Pages

.

LA VITA DI ADELE ARRIVA IN ITALIA: TRAMA E RECENSIONE

PREMIATO CON LA PALMA D’ORO LO SCORSO 5 GIUGNO AL FESTIVAL DI CANNES, E’ LA STORIA INTENSA, COINVOLGENTE, EMOZIONANTE DI UNA GIOVANE DONNA ALLE PRESE CON LA PROPRIA SESSUALITA’

Da circa una settimana è giunto nelle sale italiane La vita di Adele (capitolo 1 e 2), il film del regista tunisino Abdellatif Kechiche (già fattosi apprezzare per Cous Cous e Venere nera), ispirato al romanzo grafico Il blu è un colore caldo, di Julie Maroh. La pellicola è stata insignita della Palma d’oro al Festival di Cannes e affronta un tema delicato e complesso: l’approccio alla propria sessualità di una giovane ragazza lesbica, Adele appunto, interpretata dalla bravissima Adèle Exarchopoulos, francese 19enne al primo ruolo da protagonista. L’altra protagonista è Léa Seydoux nei panni di Emma, anch’ella parigina di 28 anni, che ha già lavorato per registi quali Tarantino e Woody Allen. Di seguito trama e recensione.

TRAMA - Adele è una diciottenne come tante, piena di vita e di curiosità, ai suoi primi approcci con la propria sessualità. Capisce che ad attrarla sono le donne, ma soffre dentro, in una società che vuole imporle i suoi standard. Eppure lei affronta il proprio destino, entra in un locale lesbo e conosce Emma (già incrociata per caso per strada); ragazza più grande, con più esperienza, stravagante, dai capelli tinti di blu che le danno un'aurea magica (almeno agli occhi di Adele), un'artista a tutto tondo. Emma la prende per mano e le fa scoprire la sua natura, sebbene Adele non viva serenamente il loro rapporto: cerca di nascondersi alle compagne di classe, beccandosi la loro gogna pubblica; si sente fuori luogo tra gli amici della sua compagna e cerca di occultare la sua vera identità sessuale ai genitori.
Corona il suo sogno, quello di fare la maestra di scuola elementare; ma nella vita privata perde la propria: Emma.

RECENSIONE - Il regista tunisino Abdel Kechiche non smentisce la natura densa e corposa dei suoi film. Con la vita di Adele ci fa vivere in prima persona l'approccio alla propria sessualità vissuto da chi la borghesia benpensante bolla come "diverso": le prime cotte, le prime conferme, i primi amori, le prime delusioni, le prime difficoltà in una società che ci vuole in un certo modo. Il regista, attraverso la bravissima Adele Exarchopolous, al suo primo film da protagonista, ci regala un film intenso, coinvolgente, naturale, carnale, spontaneo, commovente, dai dialoghi lunghi ma sopportabili e seguibili. Le inquadrature in primo piano poi cogliono i particolari caratteriali e fisici dei personaggi.
Ottima anche l'interpretazione di Lea Seydoux, col suo viso enigmatico, nei panni dell'estrosa Emma. Il finale è la ciliegina su una grande torta lunga 3 ore, ma digeribile e godibile.
Di pecche comunque ce ne sono. Se ne possono riscontrare quattro: le lunghe e ripetute scene di sesso, che appaiono quasi una forzatura; l’aver dato un ruolo marginale al rapporto di Adele coi genitori, aspetto fondamentale per chi viene considerato diverso; l'assenza del passaggio di Adele dall'età scolare alla vita lavorativa: ci ritroviamo d'un tratto Adele da alunna a insegnante. Mancano anche passaggi relativi alla decisione di andare a convivere con Emma. Limiti ingiustificati dato che dura ben 3 ore e dunque tali aspetti potevano essere tranquillamente affrontati.
Aspetti che alla fine sminuiscono minimamente il lungometraggio, compensate alla grande dalla sorprendente (da l'età) interpretazione di Adele Exarchopolous, capace di alternare atteggiamenti dolcemente infantili e ingenui a quelli più sexy e smaliziati. Valutazione: 4 stelle

Ecco una delle scene del film, quando Adele incrocia per la prima volta lo sguardo di Emma. Tra le due sembra già sorgere un’attrazione travolgente:



In questa scena Adele esce per la prima volta con Emma, dandole speranzosa il suo numero:

reade more... Résuméabuiyad

XANAX, CIPRALEX E DEREALIZZAZIONE: ANCHE SE PERDO IL LAVORO, IMBOTTIRMI NON SERVE A NIENTE

LETTERA

Gentile Pietro Bisanti, ho seguito qualche intervento sul suo blog molto interessante.
Mi soffermerò principalmente sull'uso (e abuso) degli psicofarmaci, che, per esperienza diretta, mi hanno fatto più male che bene.
Pur credendo nei benefici che una sana alimentazione può apportare, non credo che il regime vegano o crudista sia bilanciato, rispetto comunque le sue idee.
Ho avuto un'infanzia senza un papà presente, che ho sempre frequentato dalla maggiore età, ma sono stato cresciuto, se così vogliamo dire, da mia mamma, una persona disabile, e sono figlio unico; la figura del papà mi è mancata molto, ho un carattere "debole" che nelle esperienze di vita ha mostrato tutte le sue vulnerabilità. I miei sono divorziati.
Ho quarant'anni.. quante esperienze, quante gioie e quante delusioni nella mia esistenza, ho una famiglia, sono felice, o almeno penso di esserlo anche se ho perso il lavoro qualche mese fa; e veniamo al dunque quindi, ho fatto uso di ssri e ansiolitici un paio di anni fa, ho avuto un periodo difficile, molto stressante, e ho avuto una forte ansia generalizzata, l'ansia che si ha SEMPRE durante la giornata, e la notte non ti fa dormire.
Non ho dormito per circa due settimane di seguito, il mio fisico era a pezzi; diventa una catena, non si dorme, il giorno successivo si è più nervosi, l'ansia si accumula, e la sera successiva si fa ancora più difficoltà a prender sonno, il problema diventa enorme e si crea un ciclo vizioso. Tutto questo ad agosto 2011.
Mi sono rivolto al mio medico, e di conseguenza ad uno psichiatra... venti minuti... prenda Cipralex e Xanax.
Bene... lo Xanax, ne ho prese sempre poche gocce, al massimo dieci, solo la sera, e sono riuscito a recuperare il sonno, ho continuato a prenderlo per un paio di mesi.... insieme al cipralex e sono rinato, calmo.. tranquillo, sembrava tutto ok, a novembre del 2012 ho chiuso sia con il Cipralex e sia con lo xanax (non lo prendevo già da diversi mesi), ma ahimè la perdita del lavoro è stato un duro colpo, i problemi.... siamo una famiglia monoreddito, si immagini...
Avendo molto tempo libero da alcuni mesi, ho fatto molta attività fisica, che mi ha rimesso in forma fisicamente, ma la mia mente era, ed è, "malata", penso sempre e solo al lavoro.. perché proprio a me... etc etc, nel frattempo assumo xanax da un mese, solo la sera (ho avuto un forte attacco di panico notturno un mese fa circa e ho dovuto "per forza"), e, cosciente del fatto che non si può vivere di ansiolitici, sono andato dallo psichiatra, che, invece di avviarmi in primis su una terapia psicologica (va molto la cognitivo comportamentale) mi affianca allo xanax il cipralex...
Bene... quasi due settimana di terapia, quindi il farmaco ancora non ha il suo effetto, e questo lo dico a tutti, le mie emozioni si sono appiattite (come ha scritto anche un altro utente), non ho più emozioni, non riesco a piangere, a ridere, non sono presente, spesso distratto, proprio come successe due anni fa.. e questa è una cura?
Mia moglie dice che sono diverso, spento, anche mia mamma, nonostante io cerchi di essere lo stesso, ha notato che c'è qualcosa che non va in me; ho deciso... incomincio a scalare e chiudo con cipralex e spero presto anche con lo Xanax, credo siano di valido aiuto allo stesso modo valeriana e camomilla o passiflora, che possono favorire il rilassamento, i problemi sono dentro di noi, caro Pietro e bisogna affrontarli e venirne fuori.
Certo gli psicofarmaci hanno un effetto immediato, aiutano subito, ma poi si paga lo scotto, con un'assuefazione e con un cambiamento negativo che ci pervade e ci fa cambiare radicalmente, ha sentito parlare anche di derealizzazione Pietro? E' una sensazione orribile, che non auguro a nessuno, dove ci si guarda allo specchio  e non ci si riconosce più... sembriamo estranei a noi stessi, da rabbrividire.
Consiglio a tutti, buttate qualsiasi psicofarmaco, due chiacchiere con uno psicologo, ma ancora prima con un buon amico, snocciolare i problemi e le ansie (anche se l'ansia ha un meccanismo un po' contorto per alcuni versi) sono molto più salutari di qualunque medicina, Depakin, Cipralex, Paroxetina.. .. VELENO, VELENO! buttate tutto, disintossicatevi ( ci vorrà un po' di tempo, molta, moltissima volontà, e molta sofferenza)
E' normale essere ansiosi o depressi in alcune situazioni, (matrimonio... perdita del lavoro... lutto...) il vostro corpo manifesta quello che la mente elabora, e i farmaci "chiudono" arbitrariamente quella valvola, ma il problema c'è e prima o poi lo ritroviamo li.... sempre li, ci aspetta, non c'è farmaco che tenga!
L'autorizzo Pietro a pubblicare questa mia testimonianza sul suo blog, con la cortesia di non rendere pubblico l'indirizzo email.

Buona serata!



RISPOSTA

Caro Anonimo,
pubblico molto molto volentieri l'ennesima testimonianza, e la ringrazio di averla voluta condividere con tutti.

Alcune piccole puntualizzazioni:

1) credo fermamente che l'alimentazione abbia un ruolo ENORME nell'insorgere e nella persistenza di manifestazioni di carattere psichiatrico: il cervello è un organo fatto di carne e sangue, e il suo malfunzionamento a causa della pessima qualità delle sostanze nutritive in arrivo si può manifestare ovviamente attraverso la sintomatologia psichiatrica che i medici catalogano così bene, senza però riuscire mai a eradicarne le cause;

2) l'alimentazione vegana è e rimane l'unico modo corretto per alimentarsi: non voglio ripetere concetti straripetuti. Basta guardarsi allo specchio e vedere come siamo fatti.

La derealizzazione è una sensazione orribile: ci si sente in un sogno, fuori dal mondo, un automa che fa le cose senza rendersene conto.

La bella notizia è che la derealizzazione altro non è che una componente di un disturbo ansioso portato ai massimi livelli.

Mai temere i sintomi, mai.

Riequilibrando il corpo tutto piano piano sparisce: psicosi, disturbi ossessivo-compulsivi, depressioni, ansie.

La psichiatria moderna è un fallimento epocale proprio perché rincorre, catalogandoli, tutti i sintomi, cercando di stroncarli uno a uno.

Il corpo invece va rimesso in carreggiata attraverso il binomio da me coniato "cibi puliti - pensieri puliti".

Qualunque percorso di guarigione non può mai e poi mai prescindere da un'alimentazione corretta, e nessuna pillola al mondo potrò mai avere l'ardire di interagire con un organo misterioso e praticamente sconosciuto come il cervello umano, e le sue miliardi di sinapsi.

Perdere il lavoro e imbottirsi di farmaci significa, nel lungo periodo, avere due problemi: non avere il lavoro e doversi poi disintossicare da sostanze demoniache che ti ammaliano come le sirene di Ulisse.

Concordo per il resto con tutto quello che ha scritto.

Forza e coraggio.

Pietro Bisanti

Per tutti: a breve uscirà il mio primo libro "ASSASSINI IN PILLOLE: La psichiatria moderna vista con gli occhi di un carabiniere": prenotazioni a pbisant@hotmail.com

Per i nuovi lettori: scandagliate tutto il blog, in quanto è una miniera di informazioni disponibili gratuitamente per tutti.

Per tutti: chiunque abbia subito un danno personale o di un suo congiunto/amici, può mandare la propria storia a pbisant@hotmail.com

Per tutti: per ricevere la newsletter del blog, iscrivetevi utilizzando la relativa funzione nella colonna a destra.

Per tutti: con la funzione "ricerca google" in alto a destra, potete inserire delle parole da ricercare (ad esempio "psicofarmaci e suicidio", "prozac" etc...) in modo tale che vengano ricercati gli articoli relativi all'argomento desiderato.


reade more... Résuméabuiyad

QUATTRO MESI DI FLUOXETINA E MIA SORELLA SI IMPICCA: LA PSICHIATRIA COLPISCE ANCHE IL BRASILE

LETTERA

Mio caro Pietro,

ho perso mia sorella a 20 giorno fa...per caso, nel momento di grande tristezza, cercando la risposta per il suo comportamento ho trovato a te, le tue parole me hanno aiutato a capire un atto cosi folle contra se stessa...
prendeva FLUXETINA da  tempo, si e impiccata dentro casa ... pero prima a tagliati i pulsi..preso le medicine... le persone il gas...a provato di tutto per dopo impiccarsi...io ancora sono senza tante parole...
Era bellissima Pietro....era in depressione per la nostra madre ...morta a 4 mese fa dopo una lunga malattia...ma anche io ero molto triste..non prendeva FLUXETINA e sono qui .
Grazie di esistere e aiutare le persone che si trovano come me.
Scusa la gramatica, sono de del Brasile..
dopo ti mando la foto della mia sorella..

Evania Fernandes Da Costa



RISPOSTA

Mia cara Evania,
il mio cuore è con te.

Scusami anzitutto la risposta tardiva, ma purtroppo moltissimi impegni personali mi hanno costretto a un breve "stop" dal blog.

La tragedia è immane, considerato che a causa della morte di tua sorella è diventata doppia, e senza ipocrisia ora il lavoro di metabolizzazione sarà tutto sulle tue spalle.

Ho un senso di rabbia che mi ribolle dentro.

Un'altra persona ammazzata da una compressa, tanto esternamente innocua, quanto internamente devastante.

Un'altra persona ammazzata dall'indifferenza della medicina allopatica, che al posto di aiutare e accompagnare un essere umano in difficoltà durante un lutto, preferisce imbottirlo di farmaci che lo costringono, sì, ho scritto così "costringono", a suicidarsi.

Grido a gran voce da anni su questo blog che gli psicofarmaci, e in particolare le categorie degli antidepressivi SSRI e SNRI (rispettivamente, selettore della ricaptazione della serotonina e della serotonina-noradrenalina) spingono chi li assume a vere e proprie emergenze suicidiarie e/o omicidiarie.

Chi assume questi farmaci può arrivare a sterminare la propria famiglia, ammazzare altri esseri umani senza nessuno motivo, per poi ammazzare se stesso.

La morte di tua sorella non sarà vana te lo prometto. Questo lavoro di divulgazione non si fermerà mai, e andrà sempre avanti. Ora ne ho un altro motivo.

ARTICOLI DA LEGGERE DEL BLOG:


Pietro Bisanti

Per tutti: a breve uscirà il mio primo libro "ASSASSINI IN PILLOLE: La psichiatria moderna vista con gli occhi di un carabiniere": prenotazioni a pbisant@hotmail.com

Per i nuovi lettori: scandagliate tutto il blog, in quanto è una miniera di informazioni disponibili gratuitamente per tutti.

Per tutti: chiunque abbia subito un danno personale o di un suo congiunto/amici, può mandare la propria storia a pbisant@hotmail.com

Per tutti: per ricevere la newsletter del blog, iscrivetevi utilizzando la relativa funzione nella colonna a destra.

Per tutti: con la funzione "ricerca google" in alto a destra, potete inserire delle parole da ricercare (ad esempio "psicofarmaci e suicidio", "prozac" etc...) in modo tale che vengano ricercati gli articoli relativi all'argomento desiderato.








reade more... Résuméabuiyad

IL SIGNIFICATO DI HALLOWEEN PRIMA DI DIVENTARE UNA FESTA COMMERCIALE

risale a tempi remoti, QUANDO Francia, Inghilterra, Irlanda Scozia facevano parte della cultura celtica

Un tempo il Primo novembre era la festa di Ognissanti. Oggi, nella società del consumismo, dell’apparenza e dell’emulazione modaiola, è diventata quella di Halloween. Adulti e bambini si travestono da personaggi inquietanti; i più piccoli vanno in giro bussando alle porte e chiedendo “dolcetto o scherzetto?”; si intagliano zucche ponendo al loro interno una candela per dargli un aspetto terrificante e misterioso. Insomma, una sorta di Carnevale in versione terrificante. Una nuova versione di una festa celtica antica che gli americani hanno trasformato, come sono soliti fare, in una pagliacciata commerciale. Ma qual era il suo significato originario?

LA FESTA DI SAMHAIN – Secondo lo storico Nicholas Rogers, Halloween viene più tipicamente collegata alla festa celtica di Samhain. Il nome della festività, mantenuto storicamente dai Gaeli e dai Celti nell'arcipelago britannico, deriva dall'antico irlandese e significa approssimativamente "fine dell'estate". L'idea che Halloween derivi dal Samhain fu diffusa da due studiosi di fine Ottocento, Rhŷs e Frazer: in questa teoria, secondo il calendario celtico in uso 2000 anni fa tra i popoli dell’Inghilterra, dell’Irlanda e della Francia settentrionale, l’anno nuovo iniziava il 1º novembre. Questo giorno coincideva con la fine della stagione calda, celebrata la notte del 31 ottobre con la festa di Samhain. Per un popolo essenzialmente agricolo come i Celti, l’arrivo dell’inverno era associato all’idea della morte e si credeva che gli spiriti esercitassero il loro potere sui raccolti dell’anno nuovo. La festa di Halloween sarebbe dunque legata al mondo della natura, per quanto lo spiritismo apparisse contrario ai principi del Cristianesimo che si stava diffondendo nel nord Europa. Nell’840, la festa di Ognissanti fu ufficialmente istituita il 1º novembre mentre era papa Gregorio IV: Frazer ipotizzò che ciò fosse stato fatto per creare una continuità cristiana con la festa di Samhain allo scopo di scalzarla dalla cultura popolare; a conferma di ciò, osservò che, in precedenza, Ognissanti veniva già festeggiato in Inghilterra, il 1º novembre. Questa tesi ha avuto amplissima diffusione (per esempio è data per certa dall'Encyclopaedia Britannica).

ALTRE VERSIONI - Tuttavia lo storico Hutton l'ha messa in discussione, osservando che non ci sono prove che le tradizioni che caratterizzavano Halloween risalissero a prima del Medioevo, e osservando come Ognissanti venisse celebrato da vari secoli (prima di essere festa di precetto), in date discordanti nei vari paesi: la più diffusa era il 13 maggio, in Irlanda (paese di cultura celtica) era il 20 aprile, mentre il 1º novembre era una data diffusa in Inghilterra e Germania (paesi di cultura germanica).
Secondo l'Oxford Dictionary of English folklore: "Certamente Samhain era un tempo per raduni festivi e nei testi medievali irlandesi e quelli più tardi del folclore irlandese, gallese e scozzese gli incontri soprannaturali avvengono in questo giorno, anche se non c'è evidenza che fosse connesso con la morte in epoca precristiana, o che si tenessero cerimonie religiose pagane."
I miti irlandesi che menzionano Samhain furono trascritti dai monaci cristiani tra il X e l'XI secolo, cioè circa 200 anni dopo che la Chiesa Cattolica aveva inaugurato il giorno di Ognissanti ed almeno 400 anni dopo che l'Irlanda era stata cristianizzata.
Dopo che il protestantesimo ebbe interrotto la tradizione di Ognissanti, in ambito anglosassone si continuò a celebrare Halloween come festa laica; in particolare negli USA, a partire dalla metà dell'Ottocento, tale festa si diffuse (specialmente a causa dell'immigrazione irlandese) fino a diventare, nel secolo scorso, una delle principali festività statunitensi.

ORIGINE DEI SIMBOLI - Il simbolismo di Halloween deriva da varie fonti, inclusi costumi nazionali, opere letterarie gotiche e horror (come i romanzi Frankenstein e Dracula) e film classici dell'orrore (come Frankenstein e La mummia). Tra le primissime opere su Halloween si ritrovano quelle del poeta scozzese John Mayne che nel 1780 annotò sia gli scherzi di Halloween in "What fearfu' pranks ensue!", sia quanto di soprannaturale era associato con quella notte in "Bogies" (fantasmi), influenzando la poesia Halloween dello scrittore Robert Burns. Prevalgono anche elementi della stagione autunnale, come le zucche, le bucce del grano e gli spaventapasseri. Le case spesso sono decorate con questi simboli nel periodo di Halloween.
Il simbolismo di Halloween include anche temi come la morte, il male, l'occulto o i mostri mitologici. Nero e arancione sono i colori tradizionali di questa festa.
Fare dolcetto o scherzetto è un'usanza di Halloween. I bambini vanno travestiti di casa in casa chiedendo dolciumi e caramelle o qualche spicciolo con la domanda "Dolcetto o scherzetto?". La parola "scherzetto" è la traduzione dell'inglese "trick", una sorta di minaccia di fare danni ai padroni di casa o alla loro proprietà se non viene dato alcun dolcetto ("treat"). "Trick or treat" (dolcetto o scherzetto) in realtà significa anche "sacrificio o maledizione". Esiste una filastrocca inglese insegnata ai bambini delle Elementari su questa usanza.


(Fonte: Wikipedia)
reade more... Résuméabuiyad

LA CLASSIFICA DEI POLITICI PIU’ PAGATI DELLA REPUBBLICA ITALIANA

AL PRIMO POSTO C’E’ NAPOLITANO SEGUITO DA DIVERSI ESPONENTI DI CENTRO-DESTRA

Sessant’anni di politica, quasi tutta ai vertici: quarant’anni in Parlamento, poi è stato ministro, eurodeputato, senatore a vita e, da 8 anni, inquilino del Quirinale. E i frutti si vedono: 13,6 milioni di euro. Il Presidente della Repubblica è un Re Giorgio a tutti gli effetti. Il calcolo è approssimato per difetto ed è il risultato della moltiplicazione dell'attuale emolumento guadagnato da un deputato (228mila euro lordi l'anno) per gli anni di politica. Ma non conta tutte le indennità e i privilegi di cui ha beneficiato Napolitano al Viminale come nelle altre cariche di prestigio che ha ricoperto. Dunque la cifra lievita ancora di più, probabilmente tocca i 20 milioni. In questa classifica interna alla Casta è seguito da tutti esponenti di centro-destra, eccetto la Finocchiaro; altri jurassici della politica italiana.

SECONDO COLUCCI, TERZI CASINIE MATTEOLI - Al secondo posto c'è Francesco Colucci da Brindisi, sindacalista classe 1932, deputato Pdl, alla Camera (con qualche interruzione) dal 1972. I suoi 34 anni di servizio alla Repubblica  gli sono valsi 7,8 milioni di euro. Terzi in graduatoria sono Pier Ferdinando Casini e Altero Matteoli: il segretario Udc, l'eterno ragazzo che ha messo per la prima volta piede in Parlamento nel 1983, ha guadagnato in tutto 6,9 milioni di euro. L'ex ministro dei Trasporti s'è messo in tasca negli ultimi 30 anni di attività politica 6,9 milioni di euro.
Per entrambi comunque in realtà si tratta di un secondo posto, avendo ricoperto più ruoli rispetto all’onorevole Colucci.

GLI ALTRI FUORI DAL PODIO - Seguono la democratica Anna Finocchiaro (5,9 milioni) e il senatur Umberto Bossi (5,1 milioni). Ha già inserito la freccia del sorpasso Maurizio Sacconi, distante solo 100mila euro dal fondatore della Lega Nord. Chiudono ex aequo la  graduatoria tre pezzi da 90 degli ultimi governi Berlusconi: Maurizio Gasparri, Ignazio La Russa e Carlo Giovanardi hanno incamerato 4,9 milioni di euro in 21 anni di vita istituzionale.


(Fonte: Libero)
reade more... Résuméabuiyad

follow up # 7

oggi finalmente sono stata in ospedale a fare i controlli dopo tutto quel disguido che era successo e ho fatto semplicemente una visita e il controllo dell'emocromo che ho fatto privatamente qualche settimana fa.
il dh in questi ultimi mesi è stato spostato all'ottavo piano e c'è una confusione generale e una disorganizzazione non da poco; credo che i lavori che stanno facendo nell'ospedale stiano creando solo confusione e nient'altro.
in ogni caso è andato tutto bene, la dottoressa è molto molto  molto contenta della mia storia clinica e di come siano andati gli esami in questi quasi 24 mesi di follow up e già da gennaio partiranno i controlli ogni sei mesi quindi poi ne avrò ancora per giugno e per gennaio 2015. stop.
se penso che manca solo un anno mi sento la persona più felice di questo mondo.
è passato cosi tanto tempo che a volte quasi dimentico tutto il percorso che ho intrapreso, tutte le difficoltà, le paure, l'umore altalenante e la voglia di essere una persona normale.
poi capitano dei giorni che non si sa perché, tutti questi ricordi riaffiorano e sembra passarti davanti, come se avessi premuto il tasto "riavvolgi" di una cassetta, tutto il tuo percorso e allora ti rendi conto davvero della strada percorsa fino ad adesso, della persona che sei ora e della gratitudine che infondo infondo, devi alla malattia per averti fatta arrivare fin dove sei.
non c'è niente che ho odiato più al mondo di questa stupida malattia ma non c'è  nemmeno niente che possa ringraziare di più per avermi fatta diventare ciò che sono ora.
e adesso non mi resta che aspettare  il 2015 con quel pizzico di tranquillità in più che aumenta man mano che il tempo passa.


 
reade more... Résuméabuiyad

IL BLUFF DI MARINA BERLUSCONI: SMENTISCE VOCI MA POI STUDIA DA LEADER

SEBBENE LEI CONTINUI A SMENTIRE SU UNA FUTURA DISCESA IN CAMPO PER AVVICENDARE IL PADRE, RUMORS PARLANO Di consiglieri più fidati CHE LE suggeriscono cosa studiare e la preparano al dibattito pubblico E al contraddittorio

Da buon partito a regime monarchico qual è, non può non prevedere la successione da padre a figlio, anzi figlia, nella propria guida. Ed ecco che voci sempre più insistenti vorrebbero la figlia primogenita di Silvio Berlusconi, Marina, nuova leader di Forza Italia. Lei continua a smentire, affermando di volersi dedicare esclusivamente alla Mondadori. Eppure, secondo i ben informati, starebbe studiando per una prossima discesa in campo e sfidare Matteo Renzi; leader piacione del Partito democratico contro il quale papà Silvio non potrebbe competere, data la notevole differenza di età. Difficile, peraltro, che in Forza Italia si svolgano le primarie.


A LEZIONE DA DEL DEBBIO - Marina, secondo le indiscrezioni, sempre con più insistenza partecipa agli incontri del lunedì tra Berlusconi e i giornalisti del gruppo Finivest. Loro hanno il compito di temprare il futuro leader di Forza Italia e di darle i consigli giusti. lo stratega sarebbe Paolo Del Debbio: incontra Marina ogni giovedì, le tiene lezioni di storia politica ed economia. Si presenta con le slide e tira dritto. Marina ascolta e si prepara a diventare guida della destra italiana: non ha paura del "salto" perché farebbe di tutto per accontentare il padre e sa di poter lasciare le aziende di famiglia in buone mani.

IL SUO RUOLO IN AZIENDA - Uno degli snodi centrali è, infatti, proprio quello che lega Marina alle aziende del gruppo. Lei è presidente di Finivest e Mondadori, è una manager di successo ed è preoccupata perché se dovesse, davvero, scendere in campo sarebbe costretta a lasciare il timone ad altri. Lei per questo ha sempre opposto resistenza, ma sembra essersi convinta dopo aver avuto la disponibilità dalle sorelle ad occuparsi delle cose di famiglia. Gli incontri con Barbara Berlusconi, infatti, si fanno sempre più intensi e la piccola di casa sarebbe ben contenta di prendere il posto di Marina alla guida della Mondadori. Laureata in Filosofia e con la passione per i libri, Barbara ha sempre avuto questo sogno e lo realizzerebbe volentieri visto che al Milan - dove adesso è Cda - non ci sono grandi prospettive di carriera: Adriano Galliani è in sella e non mollerà per ora. Al suo posto in rossonero potrebbe andarci l'altra figlia del Cav, Eleonora Berlusconi, così davvero tutte sarebbero soddisfatte.

LE CONTINUE SMENTITE - Intanto lei, come già altre volte in passato, smentisce le ricostruzioni: "Di fronte alle ennesime voci e a ricostruzioni giornalistiche totalmente lontane da ogni pur minimo collegamento con la realtà, ancora una volta mi vedo costretta a smentire, e nel modo più tassativo: non ho mai avuto e non ho alcuna intenzione di impegnarmi in politica". Marina ribadisce: "Per la politica ho grande rispetto, ma amo moltissimo il mio lavoro e le aziende nelle quali sono impegnata da ormai oltre vent'anni. Questo è il mio presente, e questo sarà anche il mio futuro. Vi prego di prenderne atto".

(Fonte: Libero)

SONDAGGIO


I votanti sono palesemente scettici su una discesa in campo di Marina Berlusconi. La quale trova favori solo in 1 su 10.
reade more... Résuméabuiyad

DOPO DECENNI DI MENEFREGHISMO E OMERTA’ IN 50MILA A NAPOLI CONTRO LA TERRA DEI FUOCHI

LA MANIFESTAZIONE DI SABATO POMERIGGIO, PARTITA DA PIAZZA DANTE FINO AL PALAZZO DELLA REGIONE, E’ STATA UN SUCCESSO. MA NON RISCATTA UN POPOLO CHE NON SI E’ ATTIVATO QUANDO DOVEVA

E’ bastata una puntata delle Iene per portare la piaga della Terra dei fuochi alla ribalta nazionale. Ecco che tutti si informano, si attivano, si indignano, perché a suggerirglielo è stata la Tv. Sabato scorso cinquantamila persone si sono ritrovate a Napoli, a Piazza Dante, per un corteo che ha attraversato vari punti della città, per poi concludersi dinanzi al Palazzo della Regione. Ma dov’era tutta questa gente quando si parlava di queste cose? In questo post dell’aprile 2007, già paragonavo la Campania a Cernobyl per l’alta incidenza di tumori tra Napoli e Caserta.

IL CORTEO - Migliaia di persone (Cinquantamila secondo gli organizzatori) hanno sfilato da Piazza Dante fino a piazza Plebiscito, per poi salire a via Santa Lucia e al palazzo della Regione. Tutti gli abitanti della Terra dei fuochi uniti in un corteo di protesta per dire no ai Roghi tossici. «Prima di tutto è necessario fermare l'avvelenamento delle nostre terre - ha detto al Corriere del Mezzogiorno Angelo Ferrillo, promoter del sito La Terra dei fuochi - per evitare che anche le bonifiche possano diventare un affare».
Alla manifestazione è assente Don Maurizio Patriciello perchè «impegnato in un'altra manifestazione». «Siamo dispiaciuti dell'assenza di Don Maurizio» - ha aggiunto Ferrillo -, convinto però «che in questa battaglia non servono eroi ma idee che camminano». Ferrillo ne ha per tutti: dalla stampa alle istituzioni locali e annuncia che se non verranno adottate misure concrete i «cittadini della Campania ora consapevoli della gravità della situazione» sapranno come muoversi.
Tantissimi i cori di protesta e gli striscioni per urlare tutta la disperazione che si ha dentro. «Ci stanno avvelenando. Basta», «Stop al biocidio», «Assassini in giacca e cravatta», «Vogliamo vivere», «Siamo stanchi di mangiare merda» e poi «Industria padana, camorra puttana» tra quelli più ricorrenti. E poi il tragico e sentito: «Chi non protesta vuole morire».

LE INIZIATIVE TARDIVE E RIDICOLE- Su Facebook è sorta immancabilmente una pagina dove una sfilza di Vip si è fatta fotografare con un cartello tra le mani, con su scritto il nome di un Comune coinvolto nella landa desolata e inquinata tra Caserta e Napoli, e di fianco la frase “non deve morire”. Ognuno di loro ha “adottato” un Comune; in tanti più per farsi pubblicità che per reale conoscenza del caso. Alcuni hanno impostato un volto triste, altri invece hanno scelto un sorrisino fuori luogo. Forse però più spontaneo della prima espressione: almeno loro non fingono di essere tristi e preoccupati.
Poi ci sono le fiaccolate, come quella di qualche giorno fa partita da Orta di Atella e giunta a Caivano, alla quale hanno partecipato decine di migliaia di persone. Ne seguiranno altre dicono. Ormai quella delle fiaccolate si è trasformata in una moda che si ripete ogni qualvolta si verifica un fatto di cronaca. Il suo reale significato è stato così svuotato, riempiendolo solo di retorica. In Campania, Calabria e Sicilia siamo bravi ad organizzarle, ma sempre quando è troppo tardi. Prima vendiamo il nostro voto, non ci informiamo quando serve, ci voltiamo dall'altra parte anziché denunciare. E poi ce ne usciamo con queste inutili marce muniti di una fiammella, dopo che l’omicidio si è consumato, la distruzione ambientale è compiuta. Effetti nefasti causati dalla nostra stessa indifferenza, codardia, egoismo.

Ha proprio ragione Ligabue: “siamo la vergogna che fingiamo di provare”.

Il giornalista Luigi Necco, presentatore e curatore del programma L’Emigrante, durante la trasmissione ha letto la mia mail sull’argomento:

reade more... Résuméabuiyad

ECCO LE NUOVE SPECIE ANIMALI SCOPERTE IN AMAZZONIA, NONOSTANTE LE DISTRUZIONI DELL’UOMO

SPLENDIDI UCCELLI, PESCI, ANFIBI E SCIMMIE

“Eppure il vento soffia ancora” cantava Pierangelo Bertoli, in una splendida canzone dedicata alla Natura e alle malefatte dell’uomo ai suoi danni. Anche in Amazzonia il vento soffia ancora malgrado le continue deforestazioni dell’uomo, e così Madre Natura ci regala ancora sorprese, come le 441 nuove specie animali scoperte negli ultimi 4 anni. Animali molto caratteristici, per forme e colori.

C’E’ ANCHE LA SCIMMIA CHE FA LE FUSA- Una sola è un mammifero: la Callicebus caquetensis, detta la "scimmia che fa le fusa" in quanto i cuccioli fanno le fusa come i gatti. Delle nuove specie 258 sono piante come la Passiflora longifilamentosa, detta Passiflora spaghetti, della regione del Parà in Brasile. Ci sono 84 nuovi tipi di pesci, tra cui il Tometes camunani, detto piranha vegetariano. Scoperti anche l'orchidea Sobralia imavieriae della regione brasiliana di Roraima e il Dricrossus warzeli del fiume Tapajos in Brasile, il serpente Chironius challenger rinvenuto in Guyana e Venezuela, l'Apistogramma cinilabra dell'Amazzonia peruviana,.
Delle nuove specie, 22 sono rettili, come la lucertola Cercosausa hypnoides, delle foreste colombiane e la lucertola Gonatodes timidus della Guyana. Anche 58 anfibi, tra i quali la rana Allobates amissibilis, che potrebbe presto estinguersi in quanto vive in un habitat ad alto rischio di scomparsa.
Non mancano 18 specie di uccelli tra cui l'Herpsilochmus stotzi e il mirmidone d'Oren «Myrmotherula oreni».


Sul sito del Corriere della sera potrete vederne le foto.
reade more... Résuméabuiyad

TESTO CONFERENZA SORRENTO 26 OTTOBRE 2013


Buonasera a tutti,
e grazie di aver deciso di presenziare a questo evento.
Mi scuso anzitutto per la mia assenza, ma improrogabili impegni riconducibili al mio servizio istituzionale non mi hanno permesso di essere qui.
Lavoro da quasi vent’anni in qualità di maresciallo dell’Arma dei Carabinieri, e le innumerevoli esperienze maturate sul campo mi hanno permesso di comprendere quanto la psichiatria e gli psicofarmaci abbiano fatto breccia fin dentro al cuore della nostra società.
Anni fa, chiunque avesse passato un momento di difficoltà durante la propria vita, avrebbe ricevuto un conforto umano, fatto di parole, gesti ed emozioni.
Ora, invece, vi è un’inarrestabile tendenza a psicomedicalizzare tutta una serie di comportamenti, azioni e reazioni che sono in realtà, nella stragrande maggioranza dei casi, tipicamente umane.
Il consumo di psicofarmaci nel mondo è solo inferiore a quello dei lassativi: ormai ci siamo tramutati in bipedi depressi che non riescono più ad andare al bagno.
Ma cosa sono anzitutto gli psicofarmaci?
Gli psicofarmaci sono e rimangono delle sostanze di sintesi totalmente chimica, che ingerite riescono a superare la barriera ematoencefalica, espletando la loro “funzione” direttamente sulle sinapsi cerebrali.
Una sostanza chimica ha l’ardire di voler interagire con le infinite connessioni neuronali di una “macchina” complessa come il cervello umano, e ancora quasi totalmente sconosciuta? Ecco il primo madornale errore della psichiatria moderna.
Semplicemente non si può, in quanto sarebbe come inserire una scheda in un potentissimo computer, fregandosene altamente di come il nuovo hardware andrà ad interagire con quello già esistente.
Considerato inoltre che ognuno di noi è un essere a sé stante, con caratteristiche generali simili in quanto essere umano, ma peculiare e unico per molti altri aspetti, ecco che l’assunzione di psicofarmaci può essere equiparata a una roulette russa.
Ogni qualvolta infatti una sostanza viene introdotta all’interno del nostro organismo, si hanno due possibilità:
-la riconosce come “self” e quindi compatibile ed utilizzabile (ad esempio un cibo consumabile dalla nostra specie);
-la riconosce come “non-self” e quindi incompatibile, inutilizzabile, e da espellere nel più breve tempo possibile (tutte le sostanze estranee e di sintesi chimica).
Nel caso degli psicofarmaci, essi sono stati studiati e prodotti, come già detto, per superare la barriera ematoencefalica, e quindi già dalla prima assunzione costringono il nostro corpo ad un superlavoro al fine di mantenere una situazione di omeostasi, e cioè di equilibrio interno.
Questa spiegazione di tipo “tecnico” deve ora lasciare il posto a cosa siano veramente gli psicofarmaci, e quali effetti abbiano sul corpo e sullo spirito di chi li assume.
Da anni osservo gli effetti delle sostanze stupefacenti sugli individui che le assumono, e non posso negare che gli psicofarmaci, seppur legali, siano assolutamente più subdoli e pericolosi di moltissime droghe da strada.
Subdoli perché il loro ottenimento a seguito di una prescrizione medica è un fattore tranquillizzante riguardo alla loro asserita innocuità; pericolosi, perché, come spiegherò successivamente, sono sostanze che definirei senza eufemismi demoniache, capaci di trasformare profondamente anima e corpo di chi li assume.
Cosa succede quindi quando uno psicofarmaco entra nel nostro corpo?
Anzitutto dobbiamo distinguerli per categorie, che vanno dai tranquillanti minori, agli antidepressivi, fino ai neurolettici, passando poi per ulteriori diverse sottocategorie.
Tutti però condividono un aspetto, che è poi il medesimo di praticamente tutti i farmaci allopatici e non: sono sintomatici, e cioè non sradicano la causa alla base della sintomatologia in atto, bensì la sopprimono, provocando quella che io chiamo “illusione di guarigione”.
Quando quindi un antidepressivo, ad esempio, viene assunto, il nostro sistema immunitario lo riconosce immediatamente come una sostanza “non-self” e quindi da eliminare nel più breve tempo possibile.
Lo sforzo messo in atto dal nostro corpo è però insufficiente a contrastare nell’immediatezza la potenza di tali molecole, che riescono quindi a espletare il compito per cui sono state progettate.
Si ha quindi, nel caso degli antidepressivi, un’azione diretta sui neurotrasmettitori deputati alla gestione non solo dell’umore, ma anche di moltissime altri funzioni, come ad esempio il ciclo sonno-veglia e l’appetito.
Gli antidepressivi della nuova generazione, e quindi quelli denominati “SSRI” e “SNRI”, rispettivamente selettori della ricaptazione della serotonina e della serotonina-noradrenalina, hanno la funzione di evitare, rallentandolo, il naturale riassorbimento a livello neuronale di tali neurotrasmettitori, aumentandone quindi la disponibilità.
Magicamente, quindi, ma solo quando va bene (e di quando va male parlerò in seguito), dopo circa tre settimane di assunzione, il paziente grida al miracolo, avvolto da un buonumore artificiale chimicamente controllato, tanto potente quanto effimero, e destinato a durare meno di quanto si creda.
Quello che esternamente si vede è un sorriso forzoso che queste sostanze stampano sulla faccia di chi li assume, mascherando in realtà lo sconquasso che sta avvenendo all’interno del corpo.
Il sistema immunitario continua infatti a combattere queste sostanze a esso sconosciute, ordinando la produzione di ulteriori sostanze che vadano a compensare il danno in atto, sempre per il principio che il corpo tende sempre e comunque a ricercare una situazione di equilibrio, detta omeostasi.
Per un altro principio cardine, e cioè che “quando il corpo viene esautorato da una determinata funzione, la parte preposta smette di funzionare e si atrofizza”, quando si assume ad esempio un ansiolitico, riuscirà poi difficile riuscire “ a calmarsi” senza, in quanto il corpo smetterà, vedendosi sostituito, di produrre quelle determinate sostanze deputate a mantenerci tranquilli.
Ritorniamo quindi al nostro antidepressivo…
La “cura” comincia a fare effetto, e quindi chi l’ha iniziata in conseguenza di una sintomatologia depressiva, può finalmente tornare a fare tutte le cose che aveva smesso di fare, sentendosi energico, propositivo e di buon umore, oltre che calmo.
Troppo calmo però, come molti lettori del mio blog mi scrivono.
Una calma surreale, artificiale, sproporzionata, come se si riuscisse a rimanere tranquilli anche se vi dicessero che vostro figlio è appena morto in un incidente stradale.
Questo fanno gli antidepressivi: come le sirene di Ulisse, prima vi infatuano con i loro apparenti e positivi effettivi, e poi si fanno conoscere per quello che realmente sono.
E se invece le cose vanno male?
Quando le cose vanno male, voi stessi, un vostro amico o un vostro congiunto potreste trasformavi alternativamente in uno zombie, un suicida, un malato di sesso, un assassino, e chi più ne ha più ne metta.
Gli antidepressivi SSRI e SNRI, e quindi tutti quelli riconducibili al Prozac, al Paxil, allo Zoloft, all’Effexor, al Cipralex, generici e marchiati (e la lista è infinitamente più lunga) possono, e in moltissimi casi hanno, effetti che sono tanto davanti agli occhi tutti, così come altrettanto facilmente si fa finta di non vederli.
Tali molecole, basta aprire un quotidiano per rendersene conto, influiscono così profondamente sul corpo umano da indurre comportamenti che vengono sempre giustificati come diretta conseguenza della patologia psichiatrica di cui si soffre.
Invece, l’epidemia di madri che uccidono i propri figli, di persone che si impiccano, di studenti che fanno stragi nelle scuole è armata da sostanze legali, all’apparenza sterili e innocue.
Un effetto collaterale indicato anche nei bugiardini di questi stessi farmaci è denominato come “akatisia”, e cioè uno stato di irrequietezza tale da portare a vere e proprie urgenze suicidiarie e/o omicidiarie, consistenti quindi nell’irrefrenabile impulso a fare/farsi del male.
Nel corso della mia ventennale carriera ho potuto personalmente constatare come moltissimi atti di natura violenta accadano contestualmente all’utilizzo di psicofarmaci, anche in persone di natura tendenzialmente mite, che mai e poi mai si sarebbe pensato avrebbero potuto fare del male a qualcuno.
Il suicidio per mezzo dell’impiccagione, per essere ancora più precisi, è il modo predominante attraverso il quale gli assuntori di antidepressivi “decidono” di togliersi la vita.
Sarà un caso? Il detto dice che un insieme di indizi formano una prova: in questo caso gli indizi sono le migliaia e migliaia di anime delle persone suicidatesi sotto l’effetto di questi farmaci che gridano all’infinito la loro sofferenza.
E tali nefasti effetti non sono gli unici effetti definiti “collaterali” di tali molecole.
Chiunque inizi una terapia con queste categorie di antidepressivi deve prepararsi a perdere gran parte di se stesso: la propria voglia di incuriosirsi, di emozionarsi, di amare, di soffrire, di poter avere una vita sessuale decente, di non ingrassare come una balena o diventare uno scheletro.
Tutto viene sostituito da un elettroencefalogramma piatto, sposando appieno la loro motivazione di utilizzo, e cioè il contenimento sociale di chi, senza tali pillole, “darebbe di matto”.
Ma quindi le malattie mentali esistono o non esistono?
Le malattie mentali, come concetto di vera e propria “malattia”, sono probabilmente la più grande farsa mai apparsa negli ultimi 50 anni.
Cioè che realmente esiste è la sintomatologia psichiatrica, che va ascoltata, seguita, interpretata e sconfitta alla radice.
Che senso ha alzare chimicamente l’umore con un antidepressivo senza aver scandagliato la motivazione per cui una persona è depressa?
Che senso ha lobotomizzare chimicamente un’area del cervello con un antipsicotico, senza aver scandagliato la motivazione per cui una persona entra in uno stato di psicosi?
Che senso ha sedare un attacco di panico con un ansiolitico senza aver scandagliato la motivazione per cui l’attacco stesso è partito?
La guarigione, quella vera, deve gioco-forza mirare al riequilibrio totale del corpo umano, e la conseguente sparizione della sintomatologia.
Perdere anni sul lettino dello psicologo per contrastare un disturbo ossessivo-compulsivo non può essere chiamata guarigione. Si è guariti quando il disturbo se ne va, non quando si tenta in continuazione di combatterlo.
Nessuno qui vuole negare che al giorno d’oggi i ritmi di vita e i colpi che la vita stessa ci assesta possano portare chiunque di noi verso un’instabilità di tipo mentale.
E qui bisognerebbe quindi intervenire non a suon di pastiglie e siringoni, ma bensì con le giuste parole, il giusto supporto, la giusta comprensione ed il giusto aiuto.
Quello che gli psichiatri dimenticano sempre è che ogni essere umano è fatto di anima e corpo, e che quindi come una preoccupazione può causarci un bel mal di testa, anche un problema di tipo organico può avere diretta influenza su quelli che sono i nostri equilibri psicologici.
Non dimentichiamo infatti mai che la salute, anche e soprattutto quella mentale, ce la giochiamo nel nostro tratto intestinale chiamato “colon”, ove vi è la formazione dei neurotrasmettitori cerebrali.
Un intestino in disordine significa umore ballerino, per usare un eufemismo, ed ecco quindi come detto in apertura, che psicofarmaci e lassativi vanno a braccetto.
Nel corso della mia carriera non ho mai visto un solo paziente psichiatrico essere seriamente scandagliato al fine di escludere qualunque motivazione di tipo organico alla base della sintomatologia in atto.
Se ad esempio siamo già fisicamente intossicati da un’alimentazione scorretta (e per corretta e compatibile con il nostro disegno strutturale, intendo quella vegana, il più crudista possibile), ecco che il decesso di un nostro congiunto può portarci in una spirale depressiva anche importante.
Ma la colpa non è unicamente dell’evento infausto.
Esso è stato semplicemente la miccia che ha fatto esplodere una situazione già precaria, assestando l’ultimo colpo decisivo ad un corpo già martoriato.
Ogni essere umano merita di alzarsi al mattino gioioso semplicemente di avere la consapevolezza di essere al mondo, e deve farlo evitando di trattare il proprio corpo e il proprio spirito come un cassonetto dell’immondizia.
Ho coniato un binomio che indico come “cibi puliti – pensieri puliti”: uno non può prescindere dall’altro, e la salute, anche e soprattutto quella mentale, deriva proprio da questo.
Vi faccio alcuni esempi pratici.
Se nella vita ho una famiglia meravigliosa, un sacco di soldi, due figli bellissimi e una Ferrari parcheggiata in garage, ma sono comunque allergico al glutine e lo consumo senza sapere di questa mia situazione, ecco che, “inspiegabilmente”, posso cadere in stati depressivi anche pericolosissimi, come testimoniato dalle migliaia di testimonianze dei blog a tema di tutto il mondo.
Come il glutine, ci sono tantissimi fattori che possono influire organicamente sulla nostra psiche, e potrei citarne io stesso a bizzeffe.
Vediamo, ancora una volta, i peggiori nemici della nostra psiche:

-Carne, pesce e proteine animali: causano putrefazione al livello del colon, che è il nostro secondo cervello e il luogo dove si producono i neurotrasmettitori celebrali. Intestino in putrefazione=depressione.
-Zuccheri raffinati: in primis il famigerato saccarosio (zucchero bianco) da tavola: favorisce picchi glicemici che possono portare falsa euforia e conseguente stato depressivo; sballa la produzione di testosterone nell'uomo e interferisce con la normale produzione ormonale; sottrae preziose sostanze nutritive al corpo umano, in quanto è un alimento morto che necessita di enzimi per essere digerito.
Nessuno sconto a zucchero di canna grezzo e non in quanto si tratta sempre e comunque di alimenti raffinati, morti e sepolti. 
Non pensate che sia innocuo solo perché lo vendono al supermercato: è una sostanza chimica che di naturale non ha nulla, potente, dannosa e catastrofica per chi ne è particolarmente suscettibile.
Bocciati senza riserve anche tutti gli edulcoranti, capeggiati dall'aspartame.
-Metalli pesanti: mercurio, alluminio. Il peggio del peggio. Occhio alle amalgame dentali, che causano una continua e incessante intossicazione all'organismo. Il mercurio è risaputo per creare stati mentali che  possono arrivare alla schizofrenia.
-Bibite gassate: quando ingurgitate una lattina di coca cola non fate altro che bere, assieme ad essa, una quantità di saccarosio impressionante. Lo stesso vale per tutte le altre bibite in lattina.
-Glutine e caseina: i cereali non sono cibo per tutti. Non sono cibo nato per l'Uomo, bensì per i granivori. L'intolleranza al glutine è ormai considerata un'epidemia su scala mondiale, mentre in realtà è la diretta conseguenza della normale reazione del corpo umano all'introduzione di una proteina a esso incompatibile e sconosciuta.
Sono associati al glutine diversi stati mentali: dalla depressione agli stati immotivati di rabbia, fino alla psicosi.
La caseina, veleno pari alle proteine animali, ha in più il difetto di essere un grande allergene e di incollarsi ai villi intestinali e di non permettere quindi la normale assimilazione dei cibi.
La rimozione del glutine e della caseina in bambini con autismo sta dando risultati impressionanti.
-Vaccinazione: i vaccini sono forse il peggior insulto che può essere fatto a un essere umano. Metalli pesanti, DNA umani e animali. Un insieme di porcherie di cui non vale nemmeno la pena ribadire la tossicità.
-Farmaci: moltissimi farmaci agiscono sui recettori nervosi pur non essendo definiti "psicofarmaci": dagli antistaminici alla pillola per la pressione; dal farmaco contro la tosse a quello per il mal di testa.
-Denti devitalizzati: un dente devitalizzato è un'appendice morta tenuta attaccata al corpo con la forza. È come se volessero tenervi attaccato un dito putrefatto. La proliferazione incontrollata di tipo batterico, dovuta al marciume presente in una zona così delicata come quella del viso-cranio, può drenare le capacità di reazione del sistema immunitario portando stati depressivi anche gravi.
-caffè, sigarette, alcolici, sostanze stupefacenti.

Questo è solo una lista a titolo esemplificativo, ma per far capire come corpo e anima siano intimamente connessi.

La potenza degli psicofarmaci si vede poi chiaramente quando si tenta la loro dismissione.

Chiunque assuma psicofarmaci, oltre a essere conscio della estrema pericolosità e dannosità delle sostanze che assume, deve anche essere preparato al momento in cui deciderà di scalarli.
Non voglio infatti soffermarmi ulteriormente su quanto tali sostanze siano una porcheria, che mascherano i sintomi quando va bene, distruggendo il corpo e la mente.
Voglio rendere chiaro che scalarli può scatenare in un gran numero di casi delle crisi di astinenza tali da trasformare questa procedura in un vero e proprio inferno sceso in terra.
Soprattutto le benzodiazepine (quindi tutti i tranquillanti) che gli antidepressivi della classe SSRI sono i peggiori e i più ostici da dismettere.
Tremori, nausea, incubi notturni, manie omicide, voglia di fare o farsi del male, delirio, stati depressivi gravissimi, sensazione di scosse elettriche al corpo sono solo alcuni dei sintomi causati dalla dismissione del Prozac, del Paxil, del Wellbutrin, del Celexa, dell'Entact, del Cipralex, tutti nomi che hanno una sola cosa in comune: sono sostanze demoniache, che quando va bene danno un senso di sollievo momentaneo, ma che portano un conto da pagare molto salato quando si tenta di abbandonarle.
Internet è pieno di testimonianze di persone che hanno impiegato anni, a volte senza riuscirci proprio, a scalare queste sostanze, che piano piano si sostituiscono artificiosamente alla produzione dei neurotrasmettitori cerebrali, diventando indispensabili non PER STARE BENE, ma per TENTARE DI CONDURRE UNA VITA "NORMALE".
Gli psichiatri prendono tutto sotto gamba, e l'ignaro paziente, oltre a non essere reso edotto che ci sono moltissimi altri modi naturali di combattere gli stati d'ansia e depressivi, viene  "tranquillizzato", e non gli viene spiegato bene che quando deciderà di scalare andrà incontro a serissime reazioni avverse.
Ma cosa sono queste reazioni avverse?
Quando si tenta di scalare uno psicofarmaco, il corpo, trovandosi privato di una sostanza dannosa che lo aveva forzosamente obbligato ad alterare il proprio stato biochimico, cerca disperatamente di tornare a una nuova condizione di normalità.
IL CORPO NON VA MAI CONTRO SE STESSO e quando viene diminuito lo psicofarmaco assunto, il corpo si autoregola, ricominciando a produrre tutti quei neurotrasmettitori cerebrali che venivano prima falsamente sostituiti dall'antidepressivo di turno.
Tutto questo ha però un prezzo da pagare: PER STARE MEGLIO BISOGNA PRIMA STARE PEGGIO, come ho scritto in un altro articolo.
Significa che la transizione fa scattare una vera e propria crisi eliminativa, per cui il corpo butta fuori le tossine accumulate facendoci sentire peggio di prima.
E QUI BISOGNA TENERE DURO, perché come in un tossicodipendente, le crisi di astinenza non sono altro che il tentativo disperato del corpo di tornare alla normalità.
I consigli utili sono quindi questi: scalaggio assolutamente lento, tanto più lento quanto più lungo è stato il tempo di assunzione.
Alimentazione VEGANA il più possibile CRUDISTA per fornire al corpo tutte le sostanze di cui avrà bisogno per affrontare un percorso così duro e delicato.
NON CEDERE alla tentazione di assumere altri farmaci per combattere gli effetti della crisi eliminativa: avere fiducia nel proprio corpo e nelle proprie possibilità. Tutto passa, e il nostro sistema immunitario sa meglio di qualsiasi altro dottor quello che deve essere fatto.

A parole può sembrare facile, ma in realtà per molte persone è un vero e proprio inferno sceso in terra.

Altro argomento da trattare è la ciclicità e la cronicizzazione delle manifestazioni psichiatriche, quali ulteriori prove che gli psicofarmaci mascherano la sintomatologia senza sradicare le vere cause alla base.

Ciò che accade quindi nel mio lavoro è di avere a che fare con persone che subiscono più ricoveri, più trattamenti sanitari obbligatori, che assumono cocktail di farmaci, che cambiano continuamente molecole, per trovarsi sempre e comunque allo stato di partenza, peggiorati dall’enorme carico tossico introdotto.

Guarire non significa essere sedati, rimanendo seduti buoni e tranquilli su di una sedia a fare, quando si riesce, le parole crociate.

Guarire significa riappropriarsi delle proprie emozioni, della propria capacità di affrontare le sfide, i momenti belli e i momenti brutti che la vita porta a chiunque, indipendentemente da ceto sociale e capacità economica.

Il succo di questo mio intervento è semplicemente questo: senza voler fornire alcun parere medico in quanto legalmente incompetente, invito tutti ad aprire gli occhi, a leggere il giornale con occhio critico quando in esso viene descritto l’ennesimo omicidio di una madre sotto antidepressivi nei confronti del proprio figlio, a capire quanto il cervello sia un organo ove i nostri pensieri si sviluppano anche in relazione al nutrimento che gli arriva, sia esso fisico o psicologico.

E prima di assumere molecole psichiatriche, pensate, riflettete, scandagliate voi stessi, con la consapevolezza che mai e poi mai una pillola potrà restituirvi l’equilibrio perduto, che potrà essere riconquistato solo rimettendo, a uno a uno, i giusti mattoni in quello che è il castello della vita.

Vi ringrazio, e augurandovi buona vita, rimango a disposizione sul blog e all’indirizzo email pbisant@hotmail.com

Pietro Bisanti

Per tutti: a breve uscirà il mio primo libro "ASSASSINI IN PILLOLE: La psichiatria moderna vista con gli occhi di un carabiniere": prenotazioni a pbisant@hotmail.com

Per i nuovi lettori: scandagliate tutto il blog, in quanto è una miniera di informazioni disponibili gratuitamente per tutti.

Per tutti: chiunque abbia subito un danno personale o di un suo congiunto/amici, può mandare la propria storia a pbisant@hotmail.com

Per tutti: per ricevere la newsletter del blog, iscrivetevi utilizzando la relativa funzione nella colonna a destra.




reade more... Résuméabuiyad

CHIUDE IL MUSEO DEDICATO AD ALDA MERINI

APERTO A MILANO NON LONTANO DA QUELLA CHE ERA LA SUA RESIDENZA IL 21 MARZO 2011, GIORNO DELLA SUA NASCITA, GODEVA DI FONDI ESIGUI E REGISTRAVA POCHE VISITE

Alda Merini, poetessa del dolore, è scomparsa quasi quattro anni fa, il primo novembre 2009. Il Comune di Milano le aveva dedicato un Museo, aperto il 21 marzo 2011, lo stesso giorno in cui l’autrice era nata nel 1931, al posto di un’ex tabaccheria, non lontano dalla sua storica residenza sui Navigli. Ma il sogno, un atto dovuto a una donna meravigliosamente profonda e sensibile, si è subito infranto contro la mancanza di fondi e i pochi visitatori che ogni giorno vi accorrevano.

POCHI SOLDI A DISPOSIZIONE - “Un sogno, un dovere e un piacere”, aveva affermato Massimiliano Finazzer Flory l’allora assessore alla cultura nel presentare lo spazio progettato non soltanto come un semplice museo bensì come casa per la promozione di giovani scrittori e poeti. Al piano terra si trova infatti l’Atelier della Parola, una sorta di laboratorio con corsi di scrittura creativa e iniziative promozionali;
“Oggi  restituiamo qualcosa ad Alda, sperando di fare quello che lei avrebbe voluto” diceva Letizia Moratti, allora Sindaco di Milano di lì a poco avvicendata da Pisapia, il giorno dell’inaugurazione. Purtroppo però il sogno sembra essere già finito, appena due anni dopo il suo inizio: dallo scorso 2 settembre le porte della casa-museo Alda Merini di via Magolfa sono state chiuse a causa della crisi economica e degli inevitabili tagli al personale. Era il Comune che riusciva a garantire l’apertura per tre ore al giorno, cinque giorni alla settimana, di quegli spazi, il lavoro straordinario di personale distaccato dalle biblioteche era indispensabile, ma ora gli straordinari sono stati tagliati, tutte le forze concentrate, anche se è sempre possibile visitare su prenotazione la casa.
I fondi erano troppi pochi per l’esiguo numero di visitatori che il museo aveva, ovvero una media di quattro alla settimana.

L’IMPEGNO AFFINCHE’ RIAPRA - Fortunatamente però sono già partiti gli appelli al ministro dei Beni culturali dalla senatrice Pd Anna Finocchiaro e dal presidente democratico della commissione Cultura a Palazzo Madama, Andrea Marcucci e non è mancato anche l’interessamento dello stesso Massimo Bray.
Tutti si stanno muovendo in direzione di una riapertura e l’attuale assessore alla Cultura Filippo Del Corno assicura: “Stiamo già scrivendo, insieme alla Zona, un bando che uscirà entro l’anno: l’obiettivo è quello di assegnare gli spazi a una associazione o a una rete di associazioni che tengano viva la memoria di Merini aprendo il museo e svolgendo, nelle altre stanze, attività culturali, corsi e seminari”.

Speriamo che riapra presto e che soprattutto, attiri quanti più visitatori possibili. Quelli che merita una donna che ci ha regalato versi stupendi ispirati da una profonda sofferenza.  


(Fonte: Italia24Ore)
reade more... Résuméabuiyad

AUTOMOBILE, UN MEZZO DI TRASPORTO SENZA FUTURO?

I GIOVANI LA PREFERISCONO SEMPRE MENO. EPPURE PER DECENNI E’ STATO SIMBOLO DI INDIPENDENZA, UNA SOSPIRATA AMBIZIONE

Sarà per la crisi, sarà per il caos che sempre più funesta i centri urbani, sarà per il naturale cambiamento delle consuetudini sociali, fatto sta che ai giovani usare l’auto piace sempre meno. La tendenza degli ultimi anni è impressionante, al punto che qualcuno mette anche in dubbio il futuro di questo mezzo di trasporto simbolo per decenni dell’indipendenza acquisita con l'età adulta. In alcune grandi capitali come Berlino e New York il fenomeno è già vistoso. Si preferisce utilizzare il sistema del “car-sharing”, ossia condividere l’auto tra più persone. Il quale inizia a piacere sempre più anche agli over 40, single o sposati che siano.

IL FENOMENO TRA GLI AMERICANI E I TEDESCHI - I produttori di auto americani sono preoccupati perché i millennial – i giovani nati tra la fine degli anni ottanta e i primi anni duemila – non sembrano essere interessati a possedere una macchina. Molti analisti hanno notato come i ragazzi si preoccupino più di comprare l’ultimo smartphone o l’edizione di un videogioco, che ottenere la patente. Così, per stare al passo coi tempi, le case automobilistiche inseriscono nelle auto elementi sempre più tecnologici (display, tablet,accessi USB per smartphone).
Un altro fattore che preoccupa i produttori di auto è il fatto che le nuove generazioni hanno più probabilità, rispetto alle generazioni passate, di vivere in una comunità urbana. Ciò significa dover considerare anche la concorrenza dell’utilizzo dei mezzi pubblici e di sistemi di condivisione dell’auto.
L’auto usata fuori dalla zone urbane significa libertà di spostamento, mentre in città significa stress, traffico e fatica per la ricerca di un parcheggio. Quindi, in un centro urbano anche medio-piccolo, scegliere di spostarsi a piedi, in bici o con la metropolitana diventa più economico e salutare che spostarsi in auto.
A New York il car-sharing riguarda il 56 per cento delle persone. A Berlino il 46% delle persone preferiscono non utilizzare l’auto. Sta salendo anche l’età media degli acquirenti di veicoli nuovi: si è passati dai 46 anni del ’95 ai 52 anni del 2013.


(Fonte: Tuttogreen)
reade more... Résuméabuiyad

AMNESTY DENUNCIA: STRAGE DI CIVILI IN PAKISTAN PER OPERA DEGLI USA

L’UTILIZZO DELLA TECNOLOGIA MEDIANTE I DRONI NON GARANTISCE L’INFALLIBILITA’ DELLE OPERAZIONI MILITARI. DAL 2008 SONO STATI UCCISI CIRCA 300 INNOCENTI

Il titolo è già tutto un programma: “Will I be next? US drone strikes in Pakistan”. Tradotto: “Sarò io il prossimo? Gli attacchi con i droni USA in Pakistan”. E’ il rapporto preparato nei mesi scorsi da Amnesty International e presentato a Londra, in cui si dà conto della lunga serie di omicidi condotti dalle forze Usa con i droni nelle aree tribali nel nord-ovest del Pakistan. L’accusa è grave: assassini di civili, terrore, mancanza di trasparenza, addirittura crimini contro l’umanità.

I NUMERI DELLA STRAGE - La realtà descritta da Amnesty è molto diversa dalla verità ufficiale Usa. Il gruppo per la difesa dei diritti umani ha preso in esame tutti i 45 attacchi che hanno colpito il Waziristan del Nord tra il gennaio 2012 e l’agosto 2013. Secondo Amnesty, i droni avrebbero ucciso, in due soltanto di questi attacchi nel gennaio 2012, almeno 19 civili. Nel luglio 2012, 18 persone, tra cui un ragazzo di 14 anni, sono state assassinate in un villaggio ai confini dell’Afghanistan mentre stavano cenando, al termine di una giornata di lavoro. Nell’ottobre 2012 Mamana Bibi, una donna di 68 anni, è stata uccisa da un missile Hellfire mentre raccoglieva dei vegetali nel campo di famiglia circondata da alcuni tra i suoi nipoti. Nessuna delle vittime poteva in alcun modo essere collegata ai militanti islamici.
Il villaggio più colpito dalle operazioni militari della Cia pare essere, secondo Amnesty, Miram Shah, nel nord-ovest del Paese, un agglomerato di case attaccato per ben 13 volte dai droni a partire dal 2008, con altri 25 attacchi lanciati nelle zone circostanti. Miram Shah è l’area urbana più devastata dalla guerra al mondo, dove i residenti vivono nel terrore e nella privazione di ogni tipo di legge e giustizia. Amnesty racconta come gli abitanti dell’area siano costretti a vivere tra due fuochi: da un lato “l’angelo della morte”, e cioè i missili lanciati dal cielo dagli americani, dall’altro la violenza di cui i civili sono continuamente oggetto da parte di talebani e militanti di Al Qaeda, che uccidono chiunque sia sospettato di essere “una spia americana”. Frequente è per esempio il caso di uomini e donne trovati massacrati ai lati delle strade, con addosso cartelli in cui si dice che “chiunque diventi un collaboratore degli americani farà la stessa fine”.
Esiste una base militare americana a circa dieci chilometri da Miram Shah, sede di una nutrita flotta di elicotteri da combattimento Cobra, ma a parte qualche sporadico tafferuglio con gli islamici, i soldati USA restano confinati all’interno della base. Il villaggio è completamente controllato da talebani e militanti radicali, che girano indisturbati per le strade imbracciando fucili AK-47, sovrintendendo a qualsiasi attività soprattutto nel locale bazaar e arrivando persino a dirigere il traffico nel centro del villaggio. L’unica sfida al potere dei militanti islamici su Miram Shah viene dagli attacchi dal cielo, con gli agenti della Cia che negli ultimi mesi hanno preso di mira una panetteria, una ex-scuola per le ragazze, una fabbrica di fiammiferi e un ufficio per l’invio di denaro.

NESSUNA GIUSTIZIA, NE’ CURE - Il terrore per le violenze e gli assassini è accompagnato dalla mancanza di qualsiasi forma di giustizia. Nessun agente Usa è mai stato accusato delle morti civili, proprio per “la segretezza che circonda la licenza di uccidere che si sono attribuite le autorità americane”. Ma le vittime della violenza non possono neppure contare sul sostegno delle autorità del loro Paese, che nonostante le denunce della strategia di attacchi con i droni non hanno mai davvero messo in discussione i rapporti con l’amministrazione Usa. Tra gli altri effetti degli attacchi, secondo Amnesty, ci sono la mancanza di cure mediche adeguate, il crollo delle attività agricole che esistevano nella zona, l’esodo forzato per migliaia di persone che hanno dovuto lasciare le loro case per le violenze.

PER GLI USA INVECE E’ TUTTO OK- Barack Obama ha chiesto di interrompere gli attacchi e dare immediato seguito alle promesse del discorso del maggio 2013, quando parlò di una maggiore trasparenza sugli attacchi. “Quelle promesse devono ancora diventare realtà e gli Stati Uniti si rifiutano di divulgare persino le più elementari informazioni”, conclude Amnesty.


reade more... Résuméabuiyad

ALESSANDRO NESTA SI RITIRA: IL MINISTRO DELLA DIFESA DI LAZIO E MILAN

DOPO UNA LUNGA MILITANZA NELLA LAZIO E NEL MILAN, HA GIOCATO PER UN ANNO NEI CANADESI DEL MONTREAL IMPACT. TANTISSIMI I TROFEI VINTI DAL FORTE DIFENSORE

Il calcio giocato dice addio a un grande difensore italiano: Alessandro Nesta, che ha concluso la sua gloriosa carriera, nonostante i tanti infortuni, nei canadesi del Montreal impact. Cresciuto nella Lazio, dove ha giocato per anni, è poi passato al Milan dove ha vinto molti trofei. Ha vinto anche il Mondiale 2006, pur giocando solo le tre gare dei gironi.

SCOPERTO DALLA ROMA MA LANCIATO DALLA LAZIO - Alessandro Nesta è stato scoperto per primo da Francesco Rocca, scout per la Roma, ma suo padre, tifoso laziale, rifiutò l'offerta.
Ha iniziato la carriera nelle giovanili della Lazio nel 1985 giocando in vari ruoli, compreso attaccante e centrocampista prima di collocarsi nel suo ruolo di difensore. Nel 1993 è stato inserito in prima squadra e l'allenatore Dino Zoff lo ha fatto esordire in Serie A il 13 marzo 1994 in Udinese-Lazio (2-2), partita nella quale è subentrato a Pierluigi Casiraghi al 78º minuto di gioco.
Nella stagione 1997-1998 la Lazio ha vinto la Coppa Italia battendo in finale il Milan ed è stato proprio Nesta a segnare la rete decisiva. Nel maggio 1998 ha dovuto invece arrendersi all'Inter in finale di Coppa UEFA.
L'anno successivo è stato costretto a star fuori quasi metà stagione a causa dell'infortunio ai legamenti subito durante i Mondiali 1998. È tornato in campo a dicembre e, da neo capitano, ha guidato la Lazio alla rincorsa allo scudetto, che però è sfuggito per un solo punto all'ultima giornata.
Il capitano ha alzato comunque al cielo i primi due trofei a livello internazionale della sua squadra: la Coppa delle Coppe 1998-1999, vinta contro il Maiorca, e, in agosto, la Supercoppa europea contro i campioni d'Europa in carica del Manchester United. La soddisfazione maggiore, però è arrivata l'anno successivo, quando la
Lazio ha vinto sia il campionato che la Coppa Italia, il cosiddetto double del 1999-2000. Il 2000 è cominciato nel migliore dei modi con la vittoria della seconda Supercoppa italiana ai danni dell'Inter, ma in seguito ci sono stati problemi finanziari per la Lazio e l'allora presidente Sergio Cragnotti, nell'estate del 2002, è stato costretto a vendere Nesta al Milan. Nesta ha lasciato la società capitolina con uno stipendio arretrato di 2 milioni di euro, che poi per la metà è stato convertito in azioni del club biancoceleste.
Con la Lazio ha vinto uno scudetto, due Supercoppe Italia, due Coppe Italia.

NEL MILAN - Nella prima stagione al Milan ha vinto la Champions League 2002-2003 in finale contro la Juventus a Manchester, realizzando uno dei tre gol ai rigori, e la Coppa Italia 2002-2003 contro la Roma. Nella stagione successiva si è aggiudicato con i rossoneri la Supercoppa europea contro il Porto e lo scudetto. Ha anche realizzato un gol contro la Roma all'Olimpico nei quarti di finale di Coppa Italia 2003-2004 (2-1 per il Milan il risultato finale). Nella stagione 2004-2005 ha vinto la Supercoppa italiana contro la sua ex-squadra, la Lazio ma il 25 maggio ha perso la finale di Champions League ai rigori contro il Liverpool a Istanbul.
Dopo aver saltato buona parte della stagione 2006-2007 per un infortunio a una spalla e la lunga riabilitazione svolta a Miami, Nesta è ritornato a giocare nella fase conclusiva e cruciale della stagione, dove ha dato il suo contributo per la conquista del quarto posto e ha disputato e vinto la finale della Champions League 2006-2007 ad Atene ancora contro il Liverpool. Pochi giorni prima della finale Nesta ha prolungato il suo contratto con il Milan fino al 30 giugno 2011.
Il 31 agosto 2007 ha conquistato la Supercoppa europea battendo il Siviglia 3-1. Decisiva la sua prestazione, soprattutto nel primo tempo, quando, con il Milan sotto 1-0, al 25' Nesta ha salvato a pochi metri dalla linea di porta un'azione di contropiede di Kanouté finalizzata da Renato, già autore del primo gol. Il 16 dicembre 2007 ha vinto la Coppa del mondo per club, segnando anche il gol del momentaneo 2-1 per i rossoneri in finale contro il Boca Juniors. Si è trattato del sesto gol del difensore con la maglia del Milan, tre dei quali segnati in campionato (contro Como, Chievo e Siena), due in Coppa Italia (contro Perugia e Roma) e appunto quello nella finale contro gli argentini.

L’INFORTUNIO DEL 2008 - La stagione successiva non è cominciata nel migliore dei modi: un infortunio alla schiena ha impedito a Nesta di svolgere la regolare preparazione precampionato con i compagni e anche di essere a disposizione di Ancelotti per l'inizio della stagione 2008-2009.
Nel novembre 2008, dato il perdurare del problema fisico, Nesta ha deciso di ritornare a farsi curare nuovamente a Miami, dove già due anni prima era stato seguito per l'infortunio alla spalla, con l'obiettivo di evitare un intervento chirurgico.
L'unica partita ufficiale disputata nella stagione 2008-2009 è stata il 31 maggio 2009 nell'ultima giornata di campionato contro la Fiorentina, quando ha sostituito Favalli al 76º minuto di gioco, tornando così in campo in gare ufficiali dopo oltre un anno di stop.

GLI ULTIMI ANNI AL MILAN E L’APPRODO IN CANADA - Nella stagione 2009-2010 il nuovo tecnico Leonardo lo ha utilizzato subito come titolare e Nesta ha ripagato la fiducia con ottime prestazioni, che hanno fatto crescere la voce, prontamente smentita dall'interessato, di un suo ritorno in Nazionale. Il 25 ottobre 2009 ha segnato la sua prima doppietta in carriera nella partita di Serie A contro il Chievo, grazie alla quale i rossoneri hanno ribaltato il risultato da 1-0 a 1-2.
Nel marzo 2010, poco dopo l'inizio del girone di ritorno, Nesta si è infortunato al tendine popliteo del ginocchio destro, è stato operato ed è potuto tornare in campo solo nell'ultima giornata di campionato, quando è subentrato a Favalli nel corso del secondo tempo della gara contro la Juventus.
Nella stagione 2010-2011 è tornato stabilmente titolare come centrale difensivo del Milan e il 7 maggio 2011 ha vinto il suo secondo scudetto con i rossoneri a due giornate dal termine del campionato grazie allo 0-0 contro la Roma. Sempre in quella partita Nesta ha raggiunto la quota di 400 presenze in Serie A.[31] Il 18 maggio 2011 ha rinnovato il contratto con il Milan, in scadenza a fine stagione, fino al 30 giugno 2012.
Il 6 agosto 2011 ha vinto la Supercoppa italiana battendo l'Inter a Pechino per 2-1.
Il 10 maggio 2012, durante una conferenza stampa, ha annunciato l'addio al Milan al termine della stagione. In totale Nesta nei 10 anni trascorsi in rossonero ha disputato 325 partite e segnato 10 gol e con il Milan ha vinto due scudetti, una Coppa Italia, due Supercoppe italiane, due Champions League, due Supercoppe europee e una Coppa del mondo per club.
Il 5 luglio 2012 è stato ufficializzato il suo passaggio al Montréal Impact, squadra canadese militante nella Major League Soccer, nella quale già giocavano i connazionali Bernardo Corradi, Marco Di Vaio e Matteo Ferrari.

LA GRANDE COPPIA CON CANNAVARO IN NAZIONALE - Nesta con la Nazionale Under-21 ha vinto l'Europeo Under-21 1996, tenutosi in Spagna.
Ha esordito in Nazionale il 5 ottobre 1996, a 20 anni, in Moldavia-Italia (1-3), partita di qualificazione ai Mondiali 1998. Nesta è diventato subito un pilastro della selezione azzurra, formando per quasi un decennio una linea centrale invidiabile con il compagno di reparto Fabio Cannavaro. Ha disputato 78 partite con gli azzurri, partecipando agli Europei 1996 (senza scendere in campo), ai Mondiali 1998, agli Europei 2000, dove è diventato vicecampione d'Europa, ai Mondiali 2002 e gli Europei 2004. È infine diventato campione del mondo nei Mondiali 2006, in cui giocò le prime tre partite della fase a gironi (le prime due per tutti i 90 minuti), ma le tre esperienze ai campionati del mondo sono state sfortunate in quanto 3 diversi infortuni lo hanno sempre costretto a saltare le gare della fase a eliminazione diretta.
La sua ultima presenza in Nazionale è stata l'11 ottobre 2006 a Tbilisi, nella partita Georgia-Italia (1-3), valida per le qualificazioni all'Europeo 2008.

Le sue doti tecniche gli sono vale il nomignolo di “Ministro della difesa” dai tifosi della Lazio. Mentre il telecronista del Milan, Marco Pellegati, lo chiamava “Tempesta perfetta”.


(Fonte: Wikipedia)
reade more... Résuméabuiyad