, Parigi, Francia
Stabilimenti Thomson Optronics, Saint Quentin-en Yvelines, Francia
Stazioni metropolitane “Brin” e “Dinegro”, Genova
Renzo Piano Building Workshop, Punta Nave, Genova
1992: Sede del Credito Industriale Sardo, Cagliari
Ristrutturazione del Porto antico di Genova per le Celebrazioni Colombiane di Genova (Italia), dal 1985
1994: Auditorium Gianni Agnelli del Lingotto, Torino
Kansai International Airport Passenger Terminal Building, Osaka, Giappone, dal 1988
1995: Padiglione Cy Twombly, Houston, USA
Edificio G6 (Olivetti) Centro direzionale di Napoli, Napoli
Sede della Capitaneria di Porto, Genova
1996: Cité Internationale de Lyon, Francia
Via commerciale I Portici del Lingotto, Torino, Italia
Ponte di Ushibuka, Kumamoto, Giappone
1997: Ricostruzione dell'atelier Brancusi, Parigi, Francia
Museo nazionale della Scienza e della Tecnica, Amsterdam, Olanda, Foto
Museo della Fondation Beyeler, Basilea, Svizzera, dal 1992, Foto
Torre debis, sede della Daimler-Benz, Potsdamer Platz, Berlino, Germania
Galleria del vento della Ferrari, Maranello, Modena, Italia
1998: Centro Culturale Jean-Marie Tjibaou, Nouméa, Nuova Caledonia, dal 1991
Centro design Daimler Benz, Sindelfingen, Stoccarda, Germania
Progetto Daimler Benz della Potsdamer Platz, Berlino, Germania
Centro direzionale della Banca Popolare di Lodi, Lodi, Italia
Galleria del Vento della Ferrari, Maranello, Modena
1999: Hotel e casinò della Cité Internationale, Lione, Francia
Realizzazioni esterne al Porto antico di Genova, Italia
Centro Meridiana, Lecco, Italia
2000:
Ristrutturazione del Centre Pompidou, Parigi, Francia
Ricostruzione della Potsdamer Platz, Berlino, Germania, dal 1992
Torre di uffici della KPN, Rotterdam, Paesi Bassi Foto
Torre adibita ad uffici ed appartamenti "Aurora Palace", Sydney, Australia;
Estensione del museo della Fondation Beyeler, Basilea (Svizzera)
2001: Auditorium della Banca Popolare di Lodi, Lodi, Italia
Negozio Hermès, Tokyo, Giappone
“La Bolla”, Genova
2002: Auditorium Parco della Musica, Roma, Italia, (Video )
Auditorium Niccolò Paganini, Parma, Italia
Multisala Pathé al Lingotto, Torino, Italia
Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli al Lingotto, Torino, Italia
2004: The Nasher Sculpture Centre, Dallas, USA
Completamento ristrutturazione del Lingotto, Torino
Stazioni metropolitane “Principe” e “Darsena”, Genova
2004: Chiesa di Padre Pio, San Giovanni Rotondo (Italia), dal 1991
2005: Nuova sede de Il Sole 24 Ore, Milano, Italia, dal 1998
Grande magazzino “Peek and Cloppenburg”, Colonia, Germania, dal 1999
Zentrum Paul Klee, Berna, Svizzera, dal 2001
Nuova sede della EMI-Virgin, Parigi, Francia dal 2002
Ampliamento High Museum of Art, Atlanta, USA
2006: Ristrutturazione e ampliamento della Morgan Library, New York, USA
2007: Nuova sede del New York Times, New York, USA
Masterplan per il nuovo campus della Columbia University, New York, USA
Cantina Rocca di Frassinello, Gavorrano (Grosseto) (direzione artistica: Massimo Alvisi)
Il Vulcano Buono (Centro Commerciale, Albergo e Servizi), Nola, Napoli (Video )
“Genova come potrebbe essere”, Genova
2008: California Academy of Sciences di San Francisco, USA
LACMA - Los Angeles County Museum of Art, Ampliamento - Fase I - Broad Contemporary Art Museum, Los Angeles, USA
2009: Estensione dell'Art Institute of Chicago, USA con la creazione della Modern Wing (l'ala moderna) che amplia di un terzo lo spazio espositivo e che comprende un ponte di collegamento al Millennium Park; l'opera è stata inaugurata il 16 maggio 2009.
2010: Uffici e residenze, Saint Giles Court, Londra, Gran Bretagna
LACMA - Los Angeles County Museum of Art, Ampliamento - Fase II - The Resnick Pavilion, Los Angeles, USA
Residenza privata, Aspen, USA
2011: Studio di fattibilità per l’Auditorium di Bologna
Ristrutturazione del waterfront di Faliron, Atene, Grecia
Riabilitazione del sito di Ronchamp, Ronchamp, Francia
2012:Ampliamento Isabella Stewart Gardner Museum, Boston, USA
Grattacielo Shard London Bridge, Londra, Gran Bretagna

PROGETTI IN CORSO
2006: Astrup Fearnley Museum of Modern Art, Oslo, Norvegia
Riqualificazione e ampliamento del Harvard Art Museum, Cambridge, USA
2007: Whitney Museum of American Art, New York, USA
Ampliamento del Kimbell Art Museum, Forth Worth, USA
Manhattanville Campus, Columbia University, New York, USA
Grattacielo Intesa Sanpaolo, Torino, Italia;
2009: Maintenance and Operation for the High Line, New York, USA
2010: Columbia School of Arts, New York, USA
Auditorium del Castello, L'Aquila, Italia
2011: Auditorium delle Arti, Bologna, Italia
The Bow-tie Building, New York, USA
2012: Nuovo Palazzo di Giustizia di Parigi, Francia

LE REALIZZAZIONI “AUTO-BIOGRAFICHE”- Nel 1981 Piano fonda il Renzo Piano Building Workshop (RPBW), con uffici a Genova, Parigi e New York.
Nel 2004, a Genova, viene costituita la Fondazione Renzo Piano, un ente no-profit dedicato alla promozione di diverse attività, tra cui la conservazione e valorizzazione dell’archivio dello studio Renzo Piano, formazione e didattica rivolta ai giovani architetti, comprese borse di studio, pubblicazione di libri e promozione di mostre. La fondazione è finanziata da Renzo Piano e dal Renzo Piano Building Workshop, oltre che con i proventi dei diritti sull’uso del materiale degli archivi per mostre e pubblicazioni. La fondazione promuove stage presso gli uffici della RPBW di Genova e Parigi rivolti a 15 studenti iscritti all’ultimo anno della Facoltà di Architettura convenzionate

(Fonte: Wikipedia
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